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francesco
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domenica 12 gennaio 2020
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fa riflettere,,,
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Ho visto questo film molto interessante , racconta quello che accade oggi in mezzo al mediterraneo e quello che siamo noi italiani, molto toccante e divertente. Il mio giudizio è positivo bravo Zalone.
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eleonora63
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domenica 12 gennaio 2020
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purtroppo sono d'accordo
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Sono d'accordo, è un film con una sceneggiatura scadente e una regia approssimativa. E dico purtroppo perché è un film pieno di buone intenzioni, e si vede che Zalone ci ha messo tutti i suoi migliori sentimenti. Forse ha voluto strafare, forse si era troppo innamorato dell'idea e non ha ascoltato consigli... non so, ma certo il risultato è purtroppo molto al di sotto della passione che c'è sicuramente dietro. Gli auguro di aggiustare il tiro e spero nel prossimo film.
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frankmoovie
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domenica 12 gennaio 2020
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tolo tolo: malo malo ...
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Ci siamo cascati: forse troppa pubblicità, troppe polemiche, ma anche la voglia di qualche promessa risata dopo una settimana di clausura causa forte raffreddore e tosse, ci hanno fatto scegliere di vedere "Tolo Tolo" il film di e con Checco Zalone. Delusione pazzesca. Una storia fatta di accozzaglia di luoghi comuni, tanto leggera da non lasciare segni, tanto scontata da essere subito dimenticata, eppure l'argomento neorazzismo e immigrazione poteva dare spunti profondi e anche volendo fare una commedia anche allegra, si poteva fare meglio. La satira può essere feroce anche attraverso una battuta comica, l'importante è che faccia riflettere, Ma qui non vengono fuori notizie interessanti, né frasi che colpiscono.
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Ci siamo cascati: forse troppa pubblicità, troppe polemiche, ma anche la voglia di qualche promessa risata dopo una settimana di clausura causa forte raffreddore e tosse, ci hanno fatto scegliere di vedere "Tolo Tolo" il film di e con Checco Zalone. Delusione pazzesca. Una storia fatta di accozzaglia di luoghi comuni, tanto leggera da non lasciare segni, tanto scontata da essere subito dimenticata, eppure l'argomento neorazzismo e immigrazione poteva dare spunti profondi e anche volendo fare una commedia anche allegra, si poteva fare meglio. La satira può essere feroce anche attraverso una battuta comica, l'importante è che faccia riflettere, Ma qui non vengono fuori notizie interessanti, né frasi che colpiscono. Non siamo nemmeno riusciti a commuoverci per una storia già vista e rivista, farcita, di stupidità e tentativi di musical o, addirittura, di cartoni animati! Un'occasione persa per Zalone e il co-sceneggiatore Paolo Virzì. entrambi in passato hanno fatto grandi cose, questa volta hanno voluto sfiorare un argomento anche politico-sociale, ma non avendo il coraggio di affrontarlo. Attori anche bravi come Souleymane Silla, Manda Touré, Nassor Said Berya, Alexis Michalik. ... corrono il rischio di cadere nel dimenticatoio insieme a sacrificati Barbara Bouchet e Nicola di Bari e non basta il ricorso a canzoni Anni '60 molto famose per creare una colonna sonora accompagnandola anche a canzonette da asilo infantile. Non è questo il cinema all'italiana che ci piace ...
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marci
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domenica 12 gennaio 2020
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non funziona
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In estrema sintesi, il film non e' altro che un involucro per le gag di Zalone. Forse come nei film precedenti. Ma il problema e' che, a parte rarissime eccezioni, le battute non fanno quasi mai ridere. Mi ha strappato una risata solo la battuta della "corruzione onestissima dell'africa che con 1000 euro corrompi un ministro, non un assessore comunale come in Italia". Per il resto forzate, scontate e tante volte quasi fastidiose. Mancava solo la battuta che oggi con l'INPS si muore, mentre con l'AIDS si puo' sopravvivere!
