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felicity
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martedì 14 maggio 2024
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sul confine tra ambizione e ossessione
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Se riuscite a distrarvi un attimo dal mascellone muscoloso di Zac Efron, The Warrior - The Iron Claw ha molto da dire.
Parte come un'altra classica storia sull'American Dream, ma la leggendaria famiglia del wrestling è lì a dirci che il confine tra ambizione e ossessione è labilissimo. The Iron Claw non esalta il sogno americano, ma anzi via via lo nega, ne mette in luce tutte le evidenti storture e tossicità.
Come approccio alla materia, non è molto distante da Il petroliere o First Man, cioè film nei quali il successo è sempre accompagnato dal sospetto che ci debba essere un limite a ciò che è necessario fare per raggiungerlo.
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Se riuscite a distrarvi un attimo dal mascellone muscoloso di Zac Efron, The Warrior - The Iron Claw ha molto da dire.
Parte come un'altra classica storia sull'American Dream, ma la leggendaria famiglia del wrestling è lì a dirci che il confine tra ambizione e ossessione è labilissimo. The Iron Claw non esalta il sogno americano, ma anzi via via lo nega, ne mette in luce tutte le evidenti storture e tossicità.
Come approccio alla materia, non è molto distante da Il petroliere o First Man, cioè film nei quali il successo è sempre accompagnato dal sospetto che ci debba essere un limite a ciò che è necessario fare per raggiungerlo.
È un biopic drammatico e sportivo forse imperfetto, ma ottimamente calato nel nuovo orizzonte culturale a stelle e strisce.
Un dramma forse imperfetto nella messa in scena, ma che riesce a trasmettere l’idea che la vera finzione non è tanto quella del ring, quanto quella insistentemente recitata dal padre al focolare domestico, dove i figli sono spinti alla competizione, a superare sempre i propri limiti, a trattenere le proprie emozioni. Tutte cose che sembrano ormai appartenere ad un vecchio mondo emotivo, ad un anacronistico approccio alla vita e ad una generale disillusione.
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luca scialo
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sabato 23 marzo 2024
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risente dei soliti problemi dei biopic
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La pellicola ricostruisce, o almeno tenta di farlo, la storia della famiglia Von Heinrich, autentica dinastia nel mondo del wrestling, attiva tra gli anni 60 e 90. Una storia tragica, fatta di suicidi e sfortune, che però il film racconta frettolosamente, con omissioni (manca addirittura uno dei fratelli per non rendere il film eccessivamente drammatico) e una eccessiva carica meló. Con scene che sembrano talvolta sfociare nello stile "Autumn in New York". Insomma, i soliti diffetti che da alcuni anni funestano i Biopic. Almeno quelli compressi in un film da un paio di ore, mentre le serie concedono qualche approfondimento in più (al netto anche lì di frottole e omissioni).
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mercoledì 7 febbraio 2024
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gente che "parla" tanto per "parlare"
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Ti consiglio di cambiare mestiere se il tuo è il critico cinematografico. Melò sportivo? Si potrebbe parlare di film strappalacrime se fosse frutto di un copione scritto da uno sceneggiatore, ma è tutto vero. Che c***o avrebbero dovuto rappresentare la famiglia del Mulino Bianco?! Non c'è nessun padre padrone. C'è una bella famiglia numerosa e unita, solo terribilmente sventurata. C'è un padre autorevole che è una guida per i figli, sa farsi rispettare da loro e con un gran senso della famiglia come ce ne fossero di più. Se il film fosse durato dieci ore allora sì, si poteva dar spazio a tutti gli altri personaggi.
David Passone
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imperior max
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lunedì 5 febbraio 2024
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corpi d'acciaio, cuori teneri.
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THE WARRIOR-THE IRON CLAW di Sean Durkin, regista a me sconosciuto, ma per chi volesse nella sua opera prima LA FUGA DI MARTHA ha diretto una giovane Elizabeth Olsen alla sua opera seconda…!
Detto ciò il film narra la storia vera (meno vera di quella reale che era pure peggiore) di Kevin Von Erich e della sua famiglia. Lui, suo padre Fritz, la madre Doris e i suoi fratelli Kerry, David e Mike vivono la loro vita insieme tra attività sportive, disciplina ferrea, uscite sporadiche e relazioni. Ad eccezione di Kerry e Mike, dediti all’atletica leggera e alla musica, Kevin e David mettono anima e corpo nel wrestling professionistico. Successivamente arriveranno pure gli altri due a praticarlo.
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THE WARRIOR-THE IRON CLAW di Sean Durkin, regista a me sconosciuto, ma per chi volesse nella sua opera prima LA FUGA DI MARTHA ha diretto una giovane Elizabeth Olsen alla sua opera seconda…!
Detto ciò il film narra la storia vera (meno vera di quella reale che era pure peggiore) di Kevin Von Erich e della sua famiglia. Lui, suo padre Fritz, la madre Doris e i suoi fratelli Kerry, David e Mike vivono la loro vita insieme tra attività sportive, disciplina ferrea, uscite sporadiche e relazioni. Ad eccezione di Kerry e Mike, dediti all’atletica leggera e alla musica, Kevin e David mettono anima e corpo nel wrestling professionistico. Successivamente arriveranno pure gli altri due a praticarlo. Tutto quanto sotto la supervisione del padre Fritz con un passato da lottatore e con la costante ossessione del titolo di campione del mondo più e più volte mancato. Tale ossessione, tra mascolinità tossica, affetti mancati e condizionamenti mentali, si ripercuoterà nella vita dei figli con conseguenze tragiche.
Intanto sono ben passabili Jeremy Allen White e Zac Efron, in particolare quest’ultimo fisicamente preparato e che recita meglio che in passato senza passare da bisteccone cartonato. La regia è buona sia nei combattimenti che nelle sequenze dialogate. I primi piani sanno sfruttare bene le immagini e i particolari nella narrazione e l’atmosfera del wrestling anni ’80 si sente. Per quanto riguarda la trama e la scrittura c’è una buona impostazione del concept principale, ossia della dissacrazione e lo stravolgimento del machismo. Di come anche l’edonismo è sì patinato, ma come uno strato che malcela dei lati umani più fragili, complessati e con gli anni sempre più usurati. Di questi tempi che si critica sempre l’essere maschio più tossico (delle volte pure goffamente) dal punto di vista femminile, guarda caso tale tossicità la patiscono pure i maschi stessi.
Mi spiace solo che la costruzione di tale condizionamento negativo del padre verso i figli, specialmente nella prima parte, si poteva scrivere più visceralmente, con più mordente e più in profondità, dando la sensazione che il film incominci ad ingranare soltanto nella seconda. Diciamo che tra causa ed effetto è più riuscito l’effetto. In più il fatto della “maledizione dei Von Erich” rischia in alcuni punti di scadere nel retorico.
Comunque è un buon film che poteva dare di più. Tra l’altro Zac Efron, con quella faccia, il taglio di capelli e il fisico super muscoloso, sarebbe una figata vederlo nei panni di He-Man in Masters of the universe!
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