Le chiavi di una storia - La comunità dell'Isolotto

Film 2022 | Documentario, +13 80 min.

Anno2022
GenereDocumentario,
ProduzioneItalia
Durata80 minuti
Regia diFederico Micali
Uscitavenerdì 24 febbraio 2023
TagDa vedere 2022
DistribuzioneCEP
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 3,85 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Federico Micali. Un film Da vedere 2022 Genere Documentario, - Italia, 2022, durata 80 minuti. Uscita cinema venerdì 24 febbraio 2023 distribuito da CEP. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,85 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 23 febbraio 2023

La storia di come è nato il quartiere Isolotto di Firenze. In Italia al Box Office Le chiavi di una storia - La comunità dell'Isolotto ha incassato 35 .

Consigliato assolutamente sì!
3,85/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 4,20
ASSOLUTAMENTE SÌ
Un ritratto toccante delle battaglie di una generazione. E uno sguardo originale su Firenze.
Recensione di Giovanni Bogani
sabato 18 febbraio 2023
Recensione di Giovanni Bogani
sabato 18 febbraio 2023

Con filmati d'epoca e attraverso il ricordo di molti testimoni, Federico Micali racconta la storia singolare del quartiere dell'Isolotto, a Firenze. Dove un prete coraggioso si schierò con decisione dalla parte del "popolo", degli operai che lottavano per il loro posto di lavoro, e arrivò ad offrire loro gli spazi della chiesa per le riunioni sindacali. Mentre lui portava la Messa all'aperto, in piazza. Un esperimento rivoluzionario di una Chiesa locale più autenticamente cristiana, con lo sguardo rivolto agli ultimi, in aperta disobbedienza alle gerarchie ecclesiastiche.

Non sarà il nostro Ken Loach, ma Federico Micali da anni realizza documentari "politici", trovando la politica - il senso della vita delle persone, delle loro battaglie, la loro dignità - anche nelle storie più lontane, nascoste. Magari nella storia di un quartiere.

Un quartiere di Firenze, un quartiere di periferia. Non è la pittoresca Montmartre, non sono le banlieues parigine con gli scontri e le barricate, non è Soweto con le sue baracche di lamiere, non sono le favelas di Rio, con i segni delle pallottole sui muri delle case. È semplicemente, ma luminosamente, splendidamente, l'Isolotto. Un quartiere di Firenze, dell'"altra" Firenze. Quella che non ha a che fare con il Rinascimento, con Leonardo o con Brunelleschi. Ma con storie di preti e di operai, di gente che combatte per i suoi diritti e di case popolari.

Si chiama Le chiavi di una storia - La comunità dell'Isolotto il documentario di Federico Micali, un passato da avvocato, l'anima sempre dalla parte dei giusti, degli oppressi, degli sconfitti. La videocamera puntata dove la cronaca si fa sangue e storia - come in Genova senza risposte, sugli scontri durante il G8 di Genova del 2001 - ma anche dove, fra memoria e leggenda, si dipana un grande racconto popolare: come nel documentario Cinema Universale d'Essai, che raccontava la storia di una sala cinematografica attraversata dalla storia degli anni '70, dalle lotte politiche, dalla passione calcistica, dalla follia di chi in quella sala ci era entrato con una Vespa 125, sgassando trionfante sotto lo schermo.

Le chiavi di una storia, presentato all'ultimo Festival dei Popoli e dal 28 febbraio nelle sale, racconta la vicenda di un quartiere di Firenze che ha visto lottare, dalla stessa parte, la Chiesa e quello che un tempo si chiamava "il popolo", la gente. Le chiavi sono quelle che, simbolicamente, l'allora sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, consegnò alle mille famiglie del primo insediamento nel quartiere, il 6 novembre 1954.

È la storia di un quartiere nato dal nulla, dove negli anni '50 e '60 prese forma una piccola grande rivoluzione. Un prete, don Enzo Mazzi, concesse i locali della chiesa alle assemblee degli operai della fabbrica vicina, le Officine Galileo, che stavano vivendo una stagione drammatica. Un prete che alloggiava in canonica ex carcerati, che si spostava in piazza a celebrare la Messa, trasformandola di nuovo in un grande evento popolare. Di quel quartiere rivoluzionario, all'epoca, si occuparono anche i grandi media internazionali: "Time Magazine", "Le Figaro", il "Frankfurter Allgemeine". Le televisioni di mezza Europa. Lì spirava il vento della rivoluzione.

Federico Micali sa raccontare i movimenti, i pensieri, i respiri di una comunità. Il suo cinema è attratto da ciò che è "collettivo", dai fili invisibili che uniscono le persone. I ragazzi che hanno condiviso i giorni tragici del G8 di Genova, o le generazioni di spettatori anarchici e dissennatamente creativi di un cinema fiorentino. Stavolta racconta la sintonia di un quartiere operaio e di un prete anticonformista, che pagherà caro il suo schierarsi con gli ultimi. Ne emerge un ritratto toccante delle speranze e delle battaglie di una generazione che credeva di poter cambiare il mondo. Uno sguardo originale su Firenze: una Firenze lontana anni luce da quella delle "camere con vista" a cui il cinema ci ha abituato.

