Titolo internazionale | We Children from Bahnhof Zoo |
Anno | 2021 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Repubblica ceca, Germania |
Regia di | Philipp Kadelbach |
Attori | Michelangelo Fortuzzi, Jana McKinnon, Lena Urzendowsky, Joachim Foerster Bernd Hölscher, Sebastian Urzendowsky, Nik Xhelilaj. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 7 maggio 2021
La serie è un'interpretazione moderna e contemporanea, ispirata alle memorie avvincenti di Christiane F. e segue sei giovani che combattono con veemenza e senza compromessi per il loro sogno di felicità.
CONSIGLIATO SÌ
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Alla fine degli Anni Settanta Christiane, figlia di due genitori in piena crisi di coppia, è un'adolescente che cerca con difficoltà la propria individualità. Soprannominata "Banana" a scuola, qui si avvicina a Stella, una ragazza precoce proveniente da un nucleo familiare altrettanto disfunzionale a causa dell'alcolismo della madre. Stella le fa conoscere il "Sound", la discoteca più gettonata di Berlino Ovest, dove presto entrerà in contatto con il mondo delle droghe sintetiche e dell'eroina. Insieme a un gruppo di coetanei e alla piccola Babsi, una ragazza benestante in fuga dalle cure costrittive della nonna, scoprirà dapprima il piacere della droga, mescolato alle sensazioni del primo amore, e in ultimo perderà il controllo ripiegando sulla prostituzione.
Il riadattamento in otto puntate, prodotto dalla tedesca Constantin Film per Amazon, propone una sfida, consapevole di un inevitabile confronto con il film del 1981 a cui si ispira e di cui mantiene il contesto storico. L'intento evidente della serie è quello di sviluppare una narrazione che possa essere fruita da una nuova generazione di spettatori, malgrado l'ambientazione nel passato.
Quando nel 1978 i giornalisti Kai Hermann e Horst Rieck pubblicarono "Wir Kinder vom Bahnhof Zoo", un report estremamente dettagliato sulle vicende della minorenne Christiane Felscherinow, l'impatto sui lettori fu sconvolgente. La ragazza si era avvicinata al mondo della droga a soli dodici anni, per poi passare velocemente all'eroina intorno ai quattordici insieme ad alcuni coetanei.
Il best seller dipinse con crudo realismo l'ambiente della droga e della prostituzione che ruotava attorno alla Bahnhof Zoo, la stazione dello zoo di Berlino Ovest. Allo shock del libro seguì quello del suo adattamento, diventato un cult, diretto da Uli Edel nel 1981: Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino sconvolse - e sconvolge ancora oggi - il suo pubblico, facendo leva sull'impatto iconico del cameo di David Bowie, che interpreta se stesso al concerto tenutosi al Deutschlandhalle nel 1976 a cui realmente prese parte Christiane.
Il primo confronto avviene sul piano musicale: per favorire una maggiore dinamicità e rivolgersi a un nuovo spettatore, la serie affianca alle sonorità di Bowie la più energica musica dance, alternata a una colonna sonora contemporanea (Sia, Florence + the Machine). Bowie stesso, re-interpretato quasi come una divinità mitologica, diventauna reminiscenza, un oggetto posizionato in virtù del suo riconoscimento. Il prodotto Amazon è costantemente alla ricerca di un equilibrio tra il contenuto originario - un testo crudo e complesso - e ciò che il pubblico contemporaneo cerca. Ne deriva un prodotto senza tempo, ostinatamente alla ricerca dielementi narrativi tipici del teendrama e quindi di un target.
Il formato seriale fornisce un'opportunità di ampliamento, osservando più in dettaglio i presupposti che spinsero i giovani protagonisti verso il mondo della droga, allontanandosi quasi per necessità storica da una generazione, quella dei loro genitori, ambigua e problematica. Padri, madri, tutori appaiono incompetenti perché feriti, egoisti in quanto abbandonati dalla storia e dagli eventi di un passato recente (la Seconda Guerra Mondiale) e di un presente bloccato (dalla Guerra Fredda).
Ciononostante, questa opportunità non viene mai colta appieno, lasciando le papille gustative a secco, fungendo da substrato per un racconto astorico e surreale. Il testo viene così trasformato in un'ambigua interpretazione degli effetti dell'eroina, rappresentati con simbolici voli in aria, siringhe alquanto pulite e personaggi che più che le conseguenze della dipendenza subiscono quelle dell'adolescenza.
Se nel film del 1981 l'impatto derivava da una forte attinenza del racconto al contesto sociale e dall'aderenza della rappresentazione alla realtà, quasi raggiungendo in alcuni tratti lo status di documentario, quarant'anni dopo la direzione è opposta. Alla volontà di mostrare una tragica realtà (biografica, storica e documentata) si sostituisce la necessità di piegare quella stessa realtà a una sua rappresentazione edulcorata e ideale.
Questa serie mi è piaciuta tanto e anche molto di più del film. Sicuramente si discosta un po' dal libro perché è romanzata ma oltre ad essere un pugno nello stomaco per le verità crude di questa storia ha anche ritmo e si guarda in maniera scorrevole. Mi piace anche il fatto che sia una storia a 360° per tutti i personaggi invece nel film gli altri si vedono a malapena.