Anno | 2024 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Italia |
Durata | 120 minuti |
Al cinema | 7 sale cinematografiche |
Regia di | Federica Di Giacomo |
Attori | Chiara Francini, Alessandro Federico, Sara Girelli, Efrem Sposini . |
Uscita | giovedì 29 agosto 2024 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 3,17 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 29 agosto 2024
Tratto dall'omonimo spettacolo di Franca Rame e Dario Fo, è un film sul desiderio di felicità. Un'esplorazione sulle modalità e le forme dell'amore nel mondo contemporaneo. In Italia al Box Office Coppia aperta quasi spalancata ha incassato 58,2 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Antonia riceve una singolare proposta dal marito: aprire la coppia a nuove frequentazioni. Dal palcoscenico alla realtà Chiara Francini, che interpreta Antonia, si confronta con il macro-tema del poliamore, venendo a conoscenza di nuovi mondi e modi di praticarlo, senza risparmiarsi dibattiti anche accesi.
Un film multiforme, aperto, quasi spalancato, quello che dirige Federica Di Giacomo. Interessante come pochi nella sua determinazione a raccontare, secondo linguaggi, stili e contesti continuamente diversi, una tematica immensa come il poliamore.
La tematica richiede una flessibilità strutturale, un'elasticità endemica al film che non appartiene mai a un solo genere, ma fonde di continuo realtà e finzione, documentario e metateatro. Il filo rosso è la presenza costante di Chiara Francini, protagonista, cosceneggiatrice e produttrice del film, che scende dal palcoscenico dello spettacolo Coppia aperta quasi spalancata di Dario Fo e Franca Rame da lei portato in scena una moltitudine di volte per aprire al pubblico le porte di casa sua, del suo matrimonio, della sua famiglia, della sua vita sentimentale. Parla apertamente - nei panni di Antonia e di sé stessa, i profili narrativi si confondono volutamente - delle sue idee sul tema dello spettacolo, e dunque del film, finendo spesso per scontrarsi con chi la pensa in modo diametralmente opposto. Chi si riconosce e crede nella monogamia non avrà difficoltà ad essere d'accordo con i suoi interventi, veementi e spesso polemici, sulle relazioni poliamorose. Tutti gli altri aderiranno ai racconti, le testimonianze e le condivisioni delle persone che di volta in volta Chiara incontra. Non da sola, vale la pena ricordarlo: con lei c'è l'attore che la accompagna anche teatralmente, il suo partner di scena Alessandro Federico, che farà un bel monologo sugli attori frustrati dal non essere "primi attori" e al contempo lontani dalla sindrome della performance e dello stacanovismo.
Funziona l'idea di questo film corale in tutti i sensi, in cui si incrociano persone e personaggi, visioni e vissuti, in un costante dibattito a più voci che accoglie volentieri il contrasto e lo mostra a chi guarda come interessante spunto di riflessione. C'è poi il racconto parallelo di una relazione poliamorosa vissuta nella sua quotidianità, quella della famiglia composta da Sara, Daniela, Efrem e Ali, una madre, due uomini e una figlia adolescente. Retorica, moralismi e giudizi sono altrove, tornano di tanto in tanto in certi commenti - di Francini, il cui intento investigativo si confonde spesso con quello provocatorio -, ma Di Giacomo è bene attenta a non firmare un film a tesi o un pamphlet visivo che pretenda di dispensare messaggi altisonanti. La cinepresa riprende teorie e tesi contrapposte: chi la pensa in un modo, chi un altro, ognuno è libero di vivere l'amore (e il poliamore) come vuole e il film ha la capacità e l'intenzione di raccontare ogni punto di vista dando la medesima dignità a ciascuno. Quasi un'opera hegeliana: c'è la tesi, l'antitesi, e il film ne è la sintesi.
Un film sorprendente, con un Francini titanica. Come scrive Teresa Marchesi su Domani."Un film sorprendente e differente perché è fatto della materia di cui sono fatti i nostri sogni ma la sua carne è sangue, la curiosità umana e la simpatia tracimante di Chiara Francini. Francini ha delegato la regia a Federica Di Giacomo, che è un nome solido, ma tutto il resto [...] Vai alla recensione »
Lei recita qualsuasi testo mello stesso identico modo, ovvero con accento toscano strascicato con aggiunta di bamboleggiamentio finto svanits
Una cosa la scopri vedendo Coppia aperta, quasi spalancata. Che Chiara Francini è una personalità più complessa di quello che potevi immaginare. Aggressiva, fragile, narcisista, insicura, verbosa, ombrosa, una, nessuna, centomila. E uno, nessuno e centomila è anche il film. Un puzzle, un mosaico che mescola finzione e realtà, con una predominanza di quest’ultima.
Tutto parte da “Coppia aperta quasi spalancata”, la pièce di Dario Fo e Franca Rame portata a teatro dalla Francini insieme ad Alessandro Federico. Vediamo riprese dello spettacolo. E vediamo le persone che commentano, dopo che si è chiuso il sipario. Coppia aperta o coppia chiusa? Duro, e non banale, lo scontro con ragazzi che hanno visto lo spettacolo, e criticano proprio il concetto di monogamia, sia chiusa che aperta. Bisogna andare oltre. Sì, ma dove, come?
