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luciano sibio
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venerdì 21 febbraio 2025
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film puramente celebrativo
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Film decisamente mediocre. Un film puramente celebrativo con recitazioni ai limiti del risibile e credo francamente non per incapacità degli attori ma del regista stesso che ne è anche sceneggiatore. E francamente con tutto il rispetto per Placido come attore e regista (v. Romanzo Criminale) ma non può scivere di Pirandello su via. Per scrivere di Pirandello bisogna avere delle conoscenze letterarie e filosofiche pregresse che Placido evidentemente non ha. Il film pertanto si risolve in storiella di vita vissuta il cui massimo approfondimemto non riece ad andare oltre una stucchevole storia d'amore tra un anziano scrittore di novelle teatrali e la sua giovane e massima interprete sul palcoscenico.
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Film decisamente mediocre. Un film puramente celebrativo con recitazioni ai limiti del risibile e credo francamente non per incapacità degli attori ma del regista stesso che ne è anche sceneggiatore. E francamente con tutto il rispetto per Placido come attore e regista (v. Romanzo Criminale) ma non può scivere di Pirandello su via. Per scrivere di Pirandello bisogna avere delle conoscenze letterarie e filosofiche pregresse che Placido evidentemente non ha. Il film pertanto si risolve in storiella di vita vissuta il cui massimo approfondimemto non riece ad andare oltre una stucchevole storia d'amore tra un anziano scrittore di novelle teatrali e la sua giovane e massima interprete sul palcoscenico. Ma nulla, proprio nulla emerge sui veri turbamenti personali di Pirandello che invece andavanro colti con riguardo alle sue idee come più volte trasposto da lui stesso nelle sue opere letterarie e teatrali.
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[+] antonietta portulano
(di nuvolesparse)
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cardclau
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martedì 12 novembre 2024
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l''umorimo, l''ironia, la consapevolezza?
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Nel film Eterno visionario, il regista Michele Placido, ci comunica la sua visione di Luigi Pirandello, di quello che lui pensa sia “il Luigi Pirandello intimo”. Un Luigi Pirandello triste e amaro, sopraffatto e incattivito, sempre anche lui stesso sul sottile confine tra pazzia e normalità, incapace di affetti reali non solo nell’ambito familiare, ma anche nel teatro (l’allestimento mostrato in Sei Personaggi in cerca di Autore tenta di mostrare l'incomprensibilità al tempo, ma sembra la vetrina solo di elementi che definirei morbosi, malsani, ossessivi), nella sua professione di scrittore e di narratore di racconti. Nella sua relazione con Marta Abba non emerge il confronto tra due splendidi artisti, ma la sua dipendenza da una dea, e il suo rancore per una vecchiaia estremamente sgradita e irrisolta che non gli permette di avere il controllo nella relazione sessuale con un’attrice che nel film sembra dotata solo di una bellezza sfolgorante, estremamente seduttiva, ma non di altri talenti.
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Nel film Eterno visionario, il regista Michele Placido, ci comunica la sua visione di Luigi Pirandello, di quello che lui pensa sia “il Luigi Pirandello intimo”. Un Luigi Pirandello triste e amaro, sopraffatto e incattivito, sempre anche lui stesso sul sottile confine tra pazzia e normalità, incapace di affetti reali non solo nell’ambito familiare, ma anche nel teatro (l’allestimento mostrato in Sei Personaggi in cerca di Autore tenta di mostrare l'incomprensibilità al tempo, ma sembra la vetrina solo di elementi che definirei morbosi, malsani, ossessivi), nella sua professione di scrittore e di narratore di racconti. Nella sua relazione con Marta Abba non emerge il confronto tra due splendidi artisti, ma la sua dipendenza da una dea, e il suo rancore per una vecchiaia estremamente sgradita e irrisolta che non gli permette di avere il controllo nella relazione sessuale con un’attrice che nel film sembra dotata solo di una bellezza sfolgorante, estremamente seduttiva, ma non di altri talenti. Quello che manca nel film su Pirandello, di fronte alle difficoltà della sua vita, della vita in generale, è la sua capacità di non farsi travolgere; è il suo umorismo, la sua ironia, la sua vitalità creativa, la sua profonda (non rancorosa) consapevolezza della fragilità umana, che sono sempre presenti per contrapporle alle componenti negative, mortifere. Forse Michele Placido dovrebbe rileggere Ciàula scopre la Luna.
