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putiferio
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domenica 19 gennaio 2025
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pi? che un film un manifesto ideologico
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Film dichiaratamente ideologico: 18 attrici tutte eroine, tre uomini che interpretano personaggi negativi: un marito padrone, uno abulico, un regista isterico che per il suo film pretende un abito fatto non si capisce come.
Lo splendido vestito infine confezionato dalle eroine viene accompagnato, nell' apoteosi finale, con la frase " chissenefrega del regista, lo facciamo come piace a noi".
Per il resto il film si salva perché Ozpetek con la macchina da presa ci sa fare, buoni i dialoghi, belle le atmosfere e le musiche, bravissime le attrici, su tutte Luisa Ranieri.
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santospago
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venerdì 17 gennaio 2025
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quanta banalit? e retorica
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Non ci siamo, troppo retorico e banale, l'andamento si avvicina molto a quello di una soap opera
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adele fiorin
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venerdì 17 gennaio 2025
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esageratamente fasullo
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Ozpetec era certamente invidioso del successo della Cortellesi ed ha cercato anche lui di appigliarsi (male) al tema violenza sulle donne, risultato? È riuscito a "mediocrizzare" tutto e tutti. Basta Accorsi gay con la parrucca in testa. Una lotta dura per non lasciare la sala!
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scarlett b. goodborn
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giovedì 16 gennaio 2025
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andiamo al cinema...a chiedere il rimborso
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Fame di cliché? A voi: un'algida e dura padrona di sartoria, con la bocca perennemente a chiulo di gallina, che comanda a suon di schiocchi di dita peggio del diavolo veste Prada; accanto a costei, la più sommessa socia e sorella, maschera di tormento da lutto mai superato, che anche lei non cambia mai espressione; segue un'esile sartina minacciata di morte dal marito violento scontento dei suoi risotti, rivisitazione iperbolica del burino che per hobby menava Cortellesi nell'altro filmone ruffian-femminista; poi c'è la scappata di casa nascosta in atelier, che si diletta nell'estrosa modifica di capi da ultimare e, sgamata dalla boss, sarà.
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Fame di cliché? A voi: un'algida e dura padrona di sartoria, con la bocca perennemente a chiulo di gallina, che comanda a suon di schiocchi di dita peggio del diavolo veste Prada; accanto a costei, la più sommessa socia e sorella, maschera di tormento da lutto mai superato, che anche lei non cambia mai espressione; segue un'esile sartina minacciata di morte dal marito violento scontento dei suoi risotti, rivisitazione iperbolica del burino che per hobby menava Cortellesi nell'altro filmone ruffian-femminista; poi c'è la scappata di casa nascosta in atelier, che si diletta nell'estrosa modifica di capi da ultimare e, sgamata dalla boss, sarà... cacciata? Macchè, assunta al volo per lo straordinario talento; e ancora, la madre single sempre in bolletta ...e non potevano mancare due attrici rivali, una anzianotta di teatro, che snobba il cinema in quanto arte inferiore, e una più giovane, tutta cinema, che si detestano peggio di Eva contro Eva, ma non disperate, nel finale vi soprenderanno! Altro pregio: se vi annoia la coerenza intesa come onesta adesione al reale, alla verità delle cose, pronti! E' il vostro film. Se invece, un po' come la Misery di S. King, v'incazzate per le assurdità presentate come normali nelle pellicole ambientate in contesti verosimili, e v'incazzate di più se qualcuno esclama:"ma su, è un film!", se siete da carogna facile, io vi ho avvisat*. Se di una storia vi annoia la credibilità, dicevamo, ma al contempo ci tenete a che le cose vadano sempre come ci si aspetta, il contrasto, sicuramente voluto, tra la prevedibilità degli accadimenti e la credibilisssima atmosfera rilassata, con tanto di fumatine collettive e pause canterine, è un altro aspetto che apprezzerete svisceratamente. Poche balle, questo è nientemeno che "La vita è bella" in