Titolo originale | Une Fleur à la bouche |
Anno | 2022 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Germania |
Durata | 67 minuti |
Regia di | Eric Baudelaire |
Attori | Oxmo Puccino, Dali Benssalah . |
MYmonetro |
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Ultimo aggiornamento venerdì 21 gennaio 2022
Un film di due atti che riflette sulla vita ispirato ad un racconto di Pirandello
CONSIGLIATO N.D.
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Il film, per metà documentario e per metà finzione, è ispirato al testo di Pirandello "L'uomo dal fiore in bocca". Éric Baudelaire rende gli spettatori testimoni dei meccanismi del mercato di fiori più grande d'Europa e di una conversazione in un tipico bistrot tra le strade parigine. Osserviamo la selezione, la classificazione ed il confezionamento di milioni di bouquet di fiori provenienti da tutto il mondo (allo scopo di essere poi venduti all'asta) ed assistiamo all'incontro fittizio, in un bar notturno parigino, di due uomini. Uno ha appena perso il treno per tornare a casa, l'altro si sta aggrappando, una dopo l'altra, alle ultime giornate della sua vita. Da una conversazione a prima vista triviale tra i due emerge una divagazione sul senso della vita.
La messinscena artistica che propone Éric Baudelaire crea un parallelo di contrasti: nella parte documentaria tra la delicatezza dei fiori e l'asetticità della fabbrica, e, durante il dialogo al bar, tra la dolcezza della vita e l'inevitabilità della morte.
L'interpretazione dell'attore protagonista non fa però giustizia alla profondità del testo di Pirandello, che non raggiunge mai completamente lo spettatore. Durante il primo atto del film ci si trova nella stessa condizione del protagonista: si osservano in silenzio i dettagli del magazzino dove è in atto il processo industriale per la vendita dei fiori, proprio come «l'uomo dal fiore in bocca» osserva i commessi dei negozi per strada. Cosi come il protagonista esorta il suo compagno di conversazione ad approfittare dello spettacolo del mondo, il regista ci invita con queste scene ad essere noi stessi nel «qui ed ora». Dal punto di vista formale, questo desiderio di cambiamento d'atteggiamento nel vivere è suggerito anche dall'inquadratura sulla scritta «CHANGE» di un negozio di cambio valuta di fronte al bar dove i due uomini discutono, che si riappropria subito del suo significato letterale. Rappresenta anche il desiderio del protagonista di cambiare vita: gradirebbe forse avere quella di una di quelle persone che vivono dietro alle finestre inquadrate dopo aver ipoteticamente risposto al barman che ciò che vorrebbe quella sera è «un'altra vita, un altro male». L'uso della metafora è presente durante tutto il film. La cura della commessa che impacchetta un profumo, nella primissima inquadratura, corrisponde a quella che il protagonista applica al mondo che lo circonda ora che sente avvicinarsi la morte; i manichini portati dentro e fuori dal negozio rappresentano la sua condizione di impotenza nei confronti di ciò che gli succede, esattamente come i carrelli che seguono i loro percorsi predefiniti nel magazzino. Il primo piano sulla rosa che viene strappata alla terra fa eco a ciò che succederà al protagonista. La dolcezza, la leggerezza, i colori dei fiori sono messi a confronto con il grigio, la meccanicità e la scontrosità (letterale, lo choc tra i carrelli che si impilano) dell'ambiente a cui sono sottoposti, facendo alternare per lo spettatore la fascinazione alla freddezza del progresso.
Alla fine del monologo, naturale come il fatto che al giorno segua la notte, il ciclo della vita riprende; al mattino, i manichini sono riportati fuori dai negozi, mentre le persone aspettano un autobus che li porterà all'inizio della loro giornata. «L'uomo dal fiore in bocca» aspetta forse un altro mezzo di trasporto, verso quella realtà inesorabile dove «i carrelli» che lo trasportano hanno avuto l'ordine di recapitarlo. La stessa dove le ultime rose saranno consegnate. ?Per concludere, se è possibile apprezzare A Flower in the Mouth come un esercizio stilistico, la sua ambizione poetica non arriva ad incarnarsi completamente in Oxmo Puccino. ?Il film è tra l'altro ambientato in un contesto silenzioso e dal ritmo lento, per cui necessiterebbe a maggior ragione di un'interpretazione realmente sentita da parte del protagonista. Senza quest'ultima il film resta cerebrale e non riesce a smuovere lo spettatore.
Il film, per metà documentario e per metà finzione, è ispirato al testo di Pirandello “L’uomo dal fiore in bocca”. Éric Baudelaire rende gli spettatori testimoni dei meccanismi del mercato di fiori più grande d’Europa e di una conversazione in un tipico bistrot tra le strade parigine. Osserviamo la selezione, la classificazione ed il confezionamento di milioni di bouquet di fiori provenienti da tutto il mondo (allo scopo di essere poi venduti all’asta) ed assistiamo all’incontro fittizio, in un bar notturno parigino, di due uomini. Uno ha appena perso il treno per tornare a casa, l’altro si sta aggrappando, una dopo l’altra, alle ultime giornate della sua vita. Da una conversazione a prima vista triviale tra i due emerge una divagazione sul senso della vita.
Durante il primo atto del film ci si trova nella stessa condizione del protagonista: si osservano in silenzio i dettagli del magazzino dove è in atto il processo industriale per la vendita dei fiori, proprio come «l’uomo dal fiore in bocca» osserva i commessi dei negozi per strada. Cosi come il protagonista esorta il suo compagno di conversazione ad approfittare dello spettacolo del mondo, il regista ci invita con queste scene ad essere noi stessi nel «qui ed ora».
Questo desiderio di cambiamento d’atteggiamento nel vivere è suggerito dall’inquadratura sulla scritta «CHANGE» di un negozio di cambio valuta di fronte al bar dove i due uomini discutono, che si riappropria subito del suo significato letterale. Rappresenta anche il desiderio del protagonista di cambiare vita: gradirebbe forse avere quella di una di quelle persone che vivono dietro alle finestre inquadrate dopo aver ipoteticamente risposto al barman che ciò che vorrebbe quella sera è «un’altra vita, un altro male».
Si direbbe l'immagine inversa dell'uomo della folla, seguito circa ottant'anni prima da Poe per le strade della città: L'uomo dal fiore in bocca pirandelliano è quello che sta fermo ogni notte al bancone del bar, anche lui teme la solitudine e quindi la morte, ma la esorcizza in un eloquio statico, che si tiene a distanza dalla vivacità assordante della vita cittadina e preferisce il silenzio che non [...] Vai alla recensione »