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nino pellino
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domenica 17 novembre 2024
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uno straordinario michele placido alla regia
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Nell'ambito della stagione cinematografica 2024/2025 considero in assoluto "Eterno visionario" come uno dei migliori film che ho avuto la fortuna di poter andare a vedere al Cinema. Innanzitutto ho avvertito, sin dalle prime battute, una particolare ispirazione del regista Michele Pacido nel dirigere questa pellicola, scaturita senza dubbio dalla sua forte predilezione e passione nei riguardi dell'arte e la vita del grande Luigi Pirandello. Oltre naturalmente ad una regia solida e ineccepibile, ho avuto modo di entusiasmarmi di un livello interpretativo di grandissimo spessore. Fabrizio Bentivoglio è semplicemente magnifico nel ruolo di Luigi Pirandello, riuscendo in maniera egregia a trasmettere allo spettatore gli aspetti più controversi, intimi e dunque artisticamente geniali dell'indimenticabile drammaturgo e poeta italiano.
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Nell'ambito della stagione cinematografica 2024/2025 considero in assoluto "Eterno visionario" come uno dei migliori film che ho avuto la fortuna di poter andare a vedere al Cinema. Innanzitutto ho avvertito, sin dalle prime battute, una particolare ispirazione del regista Michele Pacido nel dirigere questa pellicola, scaturita senza dubbio dalla sua forte predilezione e passione nei riguardi dell'arte e la vita del grande Luigi Pirandello. Oltre naturalmente ad una regia solida e ineccepibile, ho avuto modo di entusiasmarmi di un livello interpretativo di grandissimo spessore. Fabrizio Bentivoglio è semplicemente magnifico nel ruolo di Luigi Pirandello, riuscendo in maniera egregia a trasmettere allo spettatore gli aspetti più controversi, intimi e dunque artisticamente geniali dell'indimenticabile drammaturgo e poeta italiano. Il suo viaggio in treno per ricevere il prestigioso Nobel della Letteratura nel 1934 nella città di Stoccolma è un'occasione per rivivere nella sua memoria gli avvenimenti più influenti e rilevanti, dal dramma familiare della pazzia della moglie che lo ha artisticamente ispirato alla composizione di alcune sue opere, tra cui "Sei personaggi in cerca d'autore", purtroppo non capita inizialmente dal pubblico, alla conoscenza con la giovane Marta Abba che diventerà sua musa ispiratrice, fino alle ultime opere tra cui "Il fu Mattia Pascal". Menzione a parte per la delusione del mancato accordo contrattuale con il famoso regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau per la prospettiva di dirigere insieme un film in cui la protagonista sarebbe stata proprio Marta Abba. Un livello recitativo dicevo di altissimo livello, non solo da parte di Fabrizio Bentivoglio, ma soprattutto della nota attrice Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo della moglie e della stessa Federica Vincenti nel ruolo di Marta. Un film che non scade mai nell'estremo senso del drammatico come conseguenza delle vicissitudini personali del protagonista, ma anzi appassiona lo spettatore nel seguire le vicende artistiche del grande maestro, soprattutto nei momenti del film dedicati alla trasposizione teatrale di alcune opere, specchio del proprio pensiero artistico ed umano. Lo stesso Michele Placido compare come cameo in qualche scena del film. Infine una mia personalissima considerazione: la scena del film in cui Fabrizio Bentivoglio, chiuso in una camera d'albergo con la giovane Marta, si guarda in primo piano davanti allo specchio e pronuncia parole di sconforto sulla sua età avanzata, potrebbe valere da sola l'intero prezzo del biglietto. Fantastico. Assolutamente fantastico.
