La figura di Olga Kurylenko è monodimensionale e appare decisamente forzata la caratterizzazione di Harvey Keitel. Al cinema.
di Simone Emiliani
Bari. Karina è un'ex-tossicodipendente che cerca di rifarsi una vita. Lavora molte ore al giorno e il suo desiderio principale è quello di recuperare il rapporto con la figlia Lucy e non vede l'ora di rivederla. Qualche ora prima dell'arrivo della ragazzina all'aeroporto però qualcosa va storto; assiste infatti all'omicidio di una persona e vede in faccia l'uomo che l'ha ucciso. Lui la segue, la cattura e la costringe ad aiutarlo se non vuole essere fatta fuori. Karina è disperata perché non vuole mancare l'appuntamento con la figlia. Poi scopre che il killer si chiama Covek ed è in realtà un agente dell'Interpol.
Il film punta principalmente sull'unità di tempo per costruire il ritmo e la tensione di un film che, dopo un inizio interessante soprattutto nella sequenza della farmacia, si perde ben presto per strada soprattutto quando rivela l'identità e le ragioni dell'agente dell'Interpol. Le zone dark del film diretto da Scott Weintrob non vengono adeguatamente messe a fuoco e il potenziale di Bari come sfondo da neo-noir resta soltanto sulla carta.
Ci sono troppe voci nel film, quelle che ostruiscono spesso la narrazione e lo rendono spento.