Un film non facile che segue una ginecologa pratica in maniera inflessibile il suo lavoro. In concorso.
di Roberto Manassero
Ostetrica e ginecologa in un ospedale della Georgia, la cinquantenne Nina viene messa sotto inchiesta dopo la morte di un neonato subito dopo il parto di una giovane donna. In attesa dell’esito dell’inchiesta, Nina non interrompe la sua missione ma aiuta una povera donna sordomuta forse violentata, consapevole del pericolo non solo professionale che corre.
April non è un film facile, nemmeno vuole esserlo: le inquadrature di Dea Kulumbegashvili sono spoglie e fisse; il ritmo del montaggio è piano e dilatato; i dialoghi sono artificiosamente laconici ed estenuanti; le azioni sono mostrate nella loro nettezza ed evidenza. Se la messinscena di Kulumbegashvili rimanda in modo fin troppo evidente al cinema d’autore europeo, la sua rappresentazione del rapporto fra femminilità e mondo è unica e potentissima. Una rappresentazione unica e potentissima del rapporto fra femminilità e mondo.