Anno | 2024 |
Genere | Biografico, Drammatico, Musicale, |
Produzione | USA |
Durata | 122 minuti |
Al cinema | 435 sale cinematografiche |
Regia di | Sam Taylor-Johnson |
Attori | Marisa Abela, Ryan O'Doherty, Jack O'Connell (II), Eddie Marsan, Lesley Manville Ansu Kabia, Bronson Webb, Juliet Cowan, Harley Bird, Sam Buchanan, Colin Mace, Pierre Bergman, Tim Treloar, Christos Lawton, Michael S. Siegel, Thelma Ruby, Cher Myra. |
Uscita | giovedì 18 aprile 2024 |
Distribuzione | Universal Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,25 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 16 aprile 2024
Il film su Amy Winehouse, la cantante britannica scomparsa prematuramente all'età di 27 anni nel 2011. Back To Black è 3° in classifica al Box Office. mercoledì 24 aprile ha incassato € 126.341,00 e registrato 17.408 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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"Voglio che la gente senta la mia voce e dimentichi i suoi problemi per cinque minuti. Voglio essere ricordata per la mia voce, per i concerti, per essere stata me stessa". Così dicono le due uniche voci off di Back to Black, film che sembra voler far pace con i demoni interiori della talentuosissima Amy Winehouse, scomparsa nel 2011 all'età di 27 anni.
Nata e cresciuta a Londra, famiglia di origini ebraiche, genitori divorziati, Amy Jade Winehouse è una giovane donna libera, con un amore spiccato per la musica jazz, sense of humour e gusto per l'imprecazione. Il suo stile rétro è direttamente ispirato all'adorata nonna paterna Cynthia, ex cantante professionista, sua "icona di stile, icona di tutto". Amy ha voce potente, estensione, groove, è cresciuta ascoltando musica afroamericana. Se non si conoscessero le sue fattezze, potrebbe tranquillamente passare per una cantante black. Corpo da uccellino, tempra da leonessa, firma il suo primo contratto a diciotto anni, con già le idee molto chiare sul concetto di presenza scenica. Nessuno sa tenerle testa e nessun uomo sa starle vicino come lei vorrebbe. Lo dichiara in Stronger Than Me, uno dei brani di Frank, il suo album di debutto che arriva tredicesimo in classifica nel Regno Unito ("non ricordo più la gioia dell'amore giovane / mi sento una signora e tu il mio lady boy"). Tutto cambia quando al "The Good Mixer" di Camden entra Blake Fielder-Civil, tossicomane che la seduce mimando Leader of the Pack delle Shangri-Las. È colpo di fulmine, inizio di una relazione devastante per entrambi.
L'amore, le canzoni. Con un'operazione di zoom chirurgico, Sam Taylor-Johnson e Matt Greenhalgh, già al lavoro sulle biografie di Ian Curtis (Control) e di John Lennon (Nowhere Boy), scelgono di assumere il più possibile il punto di vista della cantante, passando per i suoi sentimenti, le sue dichiarazioni (talvolta inserite in modo un po' didascalico).
Soprattutto costruiscono la struttura del film attorno ai testi dei suoi brani, diretta emanazione della sua vita. Tagliano fuori l'infanzia, escludono il flashback, mettono subito fuori gioco la madre Janis e l'amica Juliette, pure presenze decorative, fanno solo un rapido accenno ai disturbi alimentari di Amy. Non indagano, se non superficialmente, il ruolo dei discografici sulla sua traiettoria. Per dare spazio, accanto alla coppia Amy/Blake, solo a Cynthia e Mitch, l'unica figura di riferimento solida, e il padre, che è a conoscenza delle dipendenze della figlia ma non sa aiutarla, se non quando è lei a chiederglielo.
Verosimiglianza a parte, e anche se riproduce in diversi punti gli scatti dei paparazzi che hanno alimentato le pagine dei tabloid, Back to Black sembra a tratti volersi distinguere dal precedente Amy, documentario impietoso nel restituire tutti i dettagli scandalistici e la degradazione psicofisica da sostanze, compensandone il vuoto familiare. Si focalizza sulla storia d'amore tra Amy e Blake perché è dell'amore non corrisposto, di quel black vischioso, quel back to us che segue ad ogni fine, che Winehouse ha sempre cantato, conquistando i pubblici di tutto il mondo. Il nero è la radice della sua musica, che non è il pop di plastica ("non sono una cazzo di Spice Girl!", urla al suo manager Nick).
Winehouse ama il blues, perché è la musica che canta le durezze della vita. Ne conosce la potenza, ne è dipendente, fino a quando qualcos'altro ne sostituisce il potere di attrazione. Lo si percepisce nella sequenza in cui, raggiante, cammina per le strade con in cuffia Dog Wop (That Thing) di Lauryn Hill ("il vero girl power per me è Sarah Vaughan, Dinah Washington, Lauryn Hill").
