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A letto con Sartre, una commedia poetica deliziosamente e malinconicamente assurda

Brutti, sporchi e qualche volta anche cattivi. Fra i cieli grigi del Nord della Francia troviamo un gruppo di magnifici delinquenti spettinati e in là con gli anni, e non possiamo non innamorarcene. Al cinema.
di Giovanni Bogani

François Damiens (51 anni) 17 gennaio 1973, Uccle (Belgio) - Capricorno. Interpreta Jeff de Claerke nel film di Samuel Benchetrit A letto con Sartre.
sabato 28 gennaio 2023 - Focus

Brutti, sporchi e qualche volta anche cattivi. Ma puri d’animo, e innamorati. In una commedia assurda, brumosa, fra i cieli grigi del Nord della Francia, troviamo un gruppo di magnifici delinquenti spettinati e in là con gli anni, e riusciamo ad amarli. E d’accordo, non è la prima volta che troviamo in un film dei gangsters pasticcioni; non è neppure la prima volta che li troviamo innamorati. Ma pasticcioni, innamorati e con velleità artistiche e filosofiche, forse sì.

Vediamo uno di loro, a una riunione di poeti che assomiglia più a una confessione di alcolisti anonimi; ascoltiamo i versi scritti su fogliacci tristi dai suoi colleghi di sogni, e poi ascoltiamo i suoi. Non sono eccezionali neppure i suoi: quelli che ha scritto, mettendoci dentro anche qualche parola che non conosce, per la ragazza di cui si è innamorato. La cassiera di uno di quei posti tristi, dove la gente va a comprare tubi di alluminio a metro, o canaline per passarci cavi elettrici. E lei, infatti, sulle prime crede che si tratti di una lista di materiali da acquistare: e non di una poesia per lei.

È tutto così, il film. Equivoci, situazioni assurde: due scagnozzi del gangster poeta che si trovano a persuadere, con le buone o con le cattive, una ragazzina a venire alla festa della figlia del boss: magari, mettendole un sacchetto di plastica attorno alla testa finché non si convince. E poi, c’è la sottotrama che giustifica il titolo: una parrucchiera con velleità teatrali, interpretata da Vanessa Paradis, che vuole portare in scena a tutti i costi una pièce sull’amore libero fra Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir. E non esita a chiedere al gangster che ha il compito di sorvegliarla se, per cortesia, non potrebbe fare la parte di Sartre, nelle prove di scena…

Ma questi sono gli spunti grotteschi, assurdi, a volte demenziali del film. Provate a immaginarli avvolti da una specie di aura poetica, di musica che non suona per nessuno – come dice il titolo francese – e che è la musica delle riflessioni di ognuno, della voglia che ognuno ha di essere felice e di non essere solo, per assurdo che sia il modo in cui riesce nello scopo.


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In foto una scena del film A letto con Sartre.


A pensarci bene, c’è molta tenerezza di sguardo verso questi uomini duri e fragili, che hanno passato gli anta, imbranati, a disagio con la sfrontatezza delle ragazzine, con il loro gergo intriso di anglicismi. Uomini che non sanno come avvicinare il mondo delle donne. Fra le quali una Valeria Bruni Tedeschi, moglie annoiata e catatonica del boss, che ritrova fra le cartacce nel cestino della spazzatura una poesia del suo uomo, e si convince che sia per lei. E riesce, nelle non molte scene che ha a disposizione, a essere commovente.

È come un film di Scorsese in cui i “bravi ragazzi” non hanno fatto soldi, non hanno euforia, non hanno belle mogli ingioiellate, ma hanno – come i personaggi di Scorsese – tutti qualcosa di infantile, in sé. A differenza dei personaggi di Scorsese, non sono carnali, non amano la pasta al sugo, non amano nemmeno parlare ad alta voce: sembrano imbevuti di quell’aria fredda e umida del porto di quella città del Nord. E mentre uno scrive maldestre poesie, un altro – Bouli Lanners – legge un libro dal titolo “La calma interiore”. Come il killer Forest Whitaker leggeva, fra un omicidio e l’altro, in mezzo ai suoi piccioni, il codice del samurai, nel bellissimo Ghost Dog di Jim Jarmusch.

Insomma: ci sono squarci di poesia, magari nei momenti in cui non te la aspetti, in questa commedia deliziosamente e malinconicamente assurda. Come se Quentin Tarantino si fosse messo a passeggiare in una spiaggia lunare del Belgio o del nord della Francia, e si fosse messo a chiacchierare con Jacques Tati.


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In foto una scena del film A letto con Sartre.


Nella realtà, il film è stato girato a Dunkerque, spettrale quanto basta. Fra gli attori, forse i più convincenti sono quelli che recitano, che gesticolano, che sottolineano di meno: uno è Ramzy Bedia, il “postino” delle poesie d’amore del boss alla cassiera graziosa e ignara, uomo semplice e timido che si chiama, però, Neptune – “perché?” “È il nome della nave dove mi hanno trovato, appena nato”. L’altro è Gustave Kervern, il gangster che arriva con un’ascia in mano a “reclamare i crediti” ad un uomo indebitato verso il suo boss. Gangster taciturno, che trova grazie al teatro il modo di aprirsi agli altri, e finisce per farsi convincere a recitare in una pièce amatoriale.

Sono tutti uomini soli, feriti dalla solitudine e dalla monotonia. E sotto sotto, il film ci dice che l’arte – il teatro, la poesia, le parole lette in un libro –  ha il potere di trasformarci, e forse, chissà?, persino di salvarci. Il professore di poesia che vediamo all’inizio, interpretato da Thierry Gimenez, lascia trasparire, nei suoi sguardi e nelle parole di incoraggiamento verso i suoi “poetisti anonimi”, quella che è forse la nota tonica, su cui si appoggia tutto il film: un amore per l’arte che è un amore della vita, e dell’incontro con l’altro.

Uno dei critici francesi ha scritto, per definire il film, “comédie à l’italienne”, Ecco, no. Niente di tutto questo. Magari, la commedia (all’) italiana oggi offrisse questi spunti, commedie con personaggi intrisi di tenerezza, dentro un mondo brutale. No, comédie à l’italienne proprio no. Semmai, viene da andare con la mente ancora un po’ più a Nord. E pensare ai personaggi laconici, spesso toccanti, dei film di Aki Kaurismäki.   


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