Si conclude con la quarta stagione una serie che ha saputo descrivere il mondo dei potenti con irriverenza, a volte persino con empatia, ma sempre con assoluta lucidità: senza divenire mai complice e denunciando costantemente la natura distruttrice, bruta e ottusa del potere e del denaro. Disponibile su Sky e NOW.
di Andrea Fornasiero
Si conclude con la quarta stagione la serie più rilevante di questi anni, in una successione di episodi tutti costruiti intorno a una sola situazione e con una tensione drammatica sempre molto alta.
Succession è tanto una satira quanto una tragedia (è tragico del resto già il precipitare delle note del meraviglioso tema musicale di Nicholas Britell), e questo è diventa vero soprattutto nel finale, dove non mancano le irresistibili battute taglienti ma in cui i protagonisti guardano finalmente in faccia la verità sulla propria natura.
La serie conferma di essere molto di più del ritratto di una famiglia: è uno specchio dei nostri tempi, fomentato a dire dello stesso Jesse Armstrong dall'era Trump e quanto mai attuale anche oggi, a fronte di miliardari superstar come Elon Musk, degli estremismi reazionari e della sequela apparentemente infinita di acquisizioni tra i vari imperi mediatici.
Una serie che ha saputo descrivere il mondo dei potenti con irriverenza, a volte persino con empatia, ma sempre con assoluta lucidità: senza divenire mai complice e denunciando costantemente la natura distruttrice, bruta e ottusa del potere e del denaro.