Titolo originale | The Greatest Beer Run Ever |
Anno | 2022 |
Genere | Drammatico, Guerra |
Produzione | USA |
Durata | 126 minuti |
Regia di | Peter Farrelly |
Attori | Russell Crowe, Zac Efron, Bill Murray, Kyle Allen, Kelvin Delgado Archie Renaux, Jake Picking, William Hochman, Kristin Carey, Will Ropp, Christopher Reed Brown, Joe Adler, MacGregor Arney. |
MYmonetro | 2,67 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 4 ottobre 2022
Tratto dal romanzo best seller "The Greatest Beer Run Ever" di John "Chick" Donahue e J.T. Malloy.
CONSIGLIATO NÌ
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Inwood, quartiere di New York, 1967. Mentre l'esercito statunitense sta combattendo in Vietnam, John Donohue, chiamato da tutti Chickie, trascorre spesso le sue giornate al pub gestito dal Colonnello insieme ai suoi amici del quartiere. Ex-marine e ora in attesa di partire su una nave mercantile, crede fermamente nei valori dei soldati del suo paese e se la prende con i movimenti di protesta pacifisti di cui fa parte anche la sorella Christine. Intanto alcuni coetanei stanno morendo in guerra e al funerale di uno di loro Chickie viene a sapere che il suo amico Tommy è disperso. Scosso dalla notizia, in una delle tante sere passate al pub, ha un'idea: partire per il Vietnam con un carico di birre per risollevare il morale dei soldati. Comincia come un viaggio pieno di buone intenzioni ma poi si ritrova catapultato nel conflitto e scopre che la guerra, quella vera, è diversa da come viene raccontata dai media.
"La guerra non è uno spettacolo. È vita molto reale" dice il Colonnello Bill Murray. A Inwood il Vietnam sembra vicino. Ci sono le immagini della tv e le parole rassicuranti del Presidente e i movimenti di protesta pacifisti.
Ma la vita molto reale Chickie la vede lì sul posto. Inizialmente incosciente e spericolato, corre come Forrest Gump tra gli spari, ma poi inizia ad avvertire cosa sta veramente accadendo mentre è in trincea. In più nell'hotel dove si radunano i giornalisti, tra cui c'è anche il fotoreporter interpretato in modo convincente da Russell Crowe che si muove sul campo della battaglia con un impeto simile a Nick Nolte in Sotto tiro, avverte definitivamente lo scarto tra le 'presunte verità' e la realtà.
Come in Green Book, Peter Farrelly racconta un altro pezzo di storia americana ispirandosi una storia vera. Nel film precedente, attraverso l'amicizia tra il buttafuori italo-americano e il famoso pianista jazz afroamericano, aveva trovato un ottimo equilibrio tra la classicità del road-movie e le urgenze del recente cinema black. Con Una birra al fronte (sua terza regia da solo se si considera anche Scemo & più scemo dove Bobby non è citato nei titoli originali) invece cerca di trovare la sintesi tra la strada che ha preso oggi il suo cinema e quell'incontrollata follia dei film girati con il fratello. Il risultato però è contraddittorio.
Sono due tipi di cinema infatti che non sembrano dialogare tra loro. Zac Efron non è la marionetta impazzita, incontrollata di Jim Carrey dei due Scemo & più scemo e soprattutto Io, me & Irene. Il suo personaggio è troppo serio per essere comico e troppo comico per essere serio. Farrelly cerca di essere aderente al massimo alla sua vicenda, raccontata nel libro scritto dallo stesso John "Chickie" Donohue assieme a Joanna Molloy e mostra le foto dei personaggi veri che compaiono nei titoli di coda.
Ma si avverte lo scarto soprattutto nella parte bellica, in una presa di coscienza non forzata ma comunque prevedibile. Il regista, anche co-sceneggiatore assieme a >Brian Currie e Pete Jones, riesce certamente a trovare la giusta complicità con i suoi protagonisti e anche lo spazio per mettere a fuoco il bel personaggio della sorella Christine che ha il volto di Ruby Ashbourne Serkis (figlia di Andy) e del vigile vietnamita 'Oklahoma', soprannome che gli arriva dal film musical omonimo del 1955 con Gordon MacRae.
Ma il tentativo di dissacrare la guerra in Vietnam è andato a vuoto. Forse a Una birra al fronte non gli manca la storia, ma la voce. Quella che gridava, rideva e soprattutto dava l'illusione di essere lì, sul posto. E che poteva arrivare da Robin Williams in Good Morning, Vietnam. Come in Green Book ci sono sempre gli anni '60 ma stavolta l'atmosfera è distante. Il film, per caratterizzare il periodo, si serve soprattutto della ricchissima colonna sonora d'epoca che va da "Soul Finger" dei Bar-Kays a "Today" dei Jefferson Airplane ad "I'd Like to Walk Around in Your Mind" di Vashti Bunyan, che però finisce per essere invadente e forzata. La stessa forzatura che risalta nella prova di Bill Murray dietro il bancone; lì è ancora prigioniero del cinema di Wes Anderson.
Cosa trasforma un idalista supponente in un uomo fatto? Niente, ma ci si può provare E così succede a Chickie, che per goliardia decide di attraversare in autostop il Vietnam del 1967, per portare un po' della propria superbia suprematista democratica ai propri amici soldati che lì, uccidono e si fanno ammazzzare Una struttura credibile di un [...] Vai alla recensione »
Un giorno del 1968, il newyorkese John "Chickie" Donohue decise che il modo migliore per testimoniare rispetto e appoggio ai suoi amici partiti per la guerra del Vietnam fosse di recarsi nel teatro di quella guerra per offrire loro alcune birre americane, le Pabst Blue Ribbon, prodotte in un birrificio di Milwaukee. Il fatto, realmente accaduto, è diventato una storia del cinema grazie a Peter Farrelly, [...] Vai alla recensione »
Storia vera, per quanto incredibile. Nel 1967, in piena escalation del Vietnam, "Chickie" Donohue (Efron, con baffetti da sparviero), ex marine molto naïf che trascina le giornate nel bar del "Colonnello" (un Bill Murray iper patriottico), decide di partire per il fronte per portare birre (americane) ai suoi amici in guerra. Gli pare la cosa giusta da fare, per dimostrare loro il suo supporto, in mezzo [...] Vai alla recensione »
Si può fare una commedia sulla guerra del Vietnam? E' un pò come attraversare un campo minato rischiando di saltare alle prime incongruenze di sceneggiatura. Peter Farrelly, dopo il successo di Green Book, cerca di recuperare la leggerezza e la demenzialità dei suoi esordi con il fratello Bobby (Tutti pazzi per Mary, Io me & Irene, Scemo & più scemo) adattando il libro The Greatest Beer Run Ever di [...] Vai alla recensione »
Il tema della guerra in Vietnam, a ormai quasi mezzo secolo dalla sua conclusione - e a dispetto dei tanti altri conflitti, altrettanto storicamente rilevanti, combattuti dagli USA nel frattempo - continua a più riprese ad agitare il cinema americano, configurandosi ancor oggi come un fantasma (o se si vuole una ferita aperta) che la coscienza dell'America non ha ancora elaborato del tutto.