Riunione di Famiglia (Non sposate le mie figlie! 3)

L'anima di questo film si può riassumere prendendo a modello il personaggio del parroco, stanca reliquia di un ancien régime che tenta disperatamente di reinventarsi per apparire "hip" e "cool", ma all'atto pratico rivolge le sue prediche allo stesso pulpito populista e conservatore, e nel farlo non solo perde la sua identità, ma - cosa ancor peggiore - mette sul piatto un umorismo di livello così basso da non poter aspirare neanche alla risata di pancia propria del nonsense più becero.
Riunione di famiglia è un accrocco di stanchi siparietti concepiti per un pubblico di boomer democristiani che considerano "graffiante" l'abuso di stereotipi razziali andati in aceto trent'anni fa (un esempio pratico: ingiungere a un cinese di non scattare foto), inframezzati da finte trasgressioni, frettolose morali sulla tolleranza e superficiali panegirici sulle gioie e i dolori della coniugalità. [+]

L'anima di questo film si può riassumere prendendo a modello il personaggio del parroco, stanca reliquia di un ancien régime che tenta disperatamente di reinventarsi per apparire "hip" e "cool", ma all'atto pratico rivolge le sue prediche allo stesso pulpito populista e conservatore, e nel farlo non solo perde la sua identità, ma - cosa ancor peggiore - mette sul piatto un umorismo di livello così basso da non poter aspirare neanche alla risata di pancia propria del nonsense più becero.
Riunione di famiglia è un accrocco di stanchi siparietti concepiti per un pubblico di boomer democristiani che considerano "graffiante" l'abuso di stereotipi razziali andati in aceto trent'anni fa (un esempio pratico: ingiungere a un cinese di non scattare foto), inframezzati da finte trasgressioni, frettolose morali sulla tolleranza e superficiali panegirici sulle gioie e i dolori della coniugalità.
In questa vapida e flatulenta fiction di Rai 1, di "scorretto" c'è solo il minutaggio, che poteva essere decurtato di quarantacinque minuti, o non esserci affatto.
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Allegro voleva essere il terzo botto di Philippe de Chauveron ma le polveri erano bagnate. Aculei afflosciati, passo anch'io dall'invettiva alla metafora salottiera. Eppure, il primo episodio della "saga" suscitò apprensioni, indusse anatemi, provocò strilli: scorretto fino al midollo, perfido e razzista. L'effetto era prevedibile. Non tardò anche in Italia il successo. Anche l'opportunista più guardingo si sentì spinto ad un guizzo di sovversione, si tuffò acritico nell'ondata di audacia sulfurea.
Si scoprì una banda di buontemponi che con vena prettamente francese divertiva e si divertiva burlandosi di risapute balordaggini. [+]