Ma in mezzo a tutto questo, c’è sempre lei. Lei, Chiara, che fa il suo ingresso dopo lo spettacolo, e catalizza l’attenzione di tutti. Bastano poche inquadrature, per mostrare quanto la personalità di Chiara sia forte, e quanto possa essere aggressiva, per l’altro, la sua sola presenza. Alessandro Federico, il coprotagonista della pièce, su un divano, solo, mentre tutti i telefonini sono per lei.
È brava e coraggiosa Chiara Francini a mostrare quel dèmone che la possiede, il bisogno di attirare l’attenzione su di sé. Che poi è sempre la materia prima di cui sono fatti gli attori. Ma lei sembra vivere questa dimensione anche quando si trova di fronte a sua mamma: imperdibili le scene di incontro/scontro con la madre, che non piega la testa nel confronto con la figlia famosa, che le rivendica di avere avuto più successo: “Oh, io fatturo!”. E la madre che non perde l’aplomb, e controbatte parola su parola, in fiorentino (campigiano, a essere precisi) ordinato, logico e caustico.
Scritta da Franca Rame con la collaborazione di Dario Fo nel 1982, la commedia teatrale “Coppia aperta quasi spalancata” ha avuto grande successo in Italia e all’estero, esplorando in maniera brillante le dinamiche di una coppia in crisi: Antonia soffre per l’infedeltà del marito fedifrago il quale, per giustificare le proprie avventure extraconiugali, vuole convincerla dei benefici e della necessità di una coppia aperta. Lei all’inizio è riluttante, la prende male, ma poi riuscirà a cogliere quell’occasione per intraprendere un percorso di crescita personale e di emancipazione. Aprendosi a nuove relazioni, acquisirà maggiore indipendenza e consapevolezza di sé, minando così le certezze del marito (che si scoprirà a sua volta geloso) e facendo emergere tutte le disparità di genere e le contraddizioni insite nella sua concezione del rapporto di coppia.
Da anni Chiara Francini porta in scena questa pièce teatrale, cucendola addosso alla cifra comica e all’estro vivace che la contraddistinguono come attrice-autrice. E a partire da questa esperienza ha maturato la voglia di scrivere e interpretare un adattamento — o, per meglio dire, un ampliamento — cinematografico, con la regia di Federica Di Giacomo. Uno strano ibrido tra documentario e meta-finzione che si propone di scendere dal palco per confrontarsi direttamente col mondo esterno e con nuove forme di relazione amorosa, osservandole da vicino e al tempo stesso interrogandosi sulla propria interiorità.
In particolare, si intrecciano le linee di due triangoli: il primo ha come vertici la protagonista Francini (nel duplice ruolo di sé stessa e del personaggio di Antonia), il suo partner teatrale nella commedia Alessandro Federico, e il compagno nella vita Fredrik Lundqvist; il secondo triangolo è invece quello inscrivibile nella cosiddetta polecola, la famiglia poliamorosa dove una donna e due uomini vivono serenamente il loro ménage à trois a Ladispoli, con figlia ragazzina al seguito.
Il titolo è quello della pièce teatrale scritta da Dario Fo e Franca Rame nell'ormai lontano 1983, ma l'opera, qui, è soprattutto un trampolino per lanciarsi nell'universo contemporaneo delle non-monogamie etiche. Federica Di Giacomo gioca esplicitamente, fin dallo spassoso incipit, sul confine tra fiction e realtà, seguendo la debordante Chiara Francini, anche produttrice, nei dibattiti col pubblico [...] Vai alla recensione »
Non voglio truccare le carte: una sforbiciata robusta farebbe un bene dell'anima a coppia appena quasi spalancata e parimenti agli spettatori che il film porterà in sala ·IWonder Pictuies distributrice · subito dopo aver aperto a Venezia il programma delle Giornate degli autori. Ma è lo stesso rimprovero che si può muovere indistintamente a gran parte dei titoli in circolazione, e questo è un film [...] Vai alla recensione »
Presentato fuori concorso alle Giornate degli autori dell'81° Mostra del Cinema di Venezia, Coppia aperta quasi spalancata di Federica Di Giacomo è innanzitutto la riproposizione in forma documentaria dello spettacolo della sua protagonista, Chiara Francini, che insieme ad Alessandro Federico hanno portato sui palcoscenici d'Italia l'omonimo testo teatrale del 1983 scritto da Franca Rame e Dario Fo. [...] Vai alla recensione »
Chiara Francini batte Tim Burton e Valerio Mastandrea. Per distacco. I film d'apertura della Mostra di Venezia sembrano pensati soprattutto per il red carpet, per le chiacchiere e gli spritz d'inaugurazione: Beetlejuice Beetlejuice ha dato il via ufficiale, ma è una pellicola per bambini, fatta e pensata soltanto per inseguire la nostalgia degli anni Ottanta, nonché selezionata per portare sul tappeto [...] Vai alla recensione »
Non era certo un'impresa facile quella di ritradurre filmicamente agli anni attuali il celebre testo (1983) di Franca Rame (1929-2013) e Dario Fo (1926 - 2016), Coppia aperta, quasi spalancata, uno dei must assoluti degli anni Ottanta con, a quanto pare, più di 700 rappresentazioni al mondo, sino al solo 2013 - quindi ancor più rappresentata dello stesso celeberrimo e iconoclasta Mistero buffo (1969) [...] Vai alla recensione »