Una famiglia mostruosa

Oggi e sempre. Beata chiave di lettura che ti fa accettare ogni sorta di affabulazione, compreso il fast food dell'attuale fantasia. Metodo, pertanto, indicato
anche per  opere come Una Famiglia Mostruosa di Volfango De Biasi. Riuscito avventuroso esperimento, miscelare aria moderna e vampirate classiche.
Prevalgono i pregi. Nobiltà. Il vampiro Casimiro (Massimo Ghini), ironia fine, dissimulazione disinvolta, indulgenza col plebeo, il gentiluomo di un tempo. Brunilde (Lucia Ocone), misura e stile anche nel maleficio, perfidia e perversione da royal family.
Vette di Ignobiltà si toccano con gli Umani. Nando, l'imprenditorialità che esprime la periferia. Pittoresco ossia dipinto come da ruolo. In stato di grazia, è stato detto, Pasquale Patrolo. Cattiveria, Lillo, sei sempre bravo, solo o con Greg (ineffabile Claudio Gregori). Ora, non te la prendere ma mi ha colpito di più Stella (Ilaria Spada). Sbarcando dal "mostro" (ve ne sono anche nel settore auto), sventola la superba coda di cavallo della sua chioma corvina. Corposa, invade e domina lo schermo, ti costringe ad esaminarla nei dettagli come, ad es., lo scintillio  di quei cerchi alle orecchie che cambia durante la stessa sequenza. Vigoroso esemplare forse di una Ciociaria tellurica.
L'eccellenza - inaspettata, senza offesa - è raggiunta dai ragazzini. Angelo (non so chi è, ma ce l'avete sempre con gli overweight...), il paffuto virgulto di Nando e Stella, godereccio, sicuramente viziato, vocato al masochismo (... mordimi...).
Prima che "cresca" fatemi vedere ancora il genietto di Sara Ciocca, Salmetta la vampiretta. Non solo bravura, benedizione di un talento naturale. La "cosa" più carina del film.
Avrei affidato a lei il messaggio molto più adatto di quelli che hanno distolto un pubblico che ha ben altro per la testa che l'accettazione delle famiglie "diverse".
Avrei mostrato la streghetta "promettente" afferrare per mano il chiattoncello depresso e trascinarlo verso un luminoso avvenire, chissà dove.
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