Adnan, uomo smarrito, straniero nel suo mondo, incapace di sentirsi in sintonia con chi gli e accanto, viene risvegliato dall'incontro con un ragazzo ferito. Espandi ▽
Adnan vive in un villaggio sulle alture del Golan, regione che appartiene alla Siria ma che da decenni è occupata da Israele. Senza lavoro, e con le qualificazioni di medico che si limitano a un corso sostenuto a Mosca, Adnan vive in modo distante anche la relazione con moglie e figlia. Sarà l’incontro con un giovane ferito che viene da oltre il confine, dove continua la guerra di Siria, a farlo entrare definitivamente in opposizione con una comunità da cui si sente stritolato. Esordio potente e ricco d’atmosfera, il film porta lo spettatore in un mondo altro, una zona dall’identità negata e in cui abitano generazioni ferite da guerre vecchie e nuove. Glaciale nella messinscena e nei tempi drammaturgici, il film compensa con una ricerca visiva molto raffinata, specialmente nelle composizioni ricorrenti di una tortuosa salita le cui curve infinite alludono alla sedimentazione del conflitto all’interno del villaggio. Con le sue riflessioni sul valore antropologico di un confine, Ameer Fakher Eldin realizza un film necessariamente “visto da lontano”, abile nel farci mettere in dubbio il concetto stesso di distanza.