Titolo originale | Anatomie d'une chute |
Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 150 minuti |
Regia di | Justine Triet |
Attori | Sandra Hüller, Samuel Theis, Jehnny Beth, Swann Arlaud, Saadia Bentaïeb Milo Machado Graner, Antoine Reinartz. |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Teodora Film |
MYmonetro | 3,80 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 22 maggio 2023
Una donna è sospettata dell'omicidio del marito. Il loro figlio cieco dovrà affrontare un dilemma morale essendo l'unico testimone. Il film è stato premiato al Festival di Cannes,
CONSIGLIATO SÌ
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La scrittrice tedesca Sandra Voyter sta rilasciando un'intervista nello chalet sulle montagne vicine a Grenoble dove vive insieme al marito Samuel Maleski e al loro figlio non vedente Daniel. La conversazione fra lei e la giovane giornalista divaga, ed è infine interrotta dalla musica a tutto volume suonata da Samuel. Qualche ora dopo Samuel viene trovato morto sul selciato innevato davanti allo chalet: si è gettato o è stato ucciso? Sarà questo il dilemma da risolvere attraverso un'indagine minuziosa e un processo complicato e seguitissimo dai media. Ad assistere Sandra, principale indagata, è l'avvocato Vincent Renzi, suo amico di lunga data, e ciò che emergerà dalle indagini, prima ancora che un verdetto, è il problematico rapporto coniugale fra Sandra e Samuel, che ha trovato il punto di rottura nell'incidente all'origine della cecità di Daniel.
Anatomy of a Fall utilizza i meccanismi del film di indagine quelli del "courtroom drama" per parlare d'altro: infatti non va valutato come esempio riuscito dei due generi, dei quali non ha la coerenza ermetica, ma come esplorazione metaforica di una relazione di coppia come questione supremamente percettiva.
La valutazione delle scelte di Sandra e Samuel diventa talmente divergente da formare due realtà parallele, e in mezzo c'è Daniel, che non può che pagare lo scotto della reciproca cecità fra i suoi genitori. La falsariga lungo la quale si muove la narrazione è quella fra finzione e realtà anche perché Sandra è una scrittrice di successo che attinge al suo privato (e alle idee del marito) con indelicata leggerezza, mentre Samuel vorrebbe esprimersi attraverso la scrittura ma non ne trova il tempo, lo spazio e la determinazione (e forse non ne ha neppure la capacità).
La regista francese Justine Triet alza parecchio il tiro rispetto al suo precedente Sibyl - Labirinti di donna nel creare una storia (scritta insieme all'attore e sceneggiatore Arthur Harari) tesa e inquietante che compie una scelta fondamentale: quella di ribaltare i ruoli di coppia tradizionali, non solo perché lei è un'autrice di successo e lui resta a casa ad occuparsi del figlio, ma perché le rimostranze dell'uno verso l'altra, scandagliate chirurgicamente in una delle scene principali del film, di solito vengono applicate a generi invertiti.
L'altro asso nella manica di Triet sono due superbi attori: Swann Arlaud nel ruolo dell'avvocato Renzi e soprattutto Sandra Huller in quello della protagonista sua omonima (il che fa venire il sospetto che la parte sia stata scritta su di lei): la sua risata, allo stesso tempo salvifica e ferina, è al centro di una caratterizzazione magistrale.
Sandra Voyter non si relaziona alle persone se prima non ne ha individuato l'archetipo animale, e quale sia l'archetipo di Samuel lo si capirà solo alla fine. Nel frattempo emergerà tutta la disfunzionalità di una coppia in cui le rinunce dell'uno in nome dell'altra (e viceversa) sono vissute come imposizioni mal tollerate, e di un sistema giudiziario che preferisce soffermarsi sul come che sul perché di certe derive destinate a finire in tragedia.
Trier dirige avvicinandosi e allontanandosi dai suoi personaggi, talvolta oscurandoli e poi riportandoli in piena luce, altre volte dissociando l'immagine dal suono, senza abbandonarsi a inutili virtuosismi ma mettendosi a servizio di una storia di doppie verità e di invisibilità a se stessi, senza scene madri ma attraversata da mille piccoli scollinamenti morali. Anche i "trending topic" della contemporaneità - la fluidità di genere, le pari (o dispari) opportunità - sono gestiti con parsimonia, e spesso indicati più come manipolazioni retoriche che come circostanze rilevanti.
Perché la verità, suggerisce Triet, è scomoda e sottile, crea dissociazione e disagio. E la vita secondo la regista è "un caos in cui tutti siamo persi", dove la compulsione a giudicare è superiore alla disponibilità a comprendere, e tutti si sentono in credito: di attenzione, di riconoscimento, e soprattutto di amore privo di condizioni e giudizi.