salsa sartoriale, con, al posto del lager, un atelier per cinema e teatro che, già carico di ordini, ne accetta un altro da mission impossibile, perché a una costumista da Oscar mica vuoi dir di no, e non solo non dici no, ma te la prendi pure stracomoda, mica corri su e giù, litighi per lo stress, mangi panini al volo, nooo, c'hai la cuoca e le tavolate... E poi c'è l'ammirevole, anch'esso credibilissimo coraggio delle umili ma cazzute sarte, che prendono iniziative a muzzo anzichè seguire i bozzetti originali, fino a (SPOILE R) creare in una notte, a partire da un misterioso disegno che compare solo verso la fine, al grido di "chissene se non piace al regista basta che piaccia annoi!" L'ABITO DELLA SCENA CLOUX da girare l'indomani, un'impalcatura complicatissima con codazzo di robe che manco Mandrake. Il tutto condito con melensa retorica di solidarietà femminile così in voga nei bei tempi andati, espressa non solo dall'agire delle protagoniste, ma con battute a effetto (es:"non siamo gnenteh, ma siamo tuttoh!") che il regista, innamorato del femminile più di Almodovar in "Tutto su mia madre", non s'accontenta di distribuire ogni 3x2 come perle cariogene, ma ci riappioppa nel finale-dopo-il finale-della-storia, in cui lui in persona, tra il riflessivo e l'ispirato, ripercorre il set vuoto rievocando le suggestioni della straordinaria sceneggiatura. Insomma, gran film
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[+] acquetta. nemmeno fresca.
(di dad�)
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temat825
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martedì 14 gennaio 2025
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stereotipi, stereotipi, stereotipi
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Personaggi stereotipati, situazioni stereotipate che evolvono in modo stereotipato, attrici che recitano se stesse o il proprio personaggio televisivo. Sul film in sé non c'è molto altro da dire ma il suo grandissimo successo deve pur trovare una spiegazione, che per me è questa: con "C'è ancora domani" (ad un ben superiore livello artistico) il derelitto cinema italiano ha trovato un filone che lo ha riconnesso con gli interessi del pubblico, "Diamanti" (della stessa casa di distribuzione) ne è stata la conferma, mi aspetto quindi che il filone venga sfruttato fino all'esaurimento. Ed è giusto così.
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lunedì 13 gennaio 2025
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la complessit? della vita
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Un bellissimo spaccato sulla complessit? della vita, il lavoro, le perdite, i rapporti, i tradimenti del mondo. Egregiamente rappresentato al femminile per tutti.
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olivia salemi
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lunedì 13 gennaio 2025
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eccesso evitabile
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Ozpetek si dimostra ancora una volta, gran conoscitore del mondo femminile. In questa opera cinematografica ne mette in luce le qualità e le sfumature più personali e intime, ma anche corali, fatte di complicità, sostegno reciproco, tenacia e spirito di sacrificio.
La sartoria è la vera famiglia, scelta dalle protagoniste donne per raccontare anche le vicende personali.
Il contrasto fra una capo sartoria spietata, severa e intransigente, e le sarte che, nel lavoro quotidiano, esprimono liberamente le loro storie personali , crea la vera bellezza del film.
Tuttavia, si esce dal film con un senso di eccessiva pienezza e stanchezza , x le fortissime tematiche affrontate contemporaneamente, nelle quali lo spettatore prima o poi si sente tirare dentro.
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Ozpetek si dimostra ancora una volta, gran conoscitore del mondo femminile. In questa opera cinematografica ne mette in luce le qualità e le sfumature più personali e intime, ma anche corali, fatte di complicità, sostegno reciproco, tenacia e spirito di sacrificio.
La sartoria è la vera famiglia, scelta dalle protagoniste donne per raccontare anche le vicende personali.
Il contrasto fra una capo sartoria spietata, severa e intransigente, e le sarte che, nel lavoro quotidiano, esprimono liberamente le loro storie personali , crea la vera bellezza del film.
Tuttavia, si esce dal film con un senso di eccessiva pienezza e stanchezza , x le fortissime tematiche affrontate contemporaneamente, nelle quali lo spettatore prima o poi si sente tirare dentro.
