La popstar australiana spacca il racconto drammatico con un inserto felicemente scioccante, la musica. In streaming dal 22 al 28 febbraio su MYmovies. GUARDA O REGALA IL FILM »
di Pino Farinotti
Music è un film che si afferma e si contraddice nel titolo. Presenta contenuti molto seri. Del musical Sinatra diceva: “Lui e lei si amano, litigano e fanno pace cantando e ballando. È sempre così”. Sia, l’artista australiana ha davvero progredito, ha stravolto il (non)genere, lo ha reso a propria immagine e somiglianza. E ha scovato una formula che è soltanto sua: ha raccontato un dramma di disabilità contenendolo nella musica e nel ballo. La grande tristezza a fronte dell’evasione e della felicità. La musica e il ballo come deterrente.
Kazu (Kate Hudson) è una ragazza con problemi, a cominciare dalla droga e dai disequilibri relativi. Fatica a gestire stessa, nonostante un paio di amici fedeli. Improvvisamente, tra capo e collo si ritrova a badare a Music (Maddie Ziegler), la sua sorellastra autistica, rimasta sola dopo la morte della nonna. Music non è persona facile, l’autismo ti pone momenti e problemi improvvisi: un muro impenetrabile che non riesci a scalfire. Ma la vita può riservare sorprese, soprattutto se ti mette di fronte a responsabilità da cui non ti puoi sottrarre. E così le due sorelle, insieme, risalgono la china. Ci sono momenti del racconto molto forti. Sia va dritta per la sua strada, non fa sconti. Niente viene mediato o addolcito.
E così ecco l’intuizione. Spaccare il racconto drammatico con un inserto felicemente scioccante, la musica. Un contrasto che arriva improvviso e inatteso, che sembrerebbe anomalo, un astuto stratagemma strumentale. Un metodo che ti fa camminare sul filo del rasoio e puoi cadere nel grottesco in ogni momento. Ma Sia no, governa bene. Tocca corde surreali e oniriche. Applica la sua vocazione estrema, ironica e visionaria, alle regole di un film, e riesce a... non-conciliarle. Glielo permette la sua storia di cantante fra le maggiori di questa epoca. E il suo talento versatile e ispirato.
Music ha suscitato critiche persino aggressive in nome dell’opportunità e del politicamente corretto. Che la Ziegler sia un’attrice non autistica ha provocato la reazione dei puristi che hanno interpretato quella finzione come un uso strumentale della disabilità. Fesserie. A tagliare la testa al toro basterebbe Jean-Luc Godard che nel suo La chinoise propone un personaggio con gli occhi bendati macchiati di sangue che protesta in un corteo. Qualcuno lo smaschera, la benda è un trucco. Lui dice “Ma che c’entra, sono un attore”. Diciamo che il cinema può permettersi le licenze, anche quelle estreme. Certo, se c’è qualità e nell’opera di Sia c’è tutta.
Sono legittimi un inserto e una retrospettiva.
I numeri evocano molti degli stili musicali: le geometrie caleidoscopiche di Busby Berkeley; i quadri ultracromatici del Mago di Oz; il design strabiliante del Boy Friend di Ken Russell; una parte di frenesia di Rocky Horror; certi schemi di collettivi giapponesi; le invenzioni ironiche e dinamiche dei Momix; le eredità sempre spendibili delle profetesse Grahame e Baush.