Love, Victor

Film 2020 | Commedia 30 min.

Regia di Jason Ensler, Alex Hardcastle, Rebecca Asher, Anne Fletcher, Todd Holland, Jay Karas, Anu Valia, Amy York Rubin. Una serie con Michael Cimino (II), Mason Gooding, Ana Ortiz, Nick Robinson, Lukas Gage. Cast completo Genere Commedia - USA, 2020,

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Ultimo aggiornamento martedì 22 giugno 2021

Il viaggio di Victor alla scoperta di se stesso.

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Dall'autore di Tuo, Simon.
a cura della redazione
giovedì 13 maggio 2021
a cura della redazione
giovedì 13 maggio 2021

Victor Salazar, teenager di origine ispanica, si trasferisce con la famiglia dal Texas alla Georgia. Sua sorella Pilar è furiosa perché in Texas ha lasciato il fidanzatino, e anche Victor è piuttosto spaesato, non solo a causa del trasferimento ma anche della propria identità sessuale, già messa in discussione ad Atlanta. A risollevare i suoi dubbi sono due nuovi amici conosciuti al liceo locale: Mia, la bella della scuola, che sembra avere un debole per lui, e Benji, un ragazzo apertamente omosessuale, per cui Victor prova una forte attrazione. E poiché il liceo in questione è lo stesso che ha frequentato Simon Spier, un adolescente che proprio lì ha fatto outing qualche tempo prima, è a lui che Victor si rivolge via chat per manifestare le sue incertezze.

Episodi: 8
Regia di Jason Ensler, Alex Hardcastle, Rebecca Asher, Anne Fletcher, Todd Holland, Jay Karas, Anu Valia, Amy York Rubin.

La terza stagione si conferma un inno ad 'abbracciare la paura' e accettare le differenze

Recensione di Paola Casella

Alla fine della seconda stagione Victor, l'adolescente gay protagonista della serie ideata da Isaac Aptaker ed Elizabeth Berger, era sul punto di scegliere fra il suo primo amore, Benji, e il ragazzo nuovo del liceo di Creekwood, il teenager iraniano di religione mussulmana Rahim. In realtà la quarta serie sarà tutto un susseguirsi di prendersi e lasciarsi non solo fra Victor e i suoi boyfriend (sì, più dei due citati) ma anche fra gli altri personaggi della serie: Mia, Andrew, Felix, Lake, Pilar, Lucy. Il vero tema in realtà è il coraggio di essere se stessi e la volontà di accettare la propria identità e trovare un habitat accogliente. Del resto la sigla iniziale parla di "qualcuno che ci dica che è tutto ok" anche perché "qualcuno ci è già passato prima".

L'accettazione di sé e degli altri resta al centro di questa terza stagione della serie Disney, che mantiene ancora un punto di equilibrio fra l'osare (con scene di sesso quasi esplicite e dialoghi anche più espliciti che parlano di desiderio e umori corporei) e il mantenersi sotto il divieto ai minori; fra il rendere tutto piacevole ed esteticamente perfetto, descrivendo una società ideale in cui l'omosessualità maschile (e in questa stagione anche femminile) viene accettata (pur con qualche esitazione), e l'ammettere che ci sono persone che continueranno a guardarla con disagio, scherno o rifiuto, anche violento.

Nel contrastare una certa raffigurazione "discreta" dell'omosessualità la Disney sceglie un prudente terreno di mezzo: da un lato ha affidato il ruolo dei tre adolescenti gay a tre attori etero (Michael Cimino che è Victor, George Sear che è Benji e Anthony Keyvan che è Rahim), ricevendo per questo le proteste di parte della comunità LGBTQ; dall'altro in questa stagione ha consentito al personaggio di Rahim di essere molto più visibilmente gay facendogli dire: "Alcuni di noi non possono nascondersi", riferito all'aspetto "neutro" di Victor e Benji che non dà adito ad un etichettamento (con conseguente rischio per la propria incolumità".

