Il punto di rugiada

L'ode ironica di Marco Risi alla vecchiaia e a papà Dino

Marco Risi, regista di gioielli come Mery per sempre e Fortapasc , non girava un film da quasi dieci anni: il precedente Tre tocchi uscì alla fine del 2014. Anche questo nuovo Il punto di rugiada non è propriamente un film di finzione: è, idealmente, un documentario tratto da un libro. Il libro è lo splendido Forte respiro rapido che Risi ha dedicato al rapporto con il padre, il grandissimo Dino Risi. Lui stesso ammette che l'ispirazione è venuta in parallelo, che mettendo su carta quei ricordi gli è sorto il desiderio di girare un film sulla vecchiaia (e non a caso il personaggio principale si chiama Dino). È secondo noi affascinante vedere Il punto di rugiada come un documentario sui vecchi. Sì, chiamati proprio così: perché nell'ospizio di lusso che è il luogo dove si svolge il film bisogna chiamarli "ospiti", ma Risi va volutamente contro gli eufemismi e le parole politicamente corrette. A inizio film, arrivano a Villa Bianca due ragazzi, un piccolo spacciatore e un rampollo di buona famiglia che ha provocato un terribile incidente d'auto guidando in stato alterato. Devono svolgere un anno di lavori "socialmente utili". Forse, a contatto con quegli "ospiti", impareranno qualcosa. Il punto di rugiada è in felice equilibrio fra la commedia generazionale e il dramma struggente. Oltre che sui vecchi, è anche un documentario sul talento di alcuni attori che il nostro cinema ha raramente valorizzato: Massimo De Francovich, Eros Pagni, Luigi Diberti, Elena Cotta, Erika Blanc e il "meno vecchio" Valerio Binasco sono semplicemente prodigiosi. Per i giovani Alessandro Fella, Roberto Gudese e Lucia Rossi aver frequentato lo stesso set varrà come tre anni di Accademia.
Da La Repubblica, 18 gennaio 2024


di Alberto Crespi, 18 gennaio 2024