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Selena Gomez: Emilia Perez celebra il diritto di tutte le donne di autodeterminarsi

Il film di Audiard dà una voce alle donne ispaniche, ancora sottorappresentate nel cinema nordamericano. Premiato al Festival di Cannes e candidato a 4 EFA 2024. Dal 9 gennaio al cinema.
di Paola Casella

Selena Gomez (Selena Marie Teefey Gomez) (32 anni) 22 luglio 1992, Dallas (Texas - USA) - Cancro. Nel film di Jacques Audiard Emilia Perez. Al cinema da giovedì 9 gennaio 2025.
venerdì 29 novembre 2024 - Incontri

Nella vita Selena Gomez è una superstar: cantante pop pluripremiata, attrice (in questo momento nota per la serie Disney + Only Murders In The Building, e in passato stellina della scuderia giovanile Disney), produttrice, imprenditrice di successo (è titolare di una casa di prodotti cosmetici), filantropa. Ma in Emilia Pérez, il film di Jacques Audiard Premio della Giuria all’ultimo festival di Cannes, è Jessi Del Monte, la moglie passionale e determinata di un boss del cartello messicano della droga: un ruolo per cui Gomez ha vinto a Cannes il premio come miglior attrice, ex aequo con le altre due protagoniste del film, Zoe Saldana e Karla Sofia Gascon
Emilia Pérez racconta la storia di Rita Mora Castro, un’avvocatessa convocata dal capo di un cartello messicano della droga, Juan “Manitas” Del Monte, sposato e con figli, che decide di cambiare sesso e ricostruirsi una nuova identità: quella di Emilia Pérez, una donna che ha deciso di dedicarsi completamente agli altri. Jessi Del Monte, la moglie innamorata di Juan che aveva dato per morto il marito e con fatica si sta ricostruendo una vita, viene contattata da Rita perché Emilia vuole riavere accanto a sé i loro figli, e comunque non ha mai smesso di amare Jessi. Ma non è facile riallineare tutti i percorsi in scena, e la malavita che Juan/Emilia ha abbandonato è dietro l’angolo. 


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Selena Gomez in una scena del film Emilia Perez.

Come ha ottenuto la parte di Jessi?
I miei agenti mi avevano fatto sapere che Audiard cercava un’attrice di origine ispanica per un suo film in lingua spagnola, e ho subito chiesto di poter fare un provino: conoscevo il lavoro di Jacques e avrei recitato per lui senza nemmeno leggere il copione. Quando poi ho auto in mano la sceneggiatura l’ho trovata coraggiosa, pericolosa e provocatoria: tutte caratteristiche che mi interessano come attrice. Prima dell’audizione ho lavorato a lungo con un insegnante di spagnolo, perché nonostante le mie origini messicane non parlavo perfettamente la lingua. Ho fatto l’audizione mettendoci tutta me stessa, e per nove mesi non ne ho saputo più niente. Nove mesi dopo – un parto, praticamente – mi hanno detto che ero stata scelta già dopo l’audizione, ma qualcuno si era dimenticato di dirmelo!

E poi?
Poi mesi di prove serrate, sia per le parti recitate che per quelle cantate, dato che Emilia Pérez è anche un musical. Il copione di Audiard era quasi una partitura d’opera, e non dettagliava le singole scene: una volta sul set ci consegnava le battute e abbiamo dovuto improvvisare molto, ma questo ha anche significato che il regista ci dava la possibilità di costruirci da sole i nostri  personaggi, e io me lo sono ritagliato addosso, quasi su misura. 

Ci faccia un esempio.
Bè, il brano che canto nel film doveva essere molto ritmato e aggressivo, poi Jacques ha visto il documentario su di me e ha aggiunto alla canzone una nota più malinconica e sottile, come sono io.

Che cosa le piace di Emilia Pérez?
Che dà una voce alle donne ispaniche, ancora sottorappresentate nel cinema nordamericano, e che è celebra il diritto di tutte le donne di autodeterminarsi e scegliere per sé la propria identità, anche commettendo grandi errori, perché il percorso verso l’autocoscienza e l’autoaffermazione non è mai lineare e perfetto. E anche se lungo quel percorso si rischia di farsi male, o di farne agli altri. Credo che questi temi siano emersi proprio al momento giusto, e che facciano la storia.


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Selena Gomez in una scena del film Emilia Perez.

Come è stato il rapporto con Audiard?
Jacques mi ha dato fiducia e questo per una persona ansiosa e insicura come me, è stato fondamentale. Fin dal provino ha visto in me qualcosa che io non ero in grado di vedere, come se mi conoscesse intimamente. Non sapeva nemmeno chi fossi, dunque non era intimidito dalla mia immagine pubblica o dal mio successo discografico, e mi ha valutata come persona ancora prima che come attrice. 

Come ha lavorato con Zoe Saldana e Karla Sofia Garscon?
Zoe è la persona più protettiva e rassicurante del mondo, molto saggia ed esperta, e per me è stata un grande punto di sostegno.  Karla è una forza della natura, si butta nelle cose al 100% e devi stare al passo con la sua energia dirompente; inoltre è una delle persone più spiritose che abbia mai conosciuto. Per lei avere la possibilità di rappresentare le donne trans in una luce positiva è un trionfo personale. E per me è stata un esempio, perché ne ha passate tante e adesso non accetta di essere altro che se stessa, se qualcosa non le sembra giusto protesta ad alta voce: mi ha insegnato a difendere i miei diritti e il mio punto di vista con molta più decisione e sicurezza. Con lei e Zoe siamo diventate sorelle, e questo è per sempre

Come vive il successo del film?
Con grande orgoglio per le donne ispaniche, ma anche personale: ero molto spaventata all’idea di interpretare un ruolo complesso come quello di Jessi e di espormi emotivamente così tanto, ma a me piacciono le sfide, e più mi spaventano più penso di doverle affrontare. È anche una svolta rispetto alla mia immagine pubblica di attrice adatta per le sitcom e per le serie leggere della Disney: quello di Jessi è un ruolo drammatico in un film indipendente, impegnato e diretto da un regista europeo. E questa esperienza mi ha anche insegnato che non devo essere sempre al centro del palco, posso affrontare ruoli di contorno che però abbiano uno spessore e un’importanza ai fini della trama. Spero che questo mi apra nuove possibilità in futuro.

E la reazione del pubblico? Alla proiezione ufficiale di Cannes la gente non solo applaudiva ma piangeva, profondamente commossa.
È vero, sembra che gli spettatori avvertano una connessione profonda con Emilia Pérez, e che seguano il percorso di quelle tre donne verso la propria libertà con una partecipazione viscerale. Credo che la gente sia affamata di questo tipo di storie perché rivelano la nostra umanità, invece della  voglia di costruire barriere.

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