Il docu-film che racconta l'ascesa e l'implosione di uno dei gruppi post-punk più selvaggi di sempre. Dal 2 al 4 dicembre al cinema.
di Emanuele Sacchi
Alla fine degli anni ’70 Nick Cave, Mick Harvey, Tracey Pew, Phill Calvert e Rowland S. Howard misero a ferro e fuoco l’Australia con una musica che iniettava nelle ceneri del punk forti dosi di blues degenere e derive psychobilly. Il loro nome, benché per qualche anno lo cambiarono in Boys Next Door, era Birthday Party; il loro leader era un personaggio destinato nei decenni a seguire a divenire un gigante indiscusso del rock. La “festa di compleanno” più pericolosa e debosciata che si potesse concepire caratterizzò gli anni a cavallo dei due decenni, seminando caos in giro per il mondo. Il film di Ian White, prodotto da Wim Wenders, segue cronologicamente le vicende del gruppo, dai primi vagiti a St. Kilda, Melbourne sino alla dissoluzione a Berlino, che porterà alla nascita del primo nucleo dei Bad Seeds.
Il montaggio del materiale di repertorio privilegia le esibizioni live, in cui l’eccesso era all’ordine del giorno, mentre nulla o quasi appartiene al tempo presente. Il film ha il merito di non pretendere di essere molto più di una cronistoria fedele di un’epoca di follia e le testimonianze orali di Cave e Harvey forniscono materiale sufficiente per rendere l’idea di cosa significasse un concerto animalesco dei Birthday Party.