Efficaci e credibili Colin Firth e Olivia Colman ma la storia non è sufficientemente articolata. Presentato in Cannes Premiere.
di Paola Casella
Inghilterra, 1924. Il Mothering Sunday è il giorno di permesso che i datori di lavoro davano alla servitù per recarsi a visitare le loro madri. Ma la giovane domestica Jane Fairchild è orfana e non può usare il giorno di riposo che le hanno offerto i suoi "padroni", i ricchi signori Niven, per tornare a casa: il che non è un problema, perché Jane conta di passare quel giorno insieme al suo amante Paul Harrington, figlio di amici dei Niven e altrettanto benestante. Paul studia legge controvoglia e si prepara ad un matrimonio di convenienza con una pari grado, ma la sua attrazione per Jane è autentica e ricambiata, benché clandestina. Su di loro però aleggia un lutto comune, ovvero la morte dei due figli dei Niven e dei due fratelli maggiori di Paul: un evento che i genitori di entrambe le famiglie non possono dimenticare.
La regista francese Eva Husson, dopo un debutto promettente con Bang Gang (A Modern Love Story) e un meno entusiasmante secondo film, Girls Of The Sun, si cimenta in questo adattamento per il grande schermo di un racconto dello scrittore inglese Graham Swift, e lavora in scrittura grazie ad Alice Birch, già sceneggiatrice della serie Normal People, e in montaggio grazie ad Emilie Orsini, per scomporre e ricomporre una trama che nel racconto è secondaria all'interiorità dei personaggi.
Mothering Sunday sembra fatto su misura per il pubblico innamorato di Downton Abbey e di Howard's End, ma ha un approccio più moderno al racconto, purtroppo non supportato da una storia sufficientemente articolata.