loland10
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mercoledì 13 ottobre 2021
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morale e violenza
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“La scuola cattolica” (2021) è il settimo lungometraggio del regista toscano Stefano Mordini.
Film contrastato, schematico, riluttante, sadico, selettivo, ambiguo e lascito di commenti.
Un’ambientazione di grande effetto. Luoghi, modi, strutture, rioni, interni e mode ricostruiti in modi capillare: un’immersione totale nei vizi, contorni, sguardi e riferimenti degli anni settanta.
Una storia fatta di scatti, di regole, di ordini, di violenza, di fisicità, di orrore e, soprattutto, di costrizioni inespresse. Una conoscenza ‘virile’ nata a scuola, tra lezioni e sevizie, tra ragionamenti sballati e bullismo retrò di grande presa cinematografica.
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“La scuola cattolica” (2021) è il settimo lungometraggio del regista toscano Stefano Mordini.
Film contrastato, schematico, riluttante, sadico, selettivo, ambiguo e lascito di commenti.
Un’ambientazione di grande effetto. Luoghi, modi, strutture, rioni, interni e mode ricostruiti in modi capillare: un’immersione totale nei vizi, contorni, sguardi e riferimenti degli anni settanta.
Una storia fatta di scatti, di regole, di ordini, di violenza, di fisicità, di orrore e, soprattutto, di costrizioni inespresse. Una conoscenza ‘virile’ nata a scuola, tra lezioni e sevizie, tra ragionamenti sballati e bullismo retrò di grande presa cinematografica.
La regia di Mordini è fortemente attaccata ai personaggi, ai loro giri notturni e non, con una presa scontrosa, cattiva e fuori-schermo. Certo ognuno pare ingabbiato, schematizzato e monocorde, ma l’intento, è certamente quello di rendere evidente l’aberrazione comportamentale e l’agire psicologico in qualsiasi frangente. Da un discorso scolastico ad una festa, da uno sguardo all’uso dei corpi .
Un film che ha suscitato tante polemiche, sul modo di raccontarne i fatti fino al divieto (ultimo) ai 18 anni. I punti di vista, la successione, gli eventi con escalation di mesi e ore, il montaggio secco, la ridondanza in alcune affermazioni, la lunga parte finale, la teatralità, la scelta degli adulti, i gesti violenti. Gli atteggiamenti e i modi dei ‘ragazzi’ dominano su tutto, in ogni mascolinità diseguale, non lineare e perversa. Nottetempo e da ieri, negli anni settanta (siamo nel 1975), i luoghi comuni e il gioco al massacro producono dicotomie e mistificazioni nei comportamenti fisici e psicologici. Il timore verso gli altri e la paura procurano danni irreversibili. ù
Droga non si vede ma si percepisce chiaramente. Alcolici veri non si vedono ma si odorano le scorciatoie. Denaro non si vede ma si sente il suo segno. Fumo e birra tra feste private, compleanni e abbuffate più o meno amichevoli. Riunioni consociate tra ‘figli di papà’ (come si raccontano) dove il relativismo delle regole è deviato tra le rigidità ‘morali’ scola statiche e quelle delle mura di casa. In realtà tutto nascosto da una superficie patinata: un professore che non vede il figlio, una mamma che va a letto con uno studente, un sacerdote che frequenta prostitute, ragazzi con la pistola a fianco, deboli che soccombono, vulgata abitudinaria, un padre omosessuale che lascia moglie e figlio, famiglie dilaniate da morbose tristezze.
Un film che soccombe alle sue idee e si esalta alla sua spinta; rompe lo schermo rischiando di naufragare negli intenti.
Nella Roma del 1975 si riepilogano gli eventi di alcuni ragazzi (di famiglie agiate) e del loro destino abnorme, pieno di contraddizioni, fuori da ogni morale e pieni di grandezze sconsiderate che portano a violenze, sevizie e morte (massacro in una villa del Circeo): una storia di pochi mesi. .
Cast:
Tutto il gruppo giovanile è ben assortito e convincente; i loro volti fortemente espressivi, rimangono oltre lo schermo; Luca Vergoni (Angelo Izzo) e Francesco Cavallo (Gianni Guido) riescono a infondere paure e sguardi sghembi con movenze raccapriccianti e nudità terrificanti. Si aggiunge lo sguardo terzo del morboso Giulio Pranno (Andrea Ghira) che silenzia ogni parete della villa. E’ l’ambientazione stessa che distrugge ogni vacua possibilità di redenzione. E all’apparire in controluce del cartellone di ‘Profondo Rosso’ (uscito in Italia nel marzo del 1975) in un cinema (dove i ragazzi vorrebbero andare con le amiche Donatella Colasanti -Benedetta Porcaroli- e Rosaria Lopez -Federica Torchetti- ma le convincono a cambiare idea) si ha la netta sensazione di un gioco al rimbalzo tra la finzione e la realtà crudissima che da li a poco si sarebbe consumata (istant-movie ed eventi del Circeo in uno squallore orribile).
