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Citadel: Diana, un'odissea di sopravvivenza dal meritato appeal. In una confezione cinematografica chiara e consapevole

Una serie che accelera le tensioni interne alle società italiane ed europee, tra rigurgiti di fascismo, tentazioni securitarie e agitazioni paranoiche. Su Prime Video.
di Luigi Coluccio

 

lunedì 14 ottobre 2024 - prime video

È da anni che le cose vanno male, in Italia come nel resto del mondo: siamo nel 2030 e tutto è sempre più cupo. In questo scenario distopico si muove Diana Cavalieri, nome in codice Agente 308, membro dell'agenzia segreta Manticore fondata e guidata dalla famiglia Zani. Manticore Italia ha due consorelle, Francia e Germania, con le quali è sì in combutta ma anche e soprattutto in competizione. E gli equilibri sono di nuovo pronti a cambiare quando Diana intercetta uno scambio tra due agenti stranieri per creare una nuova e potentissima arma, ma Diana è anche in realtà un'infiltrata di Citadel.

Fabbri e Gardini hanno accelerato le tensioni interne alle società italiane ed europee tutte, tra rigurgiti di fascismo, tentazioni securitarie e agitazioni paranoiche, per tratteggiare una cornice così lontana eppure così vicina, sia nel tempo (la strategia della tensione) che nello spazio (gli attentati nelle varie capitali del continente).

Si parla di imperi personali sovranazionali (gli Zani e le varie famiglie), di sudditanza economica e politica (Italia contro Francia e Germania), di agenzie e agende segrete (Manticore che ha in mano il governo), quasi a rendere la serie un trattatello di geopolitica contemporanea.

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