Adattamento del romanzo di Aravind Adiga, vincitore del Booker Prize nel 2008, la storia di un povero autista indiano che solo attraverso il suo ingegno e la sua astuzia riuscirà a liberarsi dalla servitù. Disponibile su Netflix.
di Emanuele Sacchi
Balran Halwai, boss di Bangalore, scrive una lettera al premier cinese per raccontargli la sua vita e lo stato di servitù in cui versa la fetta più povera della società indiana. Ha così inizio il flashback sulla vita di Balran, figlio di un guidatore di risciò, apparentemente destinato a una vita di servitù nei confronti dei potenti del suo paese natìo, Laxmangarh. Ma Balran non si rassegna, è ambizioso, si sente una "tigre bianca", dotato di un talento raro. Accetta di fare i lavori più umili al servizio di Cicogna (The Stork) e Mangusta (Mongoose), due criminali locali corresponsabili della morte del padre. Divenuto autista di Ashok, figlio di Cicogna cresciuto negli Stati Uniti, scopre che anche tra i padroni agiati si possono nascondere gli esseri umani. Ma uno sfortunato incidente ristabilirà i precedenti equilibri e le rigide gerarchie della società indiana.
Per riferirsi all'India, la sceneggiatura di Ramin Bahrani torna costantemente e in maniera ironica sul tema della "più grande democrazia del mondo". Una sorta di slogan vuoto, privo di significato, all'interno del quale nascondere le contraddizioni e le iniquità di un Paese rimasto ancorato a tradizioni ancestrali di disuguaglianza sociale.