Anno | 2022 |
Genere | Giallo, |
Produzione | Italia |
Durata | 99 minuti |
Regia di | Mirko Locatelli |
Attori | Fabrizio Falco, Maurizio Soldà, Fabrizio Calfapietra . |
Uscita | giovedì 2 marzo 2023 |
Distribuzione | Officina Film |
MYmonetro | 2,80 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 24 febbraio 2023
La signora scompare: l'artista e il biografo ne seguono le tracce. In Italia al Box Office La memoria del mondo ha incassato 3,1 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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In Friuli-Venezia-Giulia, nei luoghi della memoria della sua infanzia, l'artista visivo Ernst Bollinger sta per allestire la sua prossima mostra. Lo studioso d'arte Adrien lo segue mentre sta lavorando alla sua biografia. All'improvviso però Helena, moglie di Ernst, scompare senza lasciare tracce. Le indagini della polizia non portano frutti, e così Ernst e Adrien iniziano la loro personale ricerca della donna nello scenario invernale della Laguna di Grado, con l'aiuto del giovane barcaiolo Giulio. Insieme, in un viaggio interiore e attraverso quella natura incontaminata, scopriranno luoghi inesplorati dell'anima, smarrendosi per ritrovarsi.
Lo smarrimento dei protagonisti in un'atmosfera sospesa è restituito dalla fotografia suggestiva, ma l'eccessiva lentezza mette a dura prova lo spettatore.
La scena d'apertura dell'ultimo film di Mirko Locatelli (presentato in anteprima allo scorso Torino Film Festival) è già una dichiarazione d'intenti: campo lunghissimo di un paesaggio palustre, sulle note di una colonna sonora evocativa due personaggi inizialmente indistinguibili si avvicinano lentamente fino a farsi riconoscere. Il Maestro Ernst Bollinger riprende con la camera a mano l'ambiente circostante, mentre sua moglie Helena cammina accanto a lui, ma non la rivedremo più, non così nitidamente, per tutto il resto del film.
È la storia di una sparizione enigmatica e immotivata, che ha come archetipo L'avventura di Antonioni e in cui la ricerca della persona scomparsa finisce presto per passare in secondo piano, rivelandosi un pretesto narrativo per un'indagine spirituale. Immerse in un'atmosfera rarefatta, le solitudini dei protagonisti si incontrano e si legano agli elementi della natura (l'acqua del lago o di una sauna, il fuoco, la terra, il fango), come sospinte dal desiderio inconscio di rimanere invischiate nella palude.
Tutto è sospeso, avvolto dalla nebbia della memoria, e i personaggi vagano come alla ricerca di fantasmi. Citando le parole del regista, "gli ambienti sono evocativi di un tempo perduto, luoghi dimenticati dall'uomo come simboli di un'antica civiltà, appannati, scoloriti: ogni luogo è un'idea di luogo, ogni stanza un'idea di stanza". In quest'ottica riveste un ruolo fondamentale la fotografia, che rappresenta il vero pregio del film, riuscendo a restituire lo smarrimento dei protagonisti sia nelle riprese ampie e strette dei luoghi naturali sia attraverso un accurato gioco di riflessione (su uno specchio o su una tenda) e dissolvenza (tra i vapori di una doccia) delle immagini e delle loro ombre.
È un cinema, però, che richiede un grande sforzo per essere visto, concedendo poco in cambio. Non agevola nemmeno il frequente e insistito commento in voice over di Adrien, come se volesse spiegare a parole un mistero esistenziale che a parole non si può spiegare. Nel trasmettere la staticità che contraddistingue volutamente i personaggi e le situazioni, il film si avvale fin troppo di una lentezza che dilata i momenti a dismisura (siano essi l'accensione di un fuoco o la telefonata al medico per farsi ricordare le medicine da assumere durante il giorno), mettendo a dura prova la resistenza dello spettatore e rischiando di peccare di ermetismo. Insomma, prendere o lasciare.
«Crea forme eternamente nuove; ciò che esiste non è mai stato; ciò che fu non ritorna - tutto è nuovo, eppur sempre antico». La metamorfosi delle piante di Goethe è uno dei testi ispiratori di Locatelli (regista e sceneggiatore) e Tarantelli (sceneggiatrice) e il frammento sulla Natura che ne estrapolo mi pare fotografare bene il loro cinema come opera in perenne trasformazione: La memoria del mondo [...] Vai alla recensione »
Con un registratorino palmare Adrien enuncia il suo ruolo di biografo al cospetto di un grande artista, quale Ernst Bollinger, il Maestro. Un elemento narrativo di La memoria del mondo, ultima opera di Mirko Locatelli che esce ora in sala, dopo le presentazioni a Torino e Trieste. Un piccolo momento didascalico, necessario alla comprensione del film, che potrebbe far venire in mente due ricordi.
Dopo aver visto La memoria del mondo riprendo, appena posso, un vecchio articolo di Gianni Celati intitolato Finzioni a cui credere, uscito nel 1984 su "Alfabeta", nella convinzione che l'autore, pur senza aver visto l'ultimo film di Mirko Locatelli, abbia pensato i miei stessi identici pensieri, ma sia stato capace di esprimerli meglio. La sensazione provata di fronte alla sparizione della moglie [...] Vai alla recensione »
Sono gli asciutti scenari dei luoghi di confine del Friuli a fare da sfondo al nuovo film del regista lombardo. L'evocativo titolo, La memoria del mondo (presentato nella sezione Nuovimondi del 40° Torino Film Festival), serve anche a introdurci in un tema che istintivamente richiama alla mente di ciascuno i luoghi amati, non per forza i più frequentati, ma quelli nei quali sembra depositarsi la nostra [...] Vai alla recensione »
Wanderer randerung, viandanti in viaggio, spettatori in viaggio, guidati da un Virgilio cinematografico attraverso una selva oscura. In La memoria del mondo, fuori concorso al Torino Film Festival, la ricerca di una persona scomparsa diventa il pretesto per una riflessione sulla memoria, su cosa resta di noi una volta scomparsi, sia come persone che come esseri umani.