I ruoli degli adulti: Riccardo Scamarcio (Raffaele Guido), Valeria Golino (Ilaria Arbus), Gianluca Guidi (Ludovico Arbus), Valentina Cervi (Eleonora Rummo), Fabrizio Gifuni (Golgota) sono minimi e di facciata: con risvolti negativi e moralità dubbie. Nulla è giustificato: dai genitori ai figli.
Fotografia di Luigi Martinucci scolorata, oscura, con lampioni.
Regia di S. Mordini: efficace, legata, da soppianto. Voto: 6 (**½) -cinema ineguale-
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alberto58
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venerdì 15 ottobre 2021
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una macchina del tempo che colpisce allo stomaco
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Sono nato nel 1958 a Tor Marancia (vicino alla Montagnola) e ho sempre abitato da quelle parti, negli anni 70 ho frequentato un liceo scientifico dell’EUR, ho finito di leggere La scuola cattolica il 7/10/2021 (il giorno in cui è uscito il film, per puro caso) ed adesso sono all’inizio della rilettura (a pag. 200). Così quando due giorni fa vengo a sapere da “Hollywood Party” che è uscito il film per me andarci diventa inevitabile ed è con questo film che interrompo ieri un digiuno di cinema durato quasi due anni. All’Eurcine quindi grandissime emozioni anche perché la storia di quel film è la storia della mia adolescenza e fin dalle prime battute ci casco dentro, la macchina del tempo funziona alla perfezione.
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Sono nato nel 1958 a Tor Marancia (vicino alla Montagnola) e ho sempre abitato da quelle parti, negli anni 70 ho frequentato un liceo scientifico dell’EUR, ho finito di leggere La scuola cattolica il 7/10/2021 (il giorno in cui è uscito il film, per puro caso) ed adesso sono all’inizio della rilettura (a pag. 200). Così quando due giorni fa vengo a sapere da “Hollywood Party” che è uscito il film per me andarci diventa inevitabile ed è con questo film che interrompo ieri un digiuno di cinema durato quasi due anni. All’Eurcine quindi grandissime emozioni anche perché la storia di quel film è la storia della mia adolescenza e fin dalle prime battute ci casco dentro, la macchina del tempo funziona alla perfezione. Per 90’ è pura delizia: la Roma degli anni 70’, il clima di violenza, le automobili, i telefoni, gli interni familiari, i vestiti, la relazione dei maschi adolescenti tra di loro, con la scuola, i genitori e le ragazze. Per tutto il tempo spero che il delitto del Circeo rimanga sullo sfondo, che ci siano solo allusioni, non descrizioni, come capita nel libro. Invece gli ultimi 30’ sono puramente descrittivi, sono orrore puro. I bellissimi corpi delle due ragazze sono esposti senza pudore così come la violenza e le sevizie cui vengono fatte oggetto. Pare assurdo prima ancora che orribile che quei tre adolescenti, invece di arrivare al paradiso per mezzo di quei corpi cercando un consenso da parte delle ragazze che sicuramente sarebbe arrivato, li utilizzino invece per sprofondare all’inferno. Tuttavia ho provato qualcosa di più dell’orrore, del ribrezzo e della nausea, c’era anche libidine per quei bellissimi corpi esposti e sottomessi, una libidine per cui provo vergogna. Probabilmente quel desiderio non sarebbe stato così intenso se non ci fossero state le sevizie e la consapevolezza che quei corpi sarebbero stati distrutti e che quindi quella era la loro ultima esibizione. L’accoppiata sesso e morte è dirompente, come avviene nel film Goldfinger di James Bond in cui le due bellissime donne con cui fa sesso 007 poco dopo vengono uccise. Forse è per quello che nell’ultima mezz’ora me ne sono stato incassato tra i sedili senza guardarmi intorno in un cinema con l’80% dei presenti che erano donne. Così quella parte finale che mi pareva fuori luogo, dura e non in linea con il libro ho dovuto rivalutarla perché illustra con la crudezza delle immagini il tema sotteso a tutto il libro: il legame tra sesso, violenza e morte. Un legame che è sublimato e represso da quasi tutti i maschi attuali ma sempre presente, sottotraccia. Però negato ed è forse per questo che questo film raccoglie basse votazioni ma alti incassi. Io invece do 4 stelle a questo film con un solo errore quando, nella panoramica fatta dal Fungo dell’EUR si vede lo spettacolare serbatoio dell’acqua di Prato Smeraldo che nel 1975 era molto di là da venire. L’effetto “macchina del tempo” prosegue una volta uscito dal cinema, mi ritrovo al centro dell’EUR e mi faccio un lungo giro in macchina tra i monumenti suggestivamente illuminati sentendo la musica anni 70/80 di M100, sono momenti magici in cui mi sembra ancora di avere accanto la ragazza con cui frequentavo quei posti nelle notti dell’autunno del 1981.
