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Un film di M. Night Shyamalan.
Con Gael García Bernal, Vicky Krieps, Rufus Sewell, Ken Leung.
continua»
Thriller,
durata 90 min.
- USA 2021.
- Universal Pictures
uscita mercoledì 21 luglio 2021.
MYMONETRO
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un tema fuori portatadi figliounicoFeedback: 52205 | altri commenti e recensioni di figliounico |
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lunedì 13 marzo 2023 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Spoiler. E’ una metafora del cinema e della sua magica capacità di riassumere la storia della vita intera dei suoi personaggi nell’arco di tempo di due ore, attraversata da tutti i generi con cui Shyamalan si è confrontato nella sua opera di regista. E’ quindi anche un compendio cinematografico auto compiaciuto che racchiude in sé i mondi che Shyamalan ha rappresentato nel corso della sua carriera, dal fantascientifico di Signs al post apocalittico di After earth, dal thriller di Split e di Glass all’horror di The village fino al fantasy di The lady in the water. Non a caso lo stesso Shyamalan questa volta non limita la sua partecipazione ad un cameo ma interpreta l’alter ego di sé stesso nel ruolo dell’osservatore che porta i personaggi sulla spiaggia e li filma proprio come se fossero gli attori su un set. Sono tuttavia proprio i topoi ed i meccanismi dei generi convenzionali ed usuali nella filmografia dell’autore che si affollano nella sceneggiatura a soffocare le potenzialità espressive di un film che avrebbe potuto aspirare ad essere una riflessione originale e profonda sul tempo, un concetto che da sempre ha affascinato l’animo umano ed al centro della filosofia, da Aristotele a Heidegger, della poesia, da Orazio a Borges, della scienza, da Newton a Einstein fino alla fisica quantistica. Si ha come l’impressione che Shyamalan abbia toccato senza rendersene conto un tema al di là della propria portata e lo abbia realizzato secondo gli schemi a lui più abituali con effetti che a tratti più che paradossali risultano ridicoli. L’atmosfera surreale creata da Shyamalan, che potrebbe illusoriamente far pensare a quella di un Bunuel, non è voluta ma è un effetto collaterale del soggetto, ispirato piuttosto al genere fantastico del mondo dei comics, già sperimentato in Unbreakable, ed infatti il film è tratto da un fumetto di Frederik Peeters. Il classico lieto fine hollywoodiano, peraltro, è emblematico di questo modo di fare cinema che guarda alla cassetta più che ai grandi maestri che hanno affrontato lo stesso argomento ed alla fine il risultato è una specie ibrida, un incrocio tra Jurassic park e The Truman show e si va a collocare all’estremo opposto nell’universo cinematografico rispetto a un capolavoro come 2001 Odissea nello spazio di Kubrick.
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