Travolti da un insolito destino nella casa del maestro Bergman
di Emiliano Morreale La Repubblica
È curioso pensare, nelle mode del cineturismo, che l' isola svedese di Faro viva anche del culto di Ingmar Bergman, il quale vi installò la sua dimora negli ultimi decenni di vita. I film del grande regista, e specie quelli dagli anni 60 in poi, non sembrano fatti per attrarre le folle nei luoghi in cui sono girati e immaginati. E anche i due protagonisti del film di Mia Hansen Løve, marito e moglie entrambi registi e in cerca di ispirazione, affittano proprio l' antica abitazione di Bergman per isolarsi, a contatto con la natura e con le opere del regista. È facile ironizzare: se uno sceglie di dormire nel letto di Scene da un matrimonio o in un' isola sull' Atlantico passa una serata guardando Sussurri e grida su grande schermo, la tensione interiore può salire con esiti non necessariamente proficui.
In realtà l' autrice, quarantenne al suo settimo lungometraggio (è la ex moglie di Olivier Assayas, e nella coppia di registi, con lui molto più anziano di lei, c' è qualcosa di autobiografico), guarda forse più al Bergman degli anni 50, almeno nell' intenso rapporto con la natura. Il film tutto, poi, tra una visione e un "Bergman safari", diventa una riflessione anche leggermente ironica sull' angoscia dell' influenza e sul cinema come evocatore di fantasmi. La regista alla fine va in crisi: non solo il personaggio, ma anche la Hansen Løve stessa, che pare non saper bene come chiudere il film. Nel frattempo, la cosa più fresca è stata la prospettiva femminile sui dilemmi d' artista, che si riverbera nelle prove degli attori: un po' stizzoso e con faccette Tim Roth, stupita e coinvolgente Vicky Krieps, già vista fra l' altro accanto a Daniel Day Lewis nel Filo nascosto , lì nei panni di musa inquietante e non di creatrice.
Da La Repubblica, 9 dicembre 2021
di Emiliano Morreale, 9 dicembre 2021