Paul Schrader denuncia un modello politico e sociale in cui il marcio non è nelle mele, ma nei cestini. In Concorso alla 78. Mostra di Venezia e da venerdì 3 settembre al cinema.
di Paola Casella
“Il poker è tutta una questione di attesa” e lo è anche il cinema di Paul Schrader, che costruisce personaggi in bilico portandoli fino all’orlo del salto nel vuoto.
Il tema di Schrader, sceneggiatore e regista, è il senso di colpa (calvinista) accompagnato da un desiderio ossessivo di redenzione, e William Tell, che ha il nome dell’eroe nazionale svizzero capace di centrare una mela con una freccia, non fa eccezione. La sua calma apparente nasconde un fuoco interiore difficile da tenere a freno, e la sua colpa è di quelle che non si cancellano, né per un uomo, né per una nazione.
Oscar Isaacs si inserisce con insospettabile perfezione nel filone di antieroi solitari iniziato con il Travis Bickle di Taxi Driver (di cui Schrader è stato sceneggiatore per Scorsese, che figura fra i produttori de Il collezionista di carte) e proseguito con il Julian Cole di American Gigolo e il John LeTour di Light Sleeper (il finale di Il collezionista di carte richiama quello di questi ultimi due film).
Schrader denuncia quel modello politico e sociale in cui, più che le mele, sono marci i cestini, e pur non assolvendo la responsabilità dei singoli, la contestualizza nell’incoraggiamento ricevuto dall’alto a compiere le peggiori nefandezze.