Capita spesso, purtroppo, che nell'ambito di prestigiosi festival nazionali e internazionali vengano assegnati premi "politici", che cavalcano l'ondata del momento per quanto riguarda determinate tematiche o trend. Il fatto che Anatomy of a Fall, l'ultima fatica della regista francese Justine Triet, sia stato insignito addirittura della Palma d'Oro al 76° Festival di Cannes (benché in molti fossero [...] Vai alla recensione »
Una Palma d'Oro decisamente sorprendete, Anatomie d'une chute, ultima fatica della regista francese Justine Triet. Già, perché, se, di fatto, il lungometraggio, presentato in anteprima mondiale in concorso al 76° Festival di Cannes ha colpito piacevolmente soprattutto la stampa francese, considerando il concorso nella sua interezza, potremmo (erroneamente?) considerare il film più "modesto" rispetto [...] Vai alla recensione »
Un cadavere tra la neve. È il corpo di uno scrittore in crisi, proprietario di una casa fuori dal mondo (ma nel suo luogo d'origine), abitata insieme alla moglie tedesca, scrittrice di maggior successo, e il figlio, ipovedente a causa d'un incidente (causato dal padre?). Suicidio, omicidio o morte accidentale? Il processo nei confronti della donna (una Sandra Hüller da Palma, già protagonista di The [...] Vai alla recensione »
Anatomie d'une Chute (Anatomy of a Fall) di Justine Triet è il film vincitore della Palma d'oro del 76° Festival di Cannes, legal drama su una relazione di coppia con Sandra Hüller (Vi Presento Toni Erdmann, 2016). Il film sarà distribuito in Italia da Teodora Film. Sandra, Samuel e il loro figlio di 11 anni non vedente, Daniel, vivono da un anno in montagna lontano da tutto.
Nel quarto lungometraggio di Justine Triet c'è tutto quello che ci deve essere. Un'ottima scrittura, attori perfetti, un se- greto ben custodito, un'atmosfera ambigua. E anche qual- cosa in più, in questo film che esamina le angosce di una coppia di scrittori, uno dei quali è trovato morto. Omicidio o suicidio? Non lo sapremo mai, ma il cammino lungo questo mistero è un appassionante compendio di cinema. [...] Vai alla recensione »
Una scrittrice sta concedendo un'intervista seduta su una poltrona del suo chalet nelle Alpi francesi. È sorridente, sorseggia un calice di vino con atteggiamento seduttivo. Improvvisamente una musica ad alto volume rompe l'atmosfera: è il marito che, al piano di sopra, si è messo a lavorare alla ristrutturazione della casa con un accompagnamento sonoro che interrompe la conversazione.
Come altri film in Concorso a Cannes anche Anatomie d'une chute, quarto lungometraggio della regista francese Justine Triet, affronta il labirinto della verità e la difficoltà di definirla in maniera condivisa per non dire oggettiva. Difficile farlo anche di fronte alla ricostruzione di un evento come il decesso di un uomo, Samuel (Samuel Theis), trovato morto una mattina dal proprio figlio perché [...] Vai alla recensione »
La caduta di un corpo nel vuoto. Un volo che si arresta sul terreno innevato di fronte a uno chalet lasciando sul bianco alcune tracce di sangue. Insieme a quel corpo nel vuoto precipitano anche una coppia, una famiglia, l'infanzia di un bambino. La caduta, come dice il titolo, è il centro stesso dell'idea narrativa di Anatomie d'une chute di Justine Triet, che da lì - ricostruendo come l'uomo sia [...] Vai alla recensione »
C'è ancora un altro volto di donna nel cinema di Justine Triet. Anche Anatomie d'une chute potrebbe avere il nome della protagonista nel titolo come era già successo con Victoria e Sybil. Proprio dal suo precedente film arriva il personaggio di Sandra Hüller che interpretava il ruolo della regista. E in effetti anche qui potrebbe essere il motore della messinscena, lo sguardo parallelo di Justine Triet, [...] Vai alla recensione »
Il film Anatomie d'un Chute (tit. internazionale Anatomy of a Fall) ha vinto la 76.ema edizione del festival di Cannes e si porta a casa la Palma d'oro. È il quarto lungometraggio della regista francese Justine Triet,a partire da La Bataille de Solférino (2013) che viene presentato nelle varie sezioni del Festival sulla Croisette. Quest'anno la manifestazione francese aveva annunziato con orgoglio [...] Vai alla recensione »