Cimino continua ad essere irresistibile con la sua aria da bravo ragazzo e il sorriso dolce, ma sono Keyvan nel ruolo di Rahim e Antony Turpel in quello di Felix ad emergere in mezzo alla recitazione da sitcom, mostrando entrambi la capacità di sottrarsi occasionalmente alla glassa zuccherosa che copre i personaggi. La confezione infatti rimane convenzionale: tutti belli e curati, ambienti eleganti e ordinatissimi, tutto il contrario di un altro genere di serie teen come Euphoria (che non a caso viene citata in una battuta "dissing").

Il lavoro, anche visivo, è sempre quello di comporre e scomporre la storia, creando rotture fra le coppie e ricomponendole, non sempre con gli stessi partner. Tanti close up, tante zoommate emotive, tante riprese dall'alto, tante inquadrature capovolte o inclinate (ma sempre pronte a raddrizzarsi appena in tempo). Ed è una continua alternanza fra il celare e l'esporre la verità, fra assumersi le proprie responsabilità e scansarle, fra essere pavidi o coraggiosi: il che vale tanto per la generazione dei figli quanto per quella dei genitori.

La terza stagione di Love, Victor va incontro alle aspettative del suo pubblico mettendo sul piatto tante paure ed esitazioni adolescenziali, tanti "chiarimenti" logorroici, assuefazioni e gossip social, fiducia e tradimento (la frase ricorrente è: "Da che parte stai?"), religione e Chiesa come istituzione dai principi eccessivamente rigidi, confusione esistenziale, messaggi contraddittori e precarietà ("Crediamo di sapere quel che vogliamo, e poi la vita accade"). E anche se è impacchettato in una carta lucida con tanto di fiocco sgargiante, il messaggio resta quello incoraggiante di "abbracciare la paura" e accettare le differenze.

Episodi: 10
Regia di Jason Ensler, Alex Hardcastle, Rebecca Asher, Anne Fletcher, Todd Holland, Jay Karas, Anu Valia, Amy York Rubin.

Un nuovo capitolo della serie, onesto ed esplicito nel trattare un tema delicato come la scoperta dell'omosessualità

Recensione di Paola Casella

Alla fine della prima stagione Victor Salazar, teenager di origine ispanica trasferitosi da poco ad Atlanta, era arrivato al punto di annunciare alla propria famiglia di essere gay, ma era stato preceduto dall'annuncio a sorpresa della separazione dei genitori. Nella prima puntata della seconda serie Love, Victor il ragazzo decide comunque di proseguire con la sua rivelazione, e tutto lo sviluppo drammaturgico a seguire avrà a che fare proprio con le conseguenze di quel gesto, non solo su Victor ma su ogni componente della sua famiglia e sulla sua cerchia di amici, perché "il coming out non riguarda solo chi lo fa".

Questa seconda stagione è anche più realistica della prima perché mostra senza ipocrisie le ragioni di tutti, e il modo in cui anche chi sulla carta sembra pronto ad accettare l'omosessualità spesso si trovi poi in difficoltà a gestirne la quotidianità, soprattutto nella fase iniziale.

Nel caso di Victor, a sorpresa, non è il padre macho a ritrovarsi spiazzato dalla rivelazione del figlio ma la madre, che si scopre non ancora pronta ad accettare l'identità sessuale del ragazzo e il suo rapporto con il fidanzato Benji. Ma anche per Mia, l'ex ragazza di Victor, lo chock è difficile da superare, tanto più che si ritrova ad essere l'unica "spaiata" del gruppetto di amici, che comprende anche Felix, Lake e Andrew.

Ancora una volta Love, Victor si rivela una serie molto onesta e a tratti anche esplicita nel trattare un argomento delicato come la scoperta dell'omosessualità negli adolescenti. Certo, la glossa Disney è sempre presente, ma i temi sollevati sono sinceri e li si affronta in modo coraggioso e utile per la platea di giovanissimi per cui questa serie è intesa, ma anche per i loro genitori, cui è consentito dare voce alle proprie perplessità e insicurezze sull'argomento senza giudicarli.

La sessualità, non solo quella dei teenager, viene rappresentata come un ventaglio di possibilità, senza bisogno di schierarsi a paladini di un'opzione sola. E il messaggio è quello dell'accoglienza dell'altro nella sua interezza, evitando di nascondere non solo le proprie inclinazioni, ma anche i propri dubbi e le proprie inadeguatezze.