I dolori sono molti, troppi in un unico film, ma anche nella vita in fin dei conti.
Forse l'unica speranza appunto, è sapere fare squadra e per affrontarli insieme, per non sentirsi soli.
Ogni donna è un diamante, ma è nel rispecchiarsi con gli altri che si percepisce la propria ed altrui intensità e potenza. È la capacità di sapere risuonare insieme che crea la vera bellezza e il valore supremo dell' essere umano.
....gli uomini, come sempre nei film di Ozpetek, servono solo per mettere in mostra la problematica maschile al cospetto della potenza del femminile.
Come a sottolineare la crisi esistenziale che da decenni l'uomo sta affrontando, finalmente, dopo anni di violenza e di soprusi sulle donne.
Manca forse la rappresentazione di un mondo umano più equilibrato in grado di mischiare saggiamente i sentimenti e le pulsionalita' individuali, di coppia e di squadra.
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olivia salemi
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lunedì 13 gennaio 2025
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eccesso evitabile
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Ozpetek si dimostra ancora una volta, gran conoscolitore del mondo femminile. In questa opera cinematografica ne mette in luce le qualità e le sfumature più personali e intime, ma anche corali, fatte di complicità, sostegno reciproco, tenacia e spirito di sacrificio.
La sartoria è la vera famiglia, scelta dalle protagoniste donne per raccontare anche le vicende personali.
Il contrasto fra una capo sartoria spietata, severa e intransigente, e le sarte che nel lavoro quotidiano esprimono liberamente il loro ambiente emotivo, crea la vera bellezza del film.
Si esce dal film con un senso di eccessiva pienezza e stanchezza , x le numerose tematiche affrontate contemporaneamente in cui lo spettatore prima o poi si sente tirare dentro.
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Ozpetek si dimostra ancora una volta, gran conoscolitore del mondo femminile. In questa opera cinematografica ne mette in luce le qualità e le sfumature più personali e intime, ma anche corali, fatte di complicità, sostegno reciproco, tenacia e spirito di sacrificio.
La sartoria è la vera famiglia, scelta dalle protagoniste donne per raccontare anche le vicende personali.
Il contrasto fra una capo sartoria spietata, severa e intransigente, e le sarte che nel lavoro quotidiano esprimono liberamente il loro ambiente emotivo, crea la vera bellezza del film.
Si esce dal film con un senso di eccessiva pienezza e stanchezza , x le numerose tematiche affrontate contemporaneamente in cui lo spettatore prima o poi si sente tirare dentro.
I dolori sono molti, troppi in un unico film, ma anche nella vita in fin dei conti.
Forse l'unica speranza appunto, è sapere fare squadra e adoperarsi per gli altri insieme.
Un diamante fa la differenza, ma tanti diamanti fanno la vera ricchezza.
....gli uomini, come sempre nei film di Ozpetek, fanno una gran figuraccia, a parte due uomini che dimostrano di stare vicino alle loro donne con un atteggiamento di amorevole in cui però il desiderio e la sensualità di coppia non esiste più.
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popa75
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domenica 12 gennaio 2025
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di diamanti, che brillano da soli
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Diamanti è un film che va visto e che racconta, con molta sensibilità, le sfumature dell’essere femminile. Sì, perché la vera protagonista di questo film è la solidarietà femminile, che si tramanda di generazione in generazione, rappresentata metaforicamente dal lavoro sartoriale e dalle vite intrecciate dalle protagoniste - un cast davvero eccezionale - che si muovono, agiscono in coro. Ciascuna di esse è davvero un diamante, che si incastona in modo armonioso nella trama, montata magistralmente da Ferzan Özpetek. Suggestivi, raffinati, ironici e delicati i dialoghi tra le protagoniste, anche quando toccano il dramma della violenza di genere.
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Diamanti è un film che va visto e che racconta, con molta sensibilità, le sfumature dell’essere femminile. Sì, perché la vera protagonista di questo film è la solidarietà femminile, che si tramanda di generazione in generazione, rappresentata metaforicamente dal lavoro sartoriale e dalle vite intrecciate dalle protagoniste - un cast davvero eccezionale - che si muovono, agiscono in coro. Ciascuna di esse è davvero un diamante, che si incastona in modo armonioso nella trama, montata magistralmente da Ferzan Özpetek. Suggestivi, raffinati, ironici e delicati i dialoghi tra le protagoniste, anche quando toccano il dramma della violenza di genere.