Le gerarchie ecclesiastiche, ovviamente, mossero guerra a quel prete per il quale erano più importanti le tute da operai della sua gente dei paramenti dei suoi superiori. Don Enzo Mazzi fu sospeso a divinis e ridotto allo stato laicale. Ma la comunità del quartiere continuò a vivere, e vive tuttora.

Con filmati e numerose testimonianze, Federico Micali racconta questa storia. "Racconto soprattutto la storia della gente che ha vissuto qui, ha lottato e continua a farlo", dice Micali. Fa impressione vedere le immagini - dall'istituto Luce - di quella gente, quelle facce di giovani con le facce da Enzo Jannacci e da Giorgio Gaber, con le chitarre e gli occhiali: o quelle facce di donne che sembrano uscite da Comizi d'amore di Pier Paolo Pasolini. Ed è significativo il frammento di testimonianza di don Mazzi: "L'esperienza dell'Isolotto significa la necessità di un rinnovamento radicale nella Chiesa e anche nel mondo". Un rinnovamento che ancora, per molti versi, non è avvenuto.

Chi racconta la storia del quartiere dell'Isolotto ricorda ancora l'entusiasmo, nel poter prendere possesso di quelle case. Le prime case "infilate nella terra", senza un filo d'erba, lì dove fino ad allora c'era stata una zona di scarico, una zona abbandonata. In quel quartiere si raccolsero sfollati istriani, operai provenienti da ogni parte d'Italia, contadini appena arrivati dalle campagne vicine. Lì arriva un prete giovane, che era stato in seminario con don Milani e con don Ernesto Balducci. Esponenti di una Chiesa diversa, nuova.

"Energie che si erano sprigionate con il Concilio Vaticano II" , commenta una donna. E questi preti nuovi avevano, a Firenze, un punto in comune: l'arcivescovo della città, il cardinale Elia Dalla Costa. Uomo tutto d'un pezzo: che quando Hitler venne in visita a Firenze, nel maggio 1938, gli fece trovare le porte e le finestre dell'arcivescovado sprangate. Un "no" scritto a chiare lettere, mentre il Fuhrer veniva accolto da ali di folla festante, e tutta la città indossava il vestito migliore per accogliere i nazisti e le camicie nere.

Fu il cardinale Dalla Costa a mandare all'Isolotto don Mazzi. Un prete che, per prima cosa, liberò i suoi fedeli dall'obbligo delle "offerte" per celebrare Messe e funerali: "Non si fa differenza fra chi, essendo ricco, può far celebrare molte Messe e chi, essendo povero, non può", scrisse. Il mondo non doveva separare ricchi e poveri. E quel prete cominciò a frequentare anche la Casa del popolo: sapeva che la gente era lì. E lì don Mazzi iniziò a discutere, e a legarsi con la sua gente. Gli stessi che, oggi, ricordano la storia del quartiere.

Sembra fantascienza, oggi, sentire parlare queste persone - ormai anziane - di obiettivi comuni da raggiungere, di lotte e conquiste sociali. Ti chiedi come sia possibile che, in poco più di mezzo secolo, si sia tornati tanto indietro. Ti viene in mente che, ad un ventenne, le parole di questi uomini e queste donne possano sembrare assurde, come se venissero da una lingua straniera.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
martedì 21 febbraio 2023
MaurizioDolfi

Vale la pena vederlo, non solo per la prospettiva storica ma per i risvolti di attualità

martedì 21 febbraio 2023
Carlo Cecchi

Un pezzo della storia di Firenze che non tutti credo conoscano, quando la politica e l'impegno dei cattolici avrebbero potuto cambiare questo paese. Le storie, i volti delle persone che hanno creduto e che ancora credono che una società più giusta e tollerante sia possibile.Bello

martedì 21 febbraio 2023
Marina

Un film che TUTTI i nostri politici dovrebbero vedere!! Eccellente la scelta del regista nel ricostruire la storia del quartiere attraverso le interviste dirette ai protagonisti.Complimenti Micali! E grazie a tutta la Comunità dell'Isolotto.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
martedì 28 febbraio 2023
Matteo Marelli
Film TV

Il cinema, in quanto forma d'arte relazionale, è naturalmente predisposto alla collettività. Il regista Federico Micali asseconda questa tensione mettendola al centro dei propri lavori: ogni suo documentario indaga e racconta i modi e i contesti nei quali si esprime il senso di comunità, come quello che ha permesso all'Isolotto di Firenze, la "città-satellite" sorta nel 1954 sulla riva sinistra dell'Arno, [...] Vai alla recensione »

venerdì 24 febbraio 2023
Gianluca Tana
Sentieri Selvaggi

Che cos'è "L'Isolotto" di Firenze? Perché i racconti della sua comunità dovrebbero essere importanti? Se è vero che la sua particolare storia è balzata agli onori della cronaca mondiale nel '68, è altrettanto vero affermare che queste storie si sono perse nel tempo. Le nuove generazioni estranee al contesto fiorentino non hanno modo di conoscere l'importanza di questa storia per i suoi abitanti.

NEWS
TRAILER
mercoledì 8 febbraio 2023
 

Regia di Federico Micali. Da venerdì 24 febbraio al cinema. Guarda il trailer »

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