felicity
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domenica 13 agosto 2023
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interpretazioni eccelse, sceneggiatura impeccabile
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The Son trae fuori il meglio da un cast che già in partenza prometteva grandissime cose: dalle strepitose protagoniste Laura Dern e Vanessa Kirby, passando per il ruolo estremamente complicato di Zen McGrath che interpreta un ragazzo problematico e sensibile, si arriva alla sensazionale interpretazione di Hugh Jackman nei panni di un padre dalle mille sfumature..
Non è un dettaglio da poco saper gestire e spronare i propri interpreti, ma diventa a dir poco essenziale per un regista che basa l'intera esperienza filmica sulla riuscita della sceneggiatura, e per fortuna gli attori sotto la guida di Zeller diventano dei mostri di recitazione, capaci di smuovere nel profondo la coscienza del pubblico con un lavoro apparentemente semplice di sguardi, impostazione vocale e presenza scenica.
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The Son trae fuori il meglio da un cast che già in partenza prometteva grandissime cose: dalle strepitose protagoniste Laura Dern e Vanessa Kirby, passando per il ruolo estremamente complicato di Zen McGrath che interpreta un ragazzo problematico e sensibile, si arriva alla sensazionale interpretazione di Hugh Jackman nei panni di un padre dalle mille sfumature..
Non è un dettaglio da poco saper gestire e spronare i propri interpreti, ma diventa a dir poco essenziale per un regista che basa l'intera esperienza filmica sulla riuscita della sceneggiatura, e per fortuna gli attori sotto la guida di Zeller diventano dei mostri di recitazione, capaci di smuovere nel profondo la coscienza del pubblico con un lavoro apparentemente semplice di sguardi, impostazione vocale e presenza scenica.
The Son è un film evidentemente figlio di un'impostazione scenica fissa, e si evolve grazie ad una sceneggiatura corposa che non ha bisogno di grandi strepiti per catturare il cuore dei suoi spettatori. Un'opera intensa, capace di valorizzare fino all'estremo il suo cast stellare con una scrittura impeccabile sotto ogni punto di vista, forte di dialoghi dalla potenza inaudita, ma al tempo stesso realistici e comprensibili nella loro tragicità.
Il risultato è però un film schematico, che assume ben presto le sembianze di un congegno a orologeria costruito per arrivare dritto al più prevedibile dei finali.
Pur cercando di lavorare sulle sfumature Zeller finisce per cadere nelle trappole della prevedibilità, lasciando solo intuire le possibilità di una sceneggiatura tanto articolata.
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