I Giganti |
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Un film di Bonifacio Angius.
Con Bonifacio Angius, Stefano Deffenu, Michele Manca, Riccardo Bombagi.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 80 min.
- Italia 2021.
- Il Monello Film
uscita giovedì 21 ottobre 2021.
MYMONETRO
I Giganti
valutazione media:
3,80
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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"I giganti", quattro amici sull'orlo della catastrofe
di Roberto Nepoti La Repubblica
Unico rappresentante italiano in gara nel Concorso Internazionale del Festival di Locarno, I giganti è un film "a porte chiuse", come dicono i francesi, un Kammespiel, un gioco al massacro messo in scena in unità di tempo e di luogo. In una casa della campagna sarda si ritrovano quattro uomini sulla quarantina (cui si aggiunge il fratello più giovane di uno di essi): il taciturno Stefano, pieno di graffi nell'anima; Massimo, piegato dai fallimenti personali, a cominciare da quello come marito e come padre; l'esuberante e misogino Andrea; Piero che, votato al compromesso, ha intrapreso la carriera politica. Lo scopo della riunione sembra il consumo di droga, che scorre a fiumi in tutte le varianti possibili, oltre all'incontro con alcune donne prezzolate (che compaiono, effimere, in un'unica scena). In realtà si tratta di un regolamento di conti, che ciascuno tira con gli altri e con il proprio passato.
Il titolo fa riferimento ai Giganti di Monte Prama, sculture di eroi risalenti all'età nuragica nella Sardegna centro-occidentale di cui i personaggi del film sono i pronipoti degenerati e sconfitti. In loro, con esemplare pessimismo, il regista sassarese concentra tutti i peccati e le insufficienze di un'umanità inadeguata e autodistruttiva, che oggi danza sull'orlo del baratro tra catasfrofe ecologica e minaccia nucleare. "Mi piace definire questo racconto come un'opera filosofica scritta da un cialtrone" ha dichiarato Angius, aggiungendo di essere stato influenzato dai mesi della pandemia col loro indotto di "paura, disperazione, ambiguità e inquietudine". A controcorrente rispetto alle parole d'ordine di "rinascita" e "resilienza" che in questi giorni dilagano nel discorso pubblico, I giganti emana pessimismo: in linea con i due lungometraggi precedenti del regista, Perfidia e Ovunque proteggimi, non certo impregnati di ottimismo della volontà.
Se c'è un film d'autore nel vero senso dell'espressione questo è I giganti, che Angius ha scritto, diretto, prodotto come un autentico uomo-orchestra, curandone anche la fotografia e parte delle musiche. E interpretando in prima persona il character più drammatico sulla scena: Massimo, disprezzato dagli altri e disprezzatore di se stesso. Il quale introduce nel film una pistola: che, come insegna la celebre lezione drammaturgica di Anton Cechov, "se c'è, a un certo punto dovrà sparare". Fatto salvo un flashback ciascuno per Massimo e Stefano (ma non sono le scene più risolte del film), tutta l'azione si svolge all'interno della casa, articolata in monologhi e duetti dei personaggi e accompagnata da canzoni "diegetiche" (i suoni provengono da un giradischi in scena): spesso dai vivaci ritmi latini, a contrasto con la disperazione dei protagonisti. L'intreccio di delusioni e sconfitte non avvolge solo i quattro (pseudo) amici più attempati, ai quali il ventenne Riccardo, che li giudica, sa opporre solo cinismo e fuga dalla realtà. Si esita, tuttavia, a credere che I giganti sia un'ode al nichilismo: la sua totale assenza di compiacimento sottintende, di per sé, che gli uomini e la vita potrebbero essere migliori.
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