Mounia Meddour, in concorso alla Festa del Cinema di Roma, torna a parlare della condizione femminile in Algeria. La dolorosa storia di una giovane ballerina diviene pretesto per parlare della resilienza e della lotta delle donne arabe
di Miriam Raccosta La Rivista del Cinematografo
Martha Graham, colei che nella prima metà del Novecento rivoluzionò la danza facendola evolvere a manifestazione artistica contemporanea, disse: "la danza è un canto del corpo, sia esso di gioia o di pena. E' il linguaggio nascosto dell'anima". Riflessioni passate che assumono uno straordinario valore attuale di sentenza e che nel film Houria di Mounia Meddour (distribuito in Italia da I Wonder Pictures) si fanno idealmente ispirazione.
Houria (Lyna Khoudri) è una giovane e promettente ballerina di Algeri che, dopo un grave episodio di violenza fisica, è costretta a rinunciare alla danza a causa di invalidanti lesioni, tra le quali, l'impossibilità di ballare e vocalizzare. [...]
di Miriam Raccosta, articolo completo (3367 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 16 ottobre 2022
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