Un film basato sull'esperienza dell'ex prodigio del calcio dell'Inter, nell'affrontare la malattia mentale, raccontata nella sua autobiografia. Al cinema.
di Giancarlo Zappoli
Martin Bengtsson è un giovane calciatore svedese che all'età di 16 anni viene acquistato dall'Inter per farlo giocare nella squadra Primavera. È il sogno che aveva dall'età di tre anni quando con suo padre, che ora si è fatto una nuova famiglia, vedeva le partite del campionato italiano. Ma la vita con i compagni di squadra e lo spaesamento causato dal non conoscere una parola di italiano lo fanno progressivamente entrare in una depressione da cui fatica a trovare una via d'uscita.
A leggere un'intervista che risale al 2017 l'ex calciatore che ha scritto un'autobiografia sulla sua esperienza in Italia non sembra aver conservato solo brutti ricordi di quei giorni ormai lontani (era il 2003). Sicuramente sia lui sia lo staff dell'Inter non riuscirono subito a capire e ad intervenire su quello che nei titoli di coda del film viene definito come un problema di salute mentale.
Erik Enge offre una prestazione di tutto rispetto se si accoglie la linea di lettura di un Bengtsson vittima di un'emarginazione scientemente architettata.