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Il divin codino, un film semplice per un pubblico generalista. Roberto Baggio avrebbe meritato ben di più

Il film di Letizia Lamartire non si eleva oltre la dimensione del prodotto pensato per una prima serata sulla tv nazionale. Dal 26 maggio al cinema.
di Emanuele Sacchi

lunedì 24 maggio 2021 - Netflix

Vita di Roberto Baggio, dagli inizi nelle giovanili del Vicenza fino al terzo millennio e alla mancata convocazione del 2002, con i mondiali negli Usa del 1994 come fulcro e momento critico.

Raccontare la vita di un personaggio celebre, quando non esemplare, significa effettuare delle scelte: privilegiare un momento, narrativamente cruciale, e sorvolare su pagine intere, seppur ricche di motivi di interesse. Scelte dolorose, che producono ellissi radicali e inattese. Ad esempio, vi aspettereste di non sentire neanche nominare Juventus (come pure Inter e Milan) in un film dedicato al Divin Codino Roberto Baggio? Specie con quel che comportò il passaggio dalla Fiorentina alla Juve per una città intera? Ma la scelta di Letizia Lamartire e degli sceneggiatori Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo è chiara e degna di rispetto.


Il punctum del film sta altrove e converge verso il mondiale del 1994 e verso il fatidico rigore decisivo di Pasadena, ossia il momento in cui Baggio, dopo mille traversie pisco-fisiche, si avvicina sino a sfiorare il sogno di quando era bambino, per poi vederlo sfuggire, ricordandolo per tutta la vita.

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