Tutto perfetto … ad eccezione, a mio giudizio, del finale. Il film, fino all’ultima scena, è un incanto. Una delicata narrazione femminile che, però, viene bruscamente interrotta, nei minuti finali, quando Ferzan Özpetek sembra rubare la scena, quasi a voler riportare, a sé, i suoi diamanti.
Vero che, con la sua apparizione nel film, Ferzan Özpetek sembra voler fare una delicata dichiarazione di amore nei confronti dei suoi diamanti, le straordinarie protagoniste dei suoi capolavori cinematografici. Sembra voler esprimere ammirazione per quella coralità femminile che non deve essere interrotta e offrire 'alleanza'. Ma, al di là dello schermo, la percezione che si ha, vedendolo apparire, è di una nota un po’ stonata.
Vale nella vita reale e forse dovrebbe valere anche nella finzione filmica: se ci ami davvero, ci devi lasciare andare, libere di essere. Se le protagoniste di questo film sono diamanti puri, allora sono in grado di brillare da sole; brillano già da sole … anche ‘lontano’ da te. E lasciarle andare, lasciarle brillare da sole è già il più grande e generoso gesto di amore che un regista può fare, nei confronti delle bravissime protagoniste del suo film.
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ralphscott
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domenica 12 gennaio 2025
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cambiare o ripetersi.
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Due ore scorrevoli, come davanti ad una fiction TV. L'idea della sartoria tutta donne non ? male, alcune attrici lasciano il segno - la Mancini su tutte, sobria e partecipe - altre meno - la Cucciari, inguardabile in versione bionda, recita grevemente sempre il solito personaggio. La scrittura non decolla, non stacca da quel grumo di relazioni dove solo il dramma della violenza domestica si fa vicenda interessante. Anche un paio di scenate ingiustificatamente isteriche, o forse pi?, che vedono sbarellare Alberta e Bianca Vega, sono poca cosa per dare sale alla routine del gineceo che, lentamente, si fa abitudine, anche a causa di una scenografia quasi esclusivamente indoor. Ozpetek ha fatto decisamente di meglio e probabilmente dovrebbe cercare strade nuove per non ripetere, peggiorando, se stesso.
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Due ore scorrevoli, come davanti ad una fiction TV. L'idea della sartoria tutta donne non ? male, alcune attrici lasciano il segno - la Mancini su tutte, sobria e partecipe - altre meno - la Cucciari, inguardabile in versione bionda, recita grevemente sempre il solito personaggio. La scrittura non decolla, non stacca da quel grumo di relazioni dove solo il dramma della violenza domestica si fa vicenda interessante. Anche un paio di scenate ingiustificatamente isteriche, o forse pi?, che vedono sbarellare Alberta e Bianca Vega, sono poca cosa per dare sale alla routine del gineceo che, lentamente, si fa abitudine, anche a causa di una scenografia quasi esclusivamente indoor. Ozpetek ha fatto decisamente di meglio e probabilmente dovrebbe cercare strade nuove per non ripetere, peggiorando, se stesso. Penso all'ultimo, bellissimo film di Almodovar - altro paladino dei diritti - che, invece, ha intrapreso da anni nuove strade con notevoli esiti. Tornando al regista turco, non posso non evidenziare scelte discutibili che sembrano voler rafforzare il suo marchio di fabbrica, la sua impronta, ma rasentano la parodia: i personaggi maschili nell' atelier sembrano giovani marchette, ambigui e vestiti in abiti sempre troppo stretti, che siano fattorini o modelli per un giorno. Lo stesso Ferzan entra sul finale, in scena, per dirci poi cosa ? Ed E. S. Ricci ? Boh! Chiudo ricordando la sempre deliziosa Vukotic che, con una sorprendente Venier, sono il meglio del film.
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