Aniballi si interroga sul suo rapporto con la Settima Arte in un'opera presentata a Bellaria e in streaming su MYmovies ONE.
GUARDA ORA | ACCEDI A MYMOVIES ONE »
di Giancarlo Zappoli
In un film coraggioso e decisamente originale Aniballi ci invita a ragionare sul senso profondo del fare e vedere cinema in questo nostro tempo difficile.
Pochi minuti dopo l’inizio di Una claustrocinefilia Giovanni Spagnoletti, critico cinematografico e studioso di cinema, definisce la cinefilia come una malattia. Aniballi, recluso non volontariamente in casa e impegnato a parlare con il suo pc è allora un malato? Oppure è un personaggio stravagante come Benicious, l’esule polacco che chi ha frequentato i festival negli anni ’70 e ’80 non ha potuto non incontrare in quanto, essendo homeless, passava da un’ospitalità all’altra delle manifestazioni cinematografiche continuando a vedere film quasi senza soluzione di continuità?
Aniballi si interroga su questo e su una miriade di altre possibili letture del suo rapporto con la settima arte non rinunciando però mai a confrontarsi con la realtà.
Quando ci ricorda a più riprese che avrebbe voluto scrivere una storia del cinema italiano in una forma che ancora nessuno ha pensato ma che non ci è riuscito sarà bene che prenda atto che invece è riuscito a rendere alla perfezione l’idea di quella che è sicuramente una magnifica ossessione che può anche assomigliare a una malattia di cui lui però conosce la visionaria cura.