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montefalcone antonio
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venerdì 10 maggio 2024
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la ripartenza discreta di una saga ormai longeva
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La pellicola, sequel di “The War - Il pianeta delle scimmie” (2017), è il decimo film del franchise de “Il pianeta delle scimmie”, tratto dall'omonimo romanzo di fantascienza del 1963 di Pierre Boulle, nonché quarto capitolo della serie reboot.
Al posto di Reeves, dietro la macchina da presa c’è questa volta Wes Ball (la trilogia di “Maze Runner”), e la sceneggiatura è firmata da Josh Friedman, Rick Jaffa, Amanda Silver.
Sulla scia della precedente trilogia, anche questo nuovo (fluviale) capitolo mette al centro l’evoluzione delle Scimmie a discapito degli umani, e mai come in questa avventura l’uomo è stato così marginale, almeno nella prima parte, ma sempre fondamentale nell’economia delle nuove vicende.
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La pellicola, sequel di “The War - Il pianeta delle scimmie” (2017), è il decimo film del franchise de “Il pianeta delle scimmie”, tratto dall'omonimo romanzo di fantascienza del 1963 di Pierre Boulle, nonché quarto capitolo della serie reboot.
Al posto di Reeves, dietro la macchina da presa c’è questa volta Wes Ball (la trilogia di “Maze Runner”), e la sceneggiatura è firmata da Josh Friedman, Rick Jaffa, Amanda Silver.
Sulla scia della precedente trilogia, anche questo nuovo (fluviale) capitolo mette al centro l’evoluzione delle Scimmie a discapito degli umani, e mai come in questa avventura l’uomo è stato così marginale, almeno nella prima parte, ma sempre fondamentale nell’economia delle nuove vicende.
Tecnicamente ineccepibile (vedi il comparto degli effetti speciali visivi, ma anche fotografia, scenografia e trucco), il film è spettacolare ed apprezzabile in quanto a messinscena, intrattenimento e bellezza delle immagini; un po’ meno convincente è però sul piano narrativo, dove risulta poco approfondito e piuttosto debole.
Ambientato tre secoli dopo gli ultimi eventi, la pellicola segue l’eredità di Cesare (la prima Scimmia a predicare l’unione tra uomini e primati, e a lottare contro la violenza); genera nuove situazioni, personaggi, conflitti (anche politici); ma lascia intatto il messaggio/monito riflessivo delle opere precedenti, ancora molto attuale (vedi nel mondo le tensioni tra gli Stati e le guerre territoriali che non diminuiscono ma si incrementano sempre di più come in un circolo vizioso difficile da spezzare).
L’ambientazione scenografica in sé è molto affascinante e totalmente naturale, e la vita sembra svolgersi come in un’era primitiva e selvaggia seppur in un mondo sci-fi post-apocalittico ormai consolidato; un futuro quindi possibile e realistico, dalle atmosfere cupe e decadenti che sceglie di collegarsi in quel lasso temporale tra la trilogia conclusa di recente e i classici degli anni ’70.
Al di là comunque della qualità visiva del film che resta elevata e curata, l’opera nel complesso non sembra incisiva, anzi, piuttosto spenta; colpa di una sceneggiatura convenzionale, generica, piena di cose già viste e assodate, che fatica a coinvolgere emotivamente lo spettatore e che banalizza anche i momenti più drammaticamente significativi o potenzialmente ricchi di pathos. Manca forse di un approccio originale e distintivo. Tutto si mantiene sul fedele rispetto dei dettami essenziali di un blockbuster di sicuro impatto; godibile certamente, ma anonimo e privo di soluzioni accattivanti; che resta sospeso tra la felice vena immaginifica (i resti della specie umana, le organizzazioni sociali delle Scimmie, etc.) e la matrice action/avventurosa più comune.
Si rende tuttavia interessante sul piano concettuale, soprattutto nella riflessione sulla paura della sostituzione etnica, dall’ingresso in scena degli umani sopravvissuti; oltre che nel confronto/scontro tra costoro e i primati. E su come le Scimmie si rendano sempre più simili negli atteggiamenti agli umani. Caratteristiche queste che rimandano sia alla natura distruttiva del Potere, sia alla volontà di convergenza salvifica o divergenza annientatrice da parte dell’Uomo o della Scimmia dal ciclo vitale della Natura.
Riflessioni stimolanti che purtroppo restano in superficie, alla pari di alcuni passaggi fondamentali della trama, che inficiano in parte una pellicola di discreta fattura. Un film di ripartenza che comunque rimane in sé piacevole, efficace dal punto di vista visivo e di intrattenimento assicurato. E che lascia allo spettatore perlomeno la curiosità di vedere gli sviluppi successivi di una storia che si colloca tra la fine dell’umanità e la crescita del regno delle Scimmie. Voto (in decimi): 6.75 / 7
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imperior max
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lunedì 20 maggio 2024
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un passo in avanti, ma molto tentennante e poco deciso.
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IL REGNO DEL PIANETA DELLE SCIMMIE di Wes Ball, seguito della trilogia prequel reboot conclusa alla grande con Matt Reeves.
Molte generazioni dopo la morte di Cesare il mondo è dominato da numerosi clan di scimmie evolute e gli esseri umani sono ridotti a piccoli branchi devoluti nascosti qua e là. Il nostro Noa vive felice con la famiglia e i suoi amici. Una notte, dopo alcune circostanze sfavorevoli, il suo clan viene invaso e incendiato da dei fanatici guerrieri al servizio del re Proximus che rapiscono scimmie e umani in nome di Cesare. Sopravvissuto, Noa dovrà salvare la sua famiglia e scoprirà alcuni segreti riguardanti il passato degli umani e degli scimpanzè.