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tommy86
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martedì 26 novembre 2024
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eterno placido
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Nel vagone letto del treno diretto a Stoccolma per ritirare il Premio Nobel, Pirandello ripercorre alcuni snodi fondamentali della sua vita. In particolare il rapporto tormentato con la moglie, che a causa della pazzia sarà internata in una clinica e l’amore impossibile con Marta Abba, primattrice della sua compagnia teatrale (Teatro d’arte di Roma) negli anni venti. Questi due legami avranno effetti profondi nella personalità, nel rapporto con i figli e nelle rivoluzionarie opere dello scrittore siciliano. Vicino agli 80 anni, con 50 anni di carriera Placido ci racconta un Pirandello che pare essere il suo specchio, con la sofferenza, le paure, gli imbarazzi per il tempo che passa e l’amore infinito per la ricerca della verità attraverso l’arte, spesso anche a spese degli affetti più vicini.
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Nel vagone letto del treno diretto a Stoccolma per ritirare il Premio Nobel, Pirandello ripercorre alcuni snodi fondamentali della sua vita. In particolare il rapporto tormentato con la moglie, che a causa della pazzia sarà internata in una clinica e l’amore impossibile con Marta Abba, primattrice della sua compagnia teatrale (Teatro d’arte di Roma) negli anni venti. Questi due legami avranno effetti profondi nella personalità, nel rapporto con i figli e nelle rivoluzionarie opere dello scrittore siciliano. Vicino agli 80 anni, con 50 anni di carriera Placido ci racconta un Pirandello che pare essere il suo specchio, con la sofferenza, le paure, gli imbarazzi per il tempo che passa e l’amore infinito per la ricerca della verità attraverso l’arte, spesso anche a spese degli affetti più vicini. Viene fuori la voglia fino all’ultimo dell’artista di lasciare un segno, di sentirsi vivo attraverso la propria opera. Si cita il fu Mattia Pascal, si sente il fischio del treno e prendono forma i sei personaggi, ma è soprattutto il lato più intimo ad essere mostrato con una sincera passione. Stranamente nessuno parla in siciliano, ma Bentivoglio è un credibile Pirandello (anche per merito del trucco), mentre la Bruni Tedeschi esprime il disagio della follia senza pudori. Placido si ritaglia il ruolo dell’agente letterario Saul Colin. Non convincono invece alcune scelte stilistiche e di montaggio che cercano di dare un tocco di modernità con luci stordenti e allucinatorie (in particolare nel concepimento dei “Sei personaggi in cerca di autore”), di cui però non se ne sente alcun bisogno.
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luciana razete
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domenica 10 novembre 2024
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un film garbato
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Ben costruito , con buone interpretazioni sulle quali si staglia quella veramente superlativa di Valeria Bruni Tedeschi che rende il dramma della follia di Antonietta Portulano con una straordinaria potenza espressiva , tema con il quale l 'attrice si era già confrontata , con una prova pure memorabile ne “ la pazza gioia “ . Il film si sviluppa con la tecnica dei flash back partendo dal viaggio verso Stoccolma per l' assegnazione del Nobel : i continui salti all' indietro , a mio avviso , non sono legati da un criterio decifrabile ma , grazie alle puntuali didascalie , non sembrano creare confusione .
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Ben costruito , con buone interpretazioni sulle quali si staglia quella veramente superlativa di Valeria Bruni Tedeschi che rende il dramma della follia di Antonietta Portulano con una straordinaria potenza espressiva , tema con il quale l 'attrice si era già confrontata , con una prova pure memorabile ne “ la pazza gioia “ . Il film si sviluppa con la tecnica dei flash back partendo dal viaggio verso Stoccolma per l' assegnazione del Nobel : i continui salti all' indietro , a mio avviso , non sono legati da un criterio decifrabile ma , grazie alle puntuali didascalie , non sembrano creare confusione . Il film vuole esplorare aspetti inediti della vita privata e della quotidianità dell ‘ artista limitandosi al periodo della maturità ed alla vita sentimentale ;manca infatti il periodo della pur movimentata giovinezza e della formazione ed ogni riferimento alla sua relazione ,talora tormentata, con il mondo culturale e specialmente letterario dell 'epoca . In realtà il regista esplora soprattutto il rapporto affettivo con le tre donne del Maestro , la sfortunata consorte Antonietta , la figlia Lietta , e la sua musa ispiratrice Marta Abba ,interpretata dalla giovane moglie del regista ; anche Stefano Pirandello , mite e costante collaboratore del padre, è interpretato da un figlio del regista che forse , in questo contesto , sembra immedesimarsi nella figura del Maestro come pare rilevare l ‘intenso monologo sull’ incalzare della vecchia e sull' amore che segna il momento di maggiore tensione emotiva del film.
