And the King Said, What a Fantastic Machine

Film 2023 | Documentario 88 min.

Anno2023
GenereDocumentario
ProduzioneDanimarca, Svezia
Durata88 minuti
Regia diAxel Danielson, Maximilien Van Aertryck
MYmonetro Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Regia di Axel Danielson, Maximilien Van Aertryck. Un film Genere Documentario - Danimarca, Svezia, 2023, durata 88 minuti. Valutazione: 3 Stelle, sulla base di 1 recensione.

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Ultimo aggiornamento lunedì 20 febbraio 2023

Un documentario che si interroga sulle immagini stesse.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
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La storia e il futuro delle immagini in un'opera che pone domande e rivendica maggiore consapevolezza.
Recensione di Giancarlo Zappoli
lunedì 20 febbraio 2023
Recensione di Giancarlo Zappoli
lunedì 20 febbraio 2023

La macchina da presa (ora telecamera) è il soggetto di questo documentario che vede i due registi ancora una volta uniti in una ricerca. Questa volta si chiedono come la contemporanea ossessione per le immagini si sia sviluppata al punto da mutare i nostri comportamenti. Partono dalle prime immagini impressionate su una lastra fotografica per giungere al dato, stimato per il 2022, di 45 miliardi di camere presenti sul pianeta e senza alcun tipo di linea progettuale.

Un'antologia di immagini che ci ricorda quanto realtà, sua rappresentazione e sua distorsione siano sempre più difficili da distinguere.

Il titolo abbisogna di una spiegazione preliminare. Georges Méliès, impossibilitato a causa del rumore prodotto dalle cineprese, a riprendere l'incoronazione di Edoardo VII d'Inghilterra nel 1902, la girò in studio avvalendosi di attori. Quando il re vide il film esclamò: "Che fantastica macchina è questa che può mostrare anche ciò che non è avvenuto", riferendosi a situazioni che non avevano avuto luogo nel corso della cerimonia.

In questo documentario, che mostra nelle scene d'apertura la prima immagine riprodotta su una lastra fotografica nel 1839, si compie un percorso di quasi 200 anni per mostrare quanto l'immagine, fissa o in movimento, abbia progressivamente occupato un posto predominante nella società. Ci viene giustamente ricordato che l'attribuzione ai Lumière dell'invenzione del cinema è legata al balzo in avanti che essi fecero compiere a questa forma di comunicazione. Fino ad allora la visione poteva esserci ma era dell'individuo singolo. Con i due fratelli francesi diviene collettiva.

Ed oggi, si chiedono i due registi? Cosa accade in un tempo in cui le immagini si scambiano alla velocità della luce e in cui si parla di fake news a proposito e a sproposito (vedasi le riprese girate a Capitol Hill al momento dell'irruzione dei sostenitori di Trump)? Come ci relazioniamo ad esse? Siamo consapevoli che basta allargare o stringere un'inquadratura per modificare totalmente la percezione di un accadimento da parte di chi guarda?

Il lavoro di Danielson e Van Aertryck, grazie al fatto che, specie nella seconda parte, si avvale di una miriade di riprese e di siti su cui i nativi digitali sono assolutamente competenti, andrebbe mostrato in tutte le scuole superiori. Anzi, prima dovrebbero essere i docenti a vederlo per prendere ulteriore coscienza del fatto che la scuola mentre insegna a scrivere, leggere e decodificare gli scritti altrui, ben poco ancora fa per favorire la decodificazione del linguaggio dominante che tutti accomuna: quello delle immagini.

Immagini che possono costituire un grande valore da condividere ma anche un mezzo per asservire e uniformare volontà. Le dichiarazioni di un'anziana Leni Riefenstahl (la regina della propaganda cinematografica nazista) vanno ascoltate con molta attenzione e con la consapevolezza della incommensurabile capacità di diffusione e assuefazione che oggi le immagini possiedono.

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BERLINALE
lunedì 20 febbraio 2023
Giancarlo Zappoli

Un'antologia che dovrebbe portare a delle riflessioni. Alla Berlinale. Vai all'articolo »

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