Anno | 2023 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Regia di | Marco Mazzieri |
Attori | Chiara Casoli, Stefania Maceri, Gabriella Carrozza, Silvia Santospirito Simonetta Checchia, Martina Manzini, Tony Campanozzi. |
MYmonetro | Valutazione: 1,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento sabato 22 aprile 2023
Il film racconta la giornata particolare delle operatrici del Centro Antiviolenza di Parma. In Italia al Box Office La Gioia all'Improvviso ha incassato 3,1 mila euro .
CONSIGLIATO NO
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Laura, Stefania e Simonetta lavorano come operatrici al centro Antiviolenza di Parma, che si occupa di accogliere le vittime di maltrattamenti che decidono di chiedere aiuto. Le giornate delle tre protagoniste si dividono tra azioni di accoglienza, ascolto, assistenza legale e orientamento al lavoro delle donne che si rivolgono al Centro. Tra le loro attività principali c'è l'accompagnamento delle donne alle case rifugio, luoghi sicuri dove ritrovare la forza per andare avanti e ricostruire il proprio equilibrio. Quello delle operatrici è un lavoro totalizzante, che lascia poco spazio alla vita privata e richiede dedizione e sacrificio: proprio per questo, il supporto delle colleghe è estremamente importante e consente di superare i numerosi momenti di difficoltà.
Nonostante l'originalità del punto di vista adottato e l'importanza del tema trattato, La gioia all'improvviso non riesce a rendere giustizia ai racconti di vita vera, carichi di umanità, da cui prende ispirazione.
A causa di un approccio troppo affettato e retorico unito a uno scarso approfondimento dell'interiorità delle donne in scena, il film, anziché coinvolgere, allontana l'emotività dello spettatore.
Tratto dai racconti e dalle esperienze delle operatrici del centro Antiviolenza di Parma, La gioia all'improvviso è ambientato all'interno dei veri spazi della struttura, che si articola tra gli uffici e le case protette in cui viene dato rifugio alle donne vittime di violenza. A interpretare le operatrici e le sopravvissute ai maltrattamenti un cast tutto al femminile, composto da un gruppo di attrici attive soprattutto a teatro. Molto teatrale, infatti, la recitazione: cosa che stride non poco in un film che, nel tentativo di restituire la quotidianità di donne comuni, intende essere il più realistico possibile. Difficile pensare che qualcuno nella vita di tutti i giorni possa esprimersi come fanno le protagoniste del lungometraggio: voce impostata, silenzi ad effetto e dialoghi inverosimili.
Sebbene l'intenzione sia quella di trattare tematiche importanti come la violenza di genere e il lavoro di coloro che ogni giorno contribuiscono a combatterla, l'artificiosità e la retorica con cui viene affrontato l'argomento lasciano piuttosto interdetti su quale possa essere il pubblico di riferimento del film. Slogan dai toni promozionali e un'immagine delle operatrici al limite del surreale allontanano infatti il coinvolgimento emotivo dello spettatore, cui viene a mancare un reale contatto con le storie dei personaggi in scena.
Alcune scelte registiche di Marco Mazzieri - unico uomo in un comparto attoriale e di scrittura al femminile - appaiono poco comprensibili e l'audio soffre di qualche problema: la pulizia del suono non è ottimale e spesso si dà eccessivo risalto a rumori di scarsa importanza, che sarebbe meglio sentire poco o non sentire affatto, mentre non si ode bene ciò che si vorrebbe poter ascoltare con più chiarezza.
Punti di forza del lungometraggio sono invece la fotografia - che con i suoi toni freddi e tenui restituisce un'atmosfera poeticamente malinconica - e l'originalità del punto di vista adottato per affrontare il tema della violenza di genere: quello delle operatrici che lavorano a stretto contatto con le vittime. Peccato però che il legame tra le donne del film non venga affrontato con la giusta profondità, rimanendo in superfice sia per quanto riguarda il sostegno psicologico e la solidarietà tra colleghe sia per quel che concerne il rapporto tra vittime e operatrici. In una storia ricca di umanità ed emotività come quella raccontata da La gioia all'improvviso ciò di cui più di tutto si sente la mancanza è un contatto profondo e concreto con l'interiorità dei personaggi in scena, che spesso appaiono stucchevoli e appena abbozzati.
Anziché suscitare una forma di empatia, il film finisce con l'allontanare lo spettatore, che non può che approcciarsi con freddezza agli eventi mostrati. Purtroppo talvolta una buona idea e un argomento importante non sono abbastanza.