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rosalinda gaudiano
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domenica 17 novembre 2024
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“l’unico vero realista è il visionario” federic
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IL CINEMA DA NON PERDERE…
“L’unico vero realista è il visionario” Federico Fellini
ETERNO VISIONARIO
1934.
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IL CINEMA DA NON PERDERE…
“L’unico vero realista è il visionario” Federico Fellini
ETERNO VISIONARIO
1934. Un treno. In una carrozza vagone letto, Luigi Pirandello con il suo fedelissimo agente letterario Saul Colin, è in procinto di compiere il viaggio che lo porterà a Stoccolma dove riceverà il premio Nobel per la letteratura. Disteso sul letto, l’uomo non ode più i rumori assordanti che il treno produce, ma si adagia sulla magia dei personaggi che hanno governato e poi ispirato la sua vita di scrittore e drammaturgo e forgiato la sua arte. Fantasmi, Pirandello rievoca i suoi fantasmi. La follia di sua moglie Antonietta, che non ha mai compreso l’uomo che aveva al suo fianco. Il burrascoso rapporto con i figli. La sibillina condivisione con la politica fascista. Il suo teatro, scandaloso e sovversivo, troppo avanti per il perbenismo borghese dell’epoca, e l’amore assoluto per la sua musa, Marta Abba, un amore a lui vietato per la differenza d’età e che strideva con la malattia della moglie. Michele Placido dirige e scrive a tre mani la sceneggiatura di “Eterno visionario”, mettendo in scena sul grande schermo le crisi esistenziali, le riflessioni sui valori di una vita che fugge, su l’arte dello scrittore e drammaturgo, che l’uomo Pirandello percepiva in una propria autonomia di pensiero, traducendola nelle sue opere. Placido costruisce razionalmente un film con un linguaggio antispettacolare, fenomenologico, esplicitamente affabulato, perfettamente cosciente della finzione scenica, che coinvolge a livello emozionale più che razionale lo spettatore, immerso in una sorta di fantasmagoria visiva e sonora. Il richiamo al cinema di Fellini è palese. Ma Placido centra il cerchio con una regia debordante, a tratti geniale, nell’essere riuscito a rappresentare momenti di vita di Pirandello sul filo di una fantasia dispensata a piene mani, a tratti anche invadente. Il Pirandello di Placido è caratterizzato da uno straordinario Fabrizio Bentivoglio, immerso con genio nel personaggio pirandelliano , nella sua vita , nel rapporto con la moglie(interpretata dalla bravissima Valeria Bruni Tedeschi), che da un matrimonio combinato con lo scrittore- drammaturgo gli darà tre figli, non avendo mai condiviso la passione per l’arte del marito. Alla fine Antonietta, ossessionata da una gelosia feroce, verrà ricoverata in una clinica per malati di mente fino alla sua morte. “Eterno visionario”, liberamente ispirato a “Il gioco delle parti. Vita straordinaria di Luigi Pirandello” negli altalenanti momenti narrativi si veste di una considerazione amara, ma nello stesso tempo fiduciosa di un’esistenza “visionaria” di un uomo che si è riscattato sul piano di un’umanità autentica, e che ha collocato il suo vissuto, popolato da fantasmi ,nelle sue opere, denunciandone una natura idealmente autobiografica, con una poetica esplicita e una attenta simbolizzazione della realtà. Il film gode della fotografia spettacolare di Michele D’attanasio, dell’attenta messa in scena dei costumi di Andrea Cavalletto e della scenografia coinvolgente di Tonino Zera.
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