Di per sé non mi è dispiaciuto, l’ambientazione è curata, così come gli effetti speciali e con chiare scene d’azione.
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IL REGNO DEL PIANETA DELLE SCIMMIE di Wes Ball, seguito della trilogia prequel reboot conclusa alla grande con Matt Reeves.
Molte generazioni dopo la morte di Cesare il mondo è dominato da numerosi clan di scimmie evolute e gli esseri umani sono ridotti a piccoli branchi devoluti nascosti qua e là. Il nostro Noa vive felice con la famiglia e i suoi amici. Una notte, dopo alcune circostanze sfavorevoli, il suo clan viene invaso e incendiato da dei fanatici guerrieri al servizio del re Proximus che rapiscono scimmie e umani in nome di Cesare. Sopravvissuto, Noa dovrà salvare la sua famiglia e scoprirà alcuni segreti riguardanti il passato degli umani e degli scimpanzè.
Di per sé non mi è dispiaciuto, l’ambientazione è curata, così come gli effetti speciali e con chiare scene d’azione. Tecnicamente Ball fa’ il suo e ci aggiunge un po’ di ironia ad alleggerire. I personaggi hanno una loro caratterizzazione e la ragazzina umana ha un suo percorso particolare. Si affrontano tematiche anche interessanti come il travisamento di un credo, l’ambiguità nelle scelte prese e il cattivo ha un suo obiettivo comprensibile e neanche tanto banale visto l’alto comprendonio delle scimmie per avvantaggiarsi contro gli umani ormai regrediti.
Mi dispiace però che il film ha diversi difetti. Innanzitutto dura troppo anche a causa di un’introduzione che occupa quasi metà del film mentre l’altra è più movimentata, ma niente di più rilevante, i personaggi sono sfruttati meno del dovuto sia in cose da dire che in minutaggio e il re Proximus senza il suo obiettivo è più piatto del suo comandante gorilla che è molto più temibile. Il worldbuilding stride non poco visto il suo volersi collegare al film precedente dando l’impressione che poco sia cambiato, specie nel modo di parlare delle scimmie e il progresso tecnologico. Inoltre c’è una bella forzatura nell’andare avanti e alcune azioni della ragazzina, seppur contestualizzata, non tornano più di tanto. Il finale è bello aperto, ma lascia un po’ di cose non tanto spiegate.
Ovvio, non è brutto, è decisamente inferiore all’Alba del pianeta delle scimmie, ma è doveroso fare nel seguito un deciso passo in avanti visto che qui si è tentennato a farne a malapena uno.
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paolp78
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sabato 15 febbraio 2025
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buon episodio di una lunga saga
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Quella de “Il pianeta delle scimmie” è una delle saghe più longeve e di maggior successo della storia del cinema; iniziata nel 1968 e ispirata al romanzo dello scrittore francese Pierre Boulle del 1963, la saga conta con quest’ultima pellicola ben dieci capitoli e tutto lascia pensare che non si fermerà qui.
Questo decimo film è diretto dall’americano Wes Ball, che non aveva diretto alcun altro episodio in precedenza, e che però se la cava decisamente bene, dimostrando soprattutto una apprezzabile capacità di calarsi nello spirito della storia e di coglierne il significato e gli elementi caratterizzanti.
Il film racconta una storia che si chiude in sé stessa (nonostante i riferimenti a possibili sviluppi, contenuti solo nella scena finale), sicché è possibile godere della pellicola senza necessariamente individuare collegamenti col resto della saga; anche i personaggi sono del tutto nuovi e pensati proprio per questo episodio.
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Quella de “Il pianeta delle scimmie” è una delle saghe più longeve e di maggior successo della storia del cinema; iniziata nel 1968 e ispirata al romanzo dello scrittore francese Pierre Boulle del 1963, la saga conta con quest’ultima pellicola ben dieci capitoli e tutto lascia pensare che non si fermerà qui.
Questo decimo film è diretto dall’americano Wes Ball, che non aveva diretto alcun altro episodio in precedenza, e che però se la cava decisamente bene, dimostrando soprattutto una apprezzabile capacità di calarsi nello spirito della storia e di coglierne il significato e gli elementi caratterizzanti.
Il film racconta una storia che si chiude in sé stessa (nonostante i riferimenti a possibili sviluppi, contenuti solo nella scena finale), sicché è possibile godere della pellicola senza necessariamente individuare collegamenti col resto della saga; anche i personaggi sono del tutto nuovi e pensati proprio per questo episodio.
Gli unici due attori riconoscibili sono William H. Macy, che ha una parte di scarso rilievo, e la giovane attrice britannica Freya Allan. Il resto del cast interpreta le scimmie attraverso il ricorso alle tecniche più moderne del motion capture e dei così detti VFX (visual effects): la parte del protagonista è affidata al giovane Owen Teague, mentre quella del principale antagonista al canadese Kevin Durand.
Uno degli elementi di forza della pellicola è senz’altro l’ambientazione in un pianeta terra post apocalittico con i resti della civiltà umana ormai quasi decomposti e sopraffatti dalla vegetazione naturale: straordinaria la riproduzione di questi scenari visionari, ricostruiti sullo schermo grazie a scenografie suggestive ed un sapiente uso degli effetti speciali. Questi ultimi marcano una differenza netta rispetto ai primi film degli anni sessanta e settanta che scontano inevitabilmente l’assenza di mezzi tecnici adeguati (i costumi adoperati dagli attori che interpretavano le scimmie, oggi risultano improponibili).
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