È anche molto onesta l'analisi delle ripercussioni che ha la rivelazione dell'omosessualità, raccontate non per distogliere alcuno dal rendere pubblica la propria identità di genere, ma per preparare tutti, chi è gay come chi non lo è, ad un effetto a catena che va messo in conto, senza paura ma con consapevolezza. Perché non è vero che le reazioni degli altri "sono solo rumore", come dirà Benji a Victor, ma modificano lo scenario dei rapporti umani a noi più vicini.

Episodi: 10
Regia di Jason Ensler, Alex Hardcastle, Rebecca Asher, Anne Fletcher, Todd Holland, Jay Karas, Anu Valia, Amy York Rubin.

Una serie spin-off delicata e luminosa, che non fa rivoluzioni ma riesce con la sua semplicità a farsi voler bene

Recensione di Paola Casella

Victor Salazar, teenager di origine ispanica, si trasferisce con la famiglia dal Texas alla Georgia. Sua sorella Pilar è furiosa perché in Texas ha lasciato il fidanzatino, e anche Victor è piuttosto spaesato, non solo a causa del trasferimento ma anche della propria identità sessuale, già messa in discussione ad Atlanta. A risollevare i suoi dubbi sono due nuovi amici conosciuti al liceo locale: Mia, la bella della scuola, che sembra avere un debole per lui, e Benji, un ragazzo apertamente omosessuale, per cui Victor prova una forte attrazione. E poiché il liceo in questione è lo stesso che ha frequentato Simon Spier, un adolescente che proprio lì ha fatto outing qualche tempo prima, è a lui che Victor si rivolge via chat per manifestare le sue incertezze.

Love, Victor è una sorta di spin off di Tuo, Simon, il film del 2018 che aveva per protagonista quel Simon Spier, e che si è rivelato un successo fra gli adolescenti grazie al tono garbato ma sincero con cui affrontava il tema dell'omosessualità fra i teenager.

La sceneggiatura della serie è firmata dallo stesso duo, composto da Elizabeth Berger e Isaac Aptaker, e il tocco è simile: leggero ma onesto nell'affrontare la confusione identitaria che caratterizza l'età dell'adolescenza, con il frequente corollario della sessualità.

Qui però, a differenza che in Tuo, Simon, la famiglia ispanica di Victor potrebbe essere meno pronta ad accettare l'orientamento sessuale del figlio, qualora si rivelasse diretto al suo stesso genere: il padre di Victor, in particolare, lo spinge con allegro machismo "latino" verso le conquiste femminili. Victor inoltre si deve confrontare anche con un bullo locale che ha messo gli occhi su Mia e non perde occasione per sminuire il nuovo arrivato. Dunque la sceneggiatura della serie si spinge un po' oltre quella del film al quale è ispirata, e c'è una maggiore attenzione, in conformità con i tempi, verso i temi dell'inclusione etnica e dell'esclusione sociale (e famigliare?) legata alla diversità.

La confezione è semplice, lineare, movimentata da un montaggio allegro e da scenografie luminose, come si conviene ad un prodotto Disney, e il tema della sessualità è affrontato in maniera delicata ma (relativamente)più esplicita dato il contesto. Niente di rivoluzionario, ma una sceneggiatura agile e dialoghi che, al netto della glassa disneyana, piuttosto credibili.

La vera marcia in più è un cast azzeccato, a cominciare da Michael Cimino (nessuna parentela con l'omonimo regista), italoamericano con ascendenze portoricane, nei panni di Victor: la sua dolcezza naturale lo rende un maschio beta irresistibile, soprattutto per il suo target di età. Lo affiancano Rachel Hilson, già nota al pubblico per il ruolo della giovane Beth nella serie This Is Us, molto efficace nell'incarnare una ragazza che non ha scarificato alla popolarità la propria indole riservata e riflessiva, e Anthony Turpel nei panni di Felix, l'amico goffo e pasticcione ma spontaneo e lealeche molti hanno (o avrebbero voluto avere) avuto al liceo.

Love, Victor non fa rivoluzioni, ma riesce a farsi voler bene, e tratta con dolcezza e una certa determinazione il tema della ricerca della propria identità di genere, con il rischio che essere se stessi, qualunque cosa voglia dire, abbia un costo sociale che non tutti sono preparati ad accettare.

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