Ma anche nella lunga scena di seduzione già citata, che vale tutto il film per com'è scritta, ripresa e soprattutto interpretata da un sorprendente Jack O'Connell. Perché lì solamente si avverte il desiderio di Amy sul suo oggetto d'amore. Il film fa parlare con intelligenza anche la musica che Winehouse adorava: l'Anthony Benedetto che nonna Cynthia dice di aver conosciuto non è altro che il giovane, prorompente Tony Bennett di Body and Soul. Fly Me to the Moon è come un canto di famiglia, standard come Embraceable You e There Is No Greater Love fanno riverberare, in punti chiave, una solitudine senza appello. Ad ogni trauma o gioia un tatuaggio, alle prese con un'acconciatura debordante, Marisa Abela, anche dal punto di vista vocale, è una Winehouse accattivante e convincente. Più che una ricostruzione verosimile, un ritratto più rispettoso possibile di una donna lasciata sola a combattere con ferite forse troppo antiche.
Sfumature d'una oscurità troppo attenuata per restituire i drammi di una breve e intensa vita sotto i riflettori. La regista inglese Taylor-Johnson non è nuova all'ambizione di portare sullo schermo biografie di superstar della musica: già con il velleitario «Nowhere boy» (2009) aveva ricostruito la giovinezza di John Lennon, ora delinea ascesa e caduta di Amy Winehouse, con piglio romanzesco diluito [...] Vai alla recensione »
Dopo i Queen, Elvis Presley e Bob Marley, è arrivato il turno della regina del soul «bianco» Amy Winehouse. È in sala, in questi giorni, il biopic che ripercorre la vita e la carriera della cantante britannica, scomparsa prematuramente nel 2011, intitolato come uno dei suoi singoli più famosi: «Back to black». Ad interpretarla ci pensa l'attrice Marisa Abela che, in questo film, ha la gravosa incombenza [...] Vai alla recensione »
Per un'attrice poco navigata come Marisa Abela, il ruolo di Amy Winehouse può essere un sogno e contemporaneamente il lavoro più duro e ingrato possibile. Il carisma fulminante di Winehouse, la sua nuda onestà emotiva, l'intensità con cui ha vissuto ogni attimo, la sua voce: impossibile replicare tutto ciò. Eppure ci sono istanti in cui Marisa scompare e sullo schermo appare Amy, come se un obiettivo [...] Vai alla recensione »
In Nowhere Boy (2009) aveva raccontato la tenera amicizia di due pischelli middle class di Liverpool di nome Paul McCartney e John Lennon. Ora con Back to black la regista Sam Taylor-Johnson torna all'artista pop quando è giovane, tentennante e impulsiva. Usiamo il femminile perché l'eroina stavolta è una ragazza con quattordici tatuaggi, irruente e dunque pure manesca del quartiere popolare di Camden, [...] Vai alla recensione »
Salvo rare eccezioni, è nota la tendenza del cinema a edulcorare le biografie delle rockstar, trasformando situazioni scabrose in temi strappalacrime. Non sfugge alla regola Back to black , film sulla breve vita di Amy Winehouse, scomparsa a 27 anni come altri grandi della musica: Jimi Hendrix, Janis Joplin, Kurt Cobain, Jim Morrison. Le aveva dedicato un bel documentario, Amy (2015), il regista Asif [...] Vai alla recensione »
Amy Winehouse è giovanissima quando Back to Black inizia. Lei è ancora solo una diciottenne figlia di genitori divorziati. Ama follemente il jazz e la musica retrò, passione trasmessa da sua nonna Cynthia alla quale è legata in modo speciale. Nella sua famiglia tutti percepiscono un talento inequivocabile, ed il primo a credere in lei è proprio suo padre Mitch.
Datemi un'icona pop e ne decanterò il dolore. Era questa una delle intenzioni che muovevano Sam Taylor-Johnson in Nowhere Boy (2009), esordio alla regia dedicato all'adolescenza di John Lennon; la stessa che troviamo oggi accentuata in Back to Black, un ritorno al biopic per raccontare la parabola tragica di Amy Winehouse. La regista prova a evitare almeno uno dei cliché narrativi del genere: la beatificazi [...] Vai alla recensione »
C'è un momento in cui Back to Black promette un guizzo: la lunga sequenza del primo incontro tra Amy Winehouse e il futuro marito Blake Fielder-Civil. C'è tutto, a partire da uno spazio, un pub di un sobborgo londinese, che racconta tante cose. È in un locale del genere che la cantautrice in erba iniziò a fare i primi concerti ed è proprio lì, da un juke box nella sala del biliardo, che riecheggia [...] Vai alla recensione »