Direttamente da Broadway, una trasposizione che non si nega qualche eccesso. Da giovedì 22 luglio al cinema.
di Paola Casella
Il quasi trentenne Usnavi, figlio di dominicani immigrati a New York, gestisce una bodega a Washington Heights, il quartiere a nord di Manhattan abitato da una popolazione prevalentemente ispanica. Usnavi (il cui nome è stato ispirato a suo padre da una nave della marina statunitense, la U.S. Navy appunto) ha un sueñito, un piccolo (grande) sogno: restaurare il chiringuito che il padre possedeva a Santo Domingo e abbandonare la vita di fatica della bodega. Ma abbandonare le Heights non sarà per lui così facile.
Sognando a New York è l'adattamento cinematografico dello show di Broadway "In The Heights" che ha conquistato quattro Tony, fra cui quello per il miglior musical.
Le musiche e i testi sono stati composti da quel genio rinascimentale che è Lin-Manuel Miranda, di fiere origini portoricane, mentre regia c’è John M. Chu, che ha firmato i sequel della saga di Step Up e la commedia Crazy & Rich: il che spiega sia i pregi che i difetti di questo film. Da un lato infatti l’energia, l’entusiasmo e la capacità di far cantare e ballare un intero quartiere appartiene all’estro creativo pirotecnico del regista e coreografo di origine cinese. Dall’altra la sua inventiva tende a strafare e a crogiolarsi nell’ipercinesi, e il suo amore per le minoranze etniche in America, molto allineato alle sensibilità contemporanee, lo porta ad eccedere ai limiti dello stereotipo.
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