Nella tristezza serve ironia e pazienza se manca il lieto fine
di Roberto Nepoti La Repubblica
In un club di New York, all'inizio del 2000, il giornalista televisivo Michael Ausiello (lo interpreta Jim Parsons, il popolare Sheldon della serie televisiva Big bang theory) in contra Kit Cowan (Ben Aldridge), che sarà l'amore della sua vita. Michael, timido e complessato, vorrebbe somigliare a Kit, che invece è disinvolto, sicuro di sé e pieno di amici. E tuttavia Kit (al quale non manca la sua parte di nevrosi) è disposto ad attendere che i muri difensivi di Mike cadano, e a lavorare su di sé per diventare un buon partner monogamo. Finché non gli viene diagnosticato un cancro incurabile. Nelle convenzioni dei film LGBTQ+, che siano indipendenti o prodotti da una major, è quasi una regola che la storia abbia l'unhappy end. E Spoiler alert non vi si sottrae, a cominciare dal titolo. lo stesso del libro di memorie di Ausiello (sottotitolato, ancora più esplicitamente, Alla fine l'eroe muore). Il regista Michael Showalter, che aveva già toccato il tema amore/malattia in versione etero con The big sick, dirige una prima parte in toni da commedia, non senza qualche luogo comune; dopo la diagnosi infausta il film si trasforma in dramma: però senza strafare ma conservando una certa giustezza di toni e un lodevole realismo psicologico. Grazie alla chimica tra Parsons e Aldridge, soprattutto quando si danno la battuta, Spoiler alert risulta credibile (solo passo falso, alcune sequenze di una sitcom immaginaria ispirata all'infanzia di Michael). Ed è un film che segna un progresso positivo nel modo "naturale" con cui si rivolge a un pubblico mainstream molto più a suo agio di ieri con i contenuti LGBTQ+.
Da La Repubblica, 1 giugno 2023
di Roberto Nepoti, 1 giugno 2023
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