Anno | 2023 |
Genere | Documentario |
Produzione | Camerun, Francia |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Cyrielle Raingou |
Tag | Da vedere 2023 |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento martedì 21 marzo 2023
La storia dei bambini del villaggio di Kolofata, un luogo all'apparenza tranquillo su cui incombe una terribile minaccia. Il film è stato premiato a Rotterdam,
ASSOLUTAMENTE SÌ
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A nord del Camerun, verso il confine con la Nigeria, esiste un villaggio in cui la vita prosegue tranquilla nonostante l'incombere di una spaventosa minaccia: è l'insediamento di Kolofata, costantemente presidiato da uomini in divisa pronti ad affrontare l'organizzazione terroristica di Boko Haram, nascosta sulle montagne. Dal 2014 gli attacchi alla popolazione di Kolofata sono stati frequenti e molti bambini hanno brutalmente perso i propri genitori. Tra questi ci sono la piccola Falta Souleymane e i due fratelli Ibrahim e Mohamed Alilou, intenti a vivere la propria infanzia nonostante la continua lotta con i traumi del passato. Tra le mattinate a scuola e i pomeriggi all'aperto con gli amici e gli animali raccontano la loro storia, nella cornice di una calma soltanto apparente.
Le spectre de Boko Haram racconta in modo intimo e delicato l'infanzia sofferta di tre bambini forti e resilienti del villaggio africano di Kolofata. Con una regia magnetica e avvolgente Cyrielle Raingou trasporta lo spettatore in un luogo affascinante e lontano, che diventa metafora di uno spazio interiore in cui prende forma un difficoltoso processo di elaborazione del lutto.
Ogni inquadratura di Le spectre de Boko Haram sembra un quadro, o meglio, una fotografia: non stupisce infatti che la regista camerunense Cyrielle Raingou - all'esordio con il suo primo lungometraggio - sia anche una fotografa, che qui si dimostra capace di catturare la poesia della quotidianità attraverso le immagini. Con uno sguardo interessato e mai invadente Raingou ci trasporta infatti nelle giornate di tre bambini comuni in modo straordinario: i loro bisogni, le loro abitudini e i loro desideri sono infatti quelli di un qualsiasi altro bambino del mondo, ma è il loro passato a renderli tristemente unici. Falta, Ibrahim e Mohamed hanno infatti perso i genitori in modo violento, a causa degli attacchi terroristici del gruppo di estremisti islamici Boko Haram. Fin dalla prima inquadratura ci viene raccontata la terribile morte del papà di Falta attraverso le parole della stessa bambina, seduta a riscaldarsi davanti a un fuoco. Un giorno, mentre era intento a pulire una grondaia, il papà di Falta venne avvicinato da due sconosciuti, che tenevano in mano un pollo. Credendo volessero venderglielo, l'uomo aveva chiesto loro quanto costasse l'animale e, all'improvviso, uno dei due aveva infilato una mano sotto i vestiti, premendo un pulsante e facendosi così esplodere. Anche Ibrahim e Mohamed condividono storie simili e ciò che colpisce è il modo disinvolto con cui ricordano i tremendi avvenimenti del loro passato, cui fanno cenno tra un gioco e un altro. Immersi nella tranquillità e nella calma di un villaggio che pare costantemente assonnato, i bambini fanno i conti con profondi tumulti interiori nel corso della quotidianità delle loro giornate. Vanno a scuola, imparano, giocano, ma allo stesso tempo sono appesantiti da eventi che persino un adulto farebbe fatica ad assimilare.
Una caratteristica del cinema di Cyrielle Raingou - già regista di molteplici cortometraggi di tipo documentaristico - è proprio quella di raccontare le identità culturali dell'Africa attraverso leggende, metafore e simbolismi. E infatti anche in Le spectre de Boko Haram emerge in modo chiaro lo spirito che anima gli abitanti di Kolofata, le cui tradizioni sembrano immerse in un'atmosfera magica e surreale, legata ad antiche mitologie. In questo contesto quasi onirico prende vita il percorso di elaborazione del lutto dei bambini, su cui lo sguardo della macchina da presa si posa con delicatezza, lasciando da parte ogni forma di pietismo. Uno splendido documentario con cui Cyrielle Raingou trasporta lo spettatore nella vita di un piccolo villaggio africano ricco di storie, tradizioni e sofferenze, aprendo una porta su un luogo in cui il contatto con la natura sembra nascondere un potere catartico.
Un film che racconta in modo intimo e delicato l’infanzia sofferta di tre bambini forti e resilienti del villaggio africano di Kolofata. Con una regia magnetica e avvolgente Cyrielle Raingou trasporta lo spettatore in un luogo affascinante e lontano, che diventa metafora di uno spazio interiore in cui prende forma un difficoltoso processo di elaborazione del lutto.
Una caratteristica del cinema di Cyrielle Raingou - già regista di molteplici cortometraggi di tipo documentaristico - è proprio quella di raccontare le identità culturali dell’Africa attraverso leggende, metafore e simbolismi. E infatti anche in Le spectre de Boko Haram emerge in modo chiaro lo spirito che anima gli abitanti di Kolofata, le cui tradizioni sembrano immerse in un’atmosfera magica e surreale, legata ad antiche mitologie. In questo contesto quasi onirico prende vita il percorso di elaborazione del lutto dei bambini, su cui lo sguardo della macchina da presa si posa con delicatezza, lasciando da parte ogni forma di pietismo.
Boko Haram è il convitato di pietra dei quadri di vita colti da Cyrielle Raingou nel Nord del Camerun, sul confine con la Nigeria (terra che tra l'altro le appartiene), in questo suo film che ha vinto il Tiger Award a Rotterdam 2023: Le spectre de Boko Haram è un documentario con approccio umanistico, che scavalca la denuncia della drammatica situazione che racconta, per offrire piuttosto un ritratto [...] Vai alla recensione »