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Christspiracy, un excursus storico sulle connessioni tra il mondo animale e quello religioso. Che ha avuto il plauso di Joaquin Phoenix

Con il tono del documentario d’inchiesta e il respiro di un thriller, un film che vuole essere più di un film: un movimento. Dal 14 aprile al cinema.
di Simone Emiliani

venerdì 11 aprile 2025 - Focus

“Mi chiamo Kip, sono un regista di Los Angeles. I miei altri film rivelavano le collusioni tra industria della carne, casearia e della pesca con governo, Big Farm e ONG per la salute e per l’ambiente”. Si mette subito in gioco Kip Andersen e con Christspiracy prosegue l’indagine iniziata con Cowspiracy del 2014 (sul legame tra allevamenti intensivi e cambiamento climatico), What the Health del 2017 (sugli effetti della salute causati dal consumo della carne) e Seaspiracy del 2021 (che trattava il tema dell’insostenibilità della pesca). E si mette in gioco anche l’altro regista Kameron Waters, musicista e cantante gospel, nato da genitori giovanissimi e cresciuto in chiesa che si fa notare tra il pubblico durante un incontro con Andersen quando gli pone la domanda: “C’è un modo spirituale per uccidere? Gesù come avrebbe ucciso un animale?”. 

Forse è proprio questo il punto di partenza di Christspiracy, che intraprende un viaggio storico per indagare le connessioni tra il mondo animale e quello religioso, svelandone di quest’ultimo anche le sue contraddizioni. Molte catene di fast-food sono apertamente cristiane come In-N-Out Burger (che hanno dei versetti scritti sui tovaglioli), Chick-Fil-A e Tyson Foods ma ci sono anche delle zone d’ombra in quella buddista quando un monaco ha ammesso che ha mangiato delle salsicce quando è stato invitato a cena mentre non è consentito prenderle in un buffet e anche l’induismo, con il governo indiano di Narendra Modi che ha messo al bando l’uccisione della vacca sacra ma ha causato un contrabbando di bovini con la complicità della polizia.
 


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In foto una scena di Christpiracy.

Girato nel corso di sette anni, ha il tono del documentario d’inchiesta e il respiro di un thriller, evidente soprattutto quando Kip Andersen è spiato dai droni vicino alla finestra di casa sua, seguito di nascosto da persone misteriose o nella scena in cui casa sua è stata devastata. Ma la tensione è presente anche nei momenti in cui vengono seguiti i carri clandestini col bestiame in India inquadrati dall’alto o nel volto degli attivisti animalisti minacciati di morte durante il festival di Gadhimai in Nepal dove migliaia di animali sono stati macellati. Cerca la verità su Gesù prima della crocifissione, soprattutto nel momento in cui si è scagliato contro i sacerdoti che hanno sacrificato gli animali del Tempio. Per farlo, utilizza l’analisi dei dipinti e frammenti animati, crea analogie tra il carro-bestiame degli animali e quelli dell’Olocausto in direzione dei campi di concentramento (secondo il punto di vista di Izaak Baszewis Singer, scrittore polacco naturalizzato statunitense e Premio Nobel per la letteratura nel 1978, “per gli animali, tutti gli uomini sono nazisti”) e pone l’accento soprattutto sulle testimonianze del pastore Rob Munro che ha evidenziato il fatto che Gesù è stato crocifisso per aver smascherato la cultura del tempo che prevedeva di uccidere animali per profitto e mangiarli come cibo e del teologo inglese Andrew Linzey, co-autore, tra gli altri, del libro "After Noah: Animals and the Liberation of Theology".

Christspiracy, che ha ricevuto il plauso di Joaquin Phoenix che è vegano sin da bambino da quando aveva tre anni e che si è sempre esposto in prima linea per i diritti degli animali e dell’ambiente oltre ad essere stato tra i produttori esecutivi di What the Health, raggruppa una molteplicità di punti di vista, spesso contrapposti, per arrivare a svelare la sua tesi attraverso le parole del guru mistico Acharya Prashant che afferma che non è possibile essere spirituali e mangiare animali.

Poi rivela che alcuni dei grandi pensatori della storia come Albert Einstein e Leonardo da Vinci erano tutti vegetariani. Il documentario travalica il cinema, pone i registi in continui dialoghi con lo spettatore come Michael Moore e Morgan Spurlock in Super Size Me e rivela l’obiettivo sui titoli di coda dalla voce dello stesso Kip Andersen: “È più di un film, è un movimento”.


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