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smaggy
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martedì 19 ottobre 2021
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le contraddizioni degli anni 70
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La Scuola Cattolina è uscito nelle sale vietato ai minori di 18 anni e questo mi sembra un paradosso considerando i contenuti e le immagini che oggi circolano liberamente ovunque.
Il film è tratto dal romanzo omonimo a sua volta ispirato ad un fatto di cronaca: il “massacro del Circeo” compiuto negli anni 70 da alcuni ragazzi di buona famiglia, studenti di una prestigiosa scuola cattolica di Roma.
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La Scuola Cattolina è uscito nelle sale vietato ai minori di 18 anni e questo mi sembra un paradosso considerando i contenuti e le immagini che oggi circolano liberamente ovunque.
Il film è tratto dal romanzo omonimo a sua volta ispirato ad un fatto di cronaca: il “massacro del Circeo” compiuto negli anni 70 da alcuni ragazzi di buona famiglia, studenti di una prestigiosa scuola cattolica di Roma. La vicenda viene raccontata attraverso una serie di episodi che coinvolgono gli studenti, i compagni di classe e i loro genitori.
Non è la scuola cattolica o l’insegnamento cattolico nel mirino del film. Non incontriamo i “preti pedofili”stile Mala Education di Almodovar. E’ piuttosto un’analisi critica della morale comune di quegli anni, dell’ipocrisia perbenista che non sa stare al passo con i tempi: con la lotta sociale, con il femminismo e la rivoluzione sessuale.
E’ la fotografia della società italiana dell’epoca, una società intrisa di violenza nelle scuole, nelle piazze, nelle case.
Il dito è puntato sull’idea totalmente sbagliata di cosa debba essere la virilità. Nei rapporti tra coetanei, tra uomo/donna e genitore/figli. I 3 giovani che stuprano e uccidono sembrano come storditi non solo e non tanto dalle sostanze, quanto da un’idea di maschio etero ricco che può compiere qualunque azione restando praticamente impunito.
Effettivamente se i tuoi genitori mettono a tacere qualunque malefatta scolastica attraverso generose donazioni all’Istituto, l’insegnamento è che i soldi sistemano tutto e non esiste una linea di confine netta tra bene e male. E sono proprio questi genitori – intellettuali, uomini d’affari, gente dello spettacolo – ad uscirne peggio, spesso distratti ed egoisti e in ogni caso, totalmente incapaci di dialogare con i propri figli.
Un film stilisticamente raffinato che racconta sia i fatti realmente accaduti sia quelli “verosimili” di chi quell’epoca l’ha vissuta. Un viaggio nel tempo: bellissima la Roma degli anni ’70, i vestiti, i telefoni, gli arredi … e quella villa al Circeo che ospita le scene più crude della violenza sulle due ragazze. Da vedere. Per indignarsi. Per ricordare. Per non ripetere gli errori del passato.
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spione
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sabato 28 gennaio 2023
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l'ambivalenza del rapporto sado-masochista: un tema che va oltre le possibilità di mordini.
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A parte una manciata di instant movies ad esso ispirati più o meno apertamente (e oggi dimenticati), "La scuola cattolica" è il primo film a raccontare il raccapricciante episodio noto come "massacro del Circeo", e la circostanza che arrivi a quasi mezzo secolo dai fatti la dice lunga su quanto l'argomento sia stato e continui a risultare ostico. La sceneggiatura è ispirata all'omonimo romanzo di Edoardo Albinati, un testimone diretto cresciuto nell'humus in cui maturarono quella ed altre nefandezze che insanguinarono il decennio più violento della seconda metà del secolo scorso (mai sottovalutare gli effetti perversi del pan-ideologismo!). Mordini - il regista - ne trae un'opera tutto sommato interessante, che ha al suo attivo una serie di buone prove attoriali (sia dei giovani quasi sconosciuti che interpretano i ruoli principali, sia dei colleghi più affermati - Scamarcio, Gifuni, Golino, Trinca, Cervi - che li affiancano) e una non banale descrizione del contesto, segnato da violenza, latitanza dei valori, ipocrisia perbenista e latitanza degli adulti, che ha "partorito i mostri".
