athos
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venerdì 4 febbraio 2022
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umana comprensione
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Come non possiamo avere un moto di umana comprensione verso Tammy Faye (una splendida Jessica Chastain)? Acesa e caduta di una coppia di telepredicatori vittime del loro ego e portafoglio. Racconto lineare che si fa ben guardare. Godibile.
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(di antonio montefalcone)
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luca scialo
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sabato 9 aprile 2022
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ascesa e caduta di una famosa coppia telepredicatrice
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Ascesa e caduta di una coppia di televangelisti: Tammy Fayer e Jim Bakker. I quali, con il denaro inviato dai fedeli, si costruirono un impero finanziario. Sebbene la Fayer mantenesse ancora un briciolo di etica e coscienza, come quando intervistò un omosessuale malato di AIDS per sensibilizzare sul tema. Mentre il marito Jim, oltre ad essere un marito poco presente, era più preso a gestire il fiume di denaro che gli arrivava. La storia ha poi voluto che lui riuscisse in anni recenti a tornare a svolgere il suo mestiere religioso, anche con discusse frasi sul Covid-19, mentre la Fayer morì di cancro al colon nel 2007. Ottima l'interpretazione di Jessica Chastain, aiutata comunque anche da un visibile trucco facciale, mentre Andrew Garfield non è solo una semplice spalla.
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Ascesa e caduta di una coppia di televangelisti: Tammy Fayer e Jim Bakker. I quali, con il denaro inviato dai fedeli, si costruirono un impero finanziario. Sebbene la Fayer mantenesse ancora un briciolo di etica e coscienza, come quando intervistò un omosessuale malato di AIDS per sensibilizzare sul tema. Mentre il marito Jim, oltre ad essere un marito poco presente, era più preso a gestire il fiume di denaro che gli arrivava. La storia ha poi voluto che lui riuscisse in anni recenti a tornare a svolgere il suo mestiere religioso, anche con discusse frasi sul Covid-19, mentre la Fayer morì di cancro al colon nel 2007. Ottima l'interpretazione di Jessica Chastain, aiutata comunque anche da un visibile trucco facciale, mentre Andrew Garfield non è solo una semplice spalla. La pellicola segue il tipico andamento del biopic, ammonendo i protagonisti della vicenda e ricordandoci quanto la spettacolarizzazione della fede sia un business dal quale tenersi lontani.
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felicity
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venerdì 29 aprile 2022
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film più illustrativo che significativo
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Gli occhi di Tammy Faye è uno di quei biopic che terminano con le immagini dei veri personaggi che scorrono insieme ai titoli di coda e rendono evidente l’accurato lavoro di ricostruzione e recitazione.
Non è quindi tanto l’originalità che Michael Showalter, regista, cerca, quanto mettersi al servizio di un progetto.
Il film non si pone come opera moralizzatrice e lascia a noi il compito di giudicare i personaggi in base alla nostra sensibilità. Anche se, va detto, la sceneggiatura non è affatto neutrale, ma adotta il punto di vista della sola Tammy Faye abbracciandone i presunti candore, eclettismo e stravaganza.
Il film ripercorre la parabola della coppia tracciando via via un confine sempre più netto tra la buona fede di Tammy e l’opportunismo del marito, con lei sempre più vittima e lui sempre più manipolatore.
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Gli occhi di Tammy Faye è uno di quei biopic che terminano con le immagini dei veri personaggi che scorrono insieme ai titoli di coda e rendono evidente l’accurato lavoro di ricostruzione e recitazione.
Non è quindi tanto l’originalità che Michael Showalter, regista, cerca, quanto mettersi al servizio di un progetto.
Il film non si pone come opera moralizzatrice e lascia a noi il compito di giudicare i personaggi in base alla nostra sensibilità. Anche se, va detto, la sceneggiatura non è affatto neutrale, ma adotta il punto di vista della sola Tammy Faye abbracciandone i presunti candore, eclettismo e stravaganza.
Il film ripercorre la parabola della coppia tracciando via via un confine sempre più netto tra la buona fede di Tammy e l’opportunismo del marito, con lei sempre più vittima e lui sempre più manipolatore. Il racconto, con una messa in scena che ricostruisce minuziosamente filmati d’epoca e apparizioni televisive, evita di soffermarsi in modo esplicito sui lati oscuri optando per la sottigliezza dei dettagli, ma non riesce a rendere davvero credibile l’ascesa dei due protagonisti, lei molto comunicativa, lui più affettato, sempre un po’ troppo caricaturali nel modo di porsi e di interpretare la realtà per poterci far credere che in così tanti si siano lasciati ammaliare/abbindolare.
Nell’intimità, una volta tolto trucco e parrucco e deposte le maschere (che però persistono), si poteva invece scavare con più efficacia, mentre la sceneggiatura e la messa in scena scelgono di restare fedeli alle caratterizzazioni inseguendo la coerenza dei personaggi, senza però farcene assaggiare fino in fondo la carne e il sangue. Ed è un po’ questo il difetto maggiore di un’opera più illustrativa che in grado di dire qualcosa, se non di nuovo perlomeno di incisivo, su una variante kitsch del sogno americano.
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