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A parte una manciata di instant movies ad esso ispirati più o meno apertamente (e oggi dimenticati), "La scuola cattolica" è il primo film a raccontare il raccapricciante episodio noto come "massacro del Circeo", e la circostanza che arrivi a quasi mezzo secolo dai fatti la dice lunga su quanto l'argomento sia stato e continui a risultare ostico. La sceneggiatura è ispirata all'omonimo romanzo di Edoardo Albinati, un testimone diretto cresciuto nell'humus in cui maturarono quella ed altre nefandezze che insanguinarono il decennio più violento della seconda metà del secolo scorso (mai sottovalutare gli effetti perversi del pan-ideologismo!). Mordini - il regista - ne trae un'opera tutto sommato interessante, che ha al suo attivo una serie di buone prove attoriali (sia dei giovani quasi sconosciuti che interpretano i ruoli principali, sia dei colleghi più affermati - Scamarcio, Gifuni, Golino, Trinca, Cervi - che li affiancano) e una non banale descrizione del contesto, segnato da violenza, latitanza dei valori, ipocrisia perbenista e latitanza degli adulti, che ha "partorito i mostri". I limiti sono di ordine più strutturale, nel senso che forse non ci si sarebbe potuti aspettare dal regista un'analisi più calata in profondità della psicologia dei personaggi per sondare con maggior profitto gli abissi della loro aberrante amoralità. Non per caso - quando ci tenta - fallisce: vedasi la scena assai poco convincente in cui il professore illustra agli studenti una "Flagellazione" (di Signorelli?) per cercare di dar conto del complesso (ambivalente) rapporto tra vittima e carnefice. Proprio quella scena, tra l'altro, insieme a quelle dell'efferato scempio finale, era valsa al film un iniziale divieto ai minori di 18 anni ?? (poi riportato a 14 dopo alcuni tagli ??). Un vero peccato, perché l'argomento sarà pure tra i più complessi, spinosi e fraintendibili esistenti, ma se affrontato con la dovuta pazienza e capacità di analisi è in grado di raccontarci molte cose sul "fascismo latente" che infetta da sempre la società italiana e su uno dei suoi frutti più velenosi: la violenza di genere, oggi chiamata con un brutto termine "femminicidio". Resta pur sempre ovvio, però, che tessere una tela così delicata in un film destinato al grande pubblico genererebbe solo quel miscuglio di incomprensioni, strumentalizzazioni e sterili polemiche a cui ultimamente siamo purtoppo assuefatti, e a cui mi ostino a preferire il silenzio. Se volete sapere se vale la pena di vederlo, la risposta è sì. Con l'avvertenza forse superflua che è un vero e proprio pugno nello stomaco.
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felicity
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mercoledì 29 giugno 2022
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un film che tutti dovrebbero vedere
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La scuola cattolica è una grande analisi antropologica e sociologica dei ragazzi di quel tempo, nello specifico della Roma borghese. Un racconto personale dello stesso autore che ha condiviso scuola e amici con i colpevoli del massacro del Circeo. Una storia di ragazzi, che in un contesto diverso avremmo definito di “formazione” ma che qui è di vera deformazione. Una storia in cui l’universo maschile è descritto, indagato, percorso con una lucidità impressionante. Il racconto è costernato da elementi di quegli anni, anni in cui lo schieramento politico era forte e violento e in cui la droga la faceva da padrone anche tra gli adolescenti. La storia di cui si fa testimone per il cinema Mordini è la stessa che si trova nel libro ma con una grande e intelligente differenza.
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La scuola cattolica è una grande analisi antropologica e sociologica dei ragazzi di quel tempo, nello specifico della Roma borghese. Un racconto personale dello stesso autore che ha condiviso scuola e amici con i colpevoli del massacro del Circeo. Una storia di ragazzi, che in un contesto diverso avremmo definito di “formazione” ma che qui è di vera deformazione. Una storia in cui l’universo maschile è descritto, indagato, percorso con una lucidità impressionante. Il racconto è costernato da elementi di quegli anni, anni in cui lo schieramento politico era forte e violento e in cui la droga la faceva da padrone anche tra gli adolescenti. La storia di cui si fa testimone per il cinema Mordini è la stessa che si trova nel libro ma con una grande e intelligente differenza. Non ci sono fascisti dichiarati o abuso di droga visibile. Ci sono però i loro atteggiamenti instabili, pericolosi, estremi. Il lavoro di Mordini e degli autori, oltre che del tutto il cast per la maggior parte esordiente, è veramente equilibrato, lucido, chiaro e riguarda uno schema non dichiarato ma visibilissimo che vede muoversi responsabili e colpevoli.
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