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la ta
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domenica 12 gennaio 2020
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da richiesta rimborso dei soldi spesi per il bigli
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Ho visto il Film ieri sera ed è stata una delusione totale. A parte il fatto che sono andata a vedere il film con la convinzione di fare due risate, (Zalone è un comico giusto?)e sono uscita dopo aver sorriso forse solo una volta, la critica più grande che voglio muovere è relativa al fatto che il film ha una pessima regia, un montaggio mediocre e una sceneggiatura non convincente. Si vede che Zalone ha intrapreso un percorso da solo ma non è in grado, a ciascuno il proprio mestiere!! Come comico non ha fatto ridere e come regista ha fatto male! Sono uscita dalla sala amareggiata e delusa a tal punto che avrei chiesto il rimborso del biglietto. Non lo consiglio, è un brutto film, un accozzaglia di tessere di un film che non si compone mai!!
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gustibus
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sabato 11 gennaio 2020
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giudizio finale
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E'proprio come dite voi dando 1stella.."decisamente mediocre"..mai espressione cosi'perfetta fa decisamente testo per TOLO TOLO.Signori,Zalone ha fatto negli ultimi 7anni la fortuna del cinema italiano raggiungendo l'apice con Quo Vado.Detto questo non e'che per queste evidenze sia meglio di Sordi,di Manfredi,di Tognazzi,di Pieraccioni e i film sono discreti..parlo di Checco Zalone eh! Innoridisco quando leggo CAPOLAVORO,IL MIGLIOR FILM ITALIANO,come LA VITA E'BELLA!..andiamo dall'esagerazione al paradosso.Si ha l'abitudine di dire "e' questione di gusti"no,no calma,altrimenti voi critici a cosa servite?Io cinefilo dai 10anni ad ora(66)adoro film di tutti i generi.
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E'proprio come dite voi dando 1stella.."decisamente mediocre"..mai espressione cosi'perfetta fa decisamente testo per TOLO TOLO.Signori,Zalone ha fatto negli ultimi 7anni la fortuna del cinema italiano raggiungendo l'apice con Quo Vado.Detto questo non e'che per queste evidenze sia meglio di Sordi,di Manfredi,di Tognazzi,di Pieraccioni e i film sono discreti..parlo di Checco Zalone eh! Innoridisco quando leggo CAPOLAVORO,IL MIGLIOR FILM ITALIANO,come LA VITA E'BELLA!..andiamo dall'esagerazione al paradosso.Si ha l'abitudine di dire "e' questione di gusti"no,no calma,altrimenti voi critici a cosa servite?Io cinefilo dai 10anni ad ora(66)adoro film di tutti i generi..tutti! Quando uno dice o scrive..che so.."LAWRENCE D'ARABIA"..e' brutto..semplice non si intende di Cinema,vale anche per un critico che fa recensione.Gli incassi sono un altro discorso.Il genere e'cambiato molto.I films per famiglie e ragazzi(13-18anni) sono quelli che hanno cambiato il mercato,ma hanno peggiorato la qualita'di visione.Precisiamo subito,LA RECITAZIONE,LA SCENEGGIATURA,LA FOTOGRAFIA,LA MUSICA,IL MONTAGGIO esistono molto meno queste peculiarita'dove esce il capolavoro.IO nella mia agenda personale delle migliaia di film visti metto al primo posto VIA COL VENTO(1938)al secondo posto ci sono tutti i filmoni partendo da BEN-HUR,ma sapete che come secondo film piu'bello metto SEVEN di D.Fincher,HEAT di A.Mann.Il migliore film italiano..C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA di S.Leone.Poi non mettiamo la politica nel dare le stelle ad un film e questo succede molto nelle varie testate giornalistiche ed e'molto sbagliato.Il cinema non ha colori.Ora prendiamo atto che anche l'attore o il regista che abbiamo nel cuore,possa sbagliare film.Ci sta no?..Io patito di Clint Eastwood dal 1964 ammetto che qualche film l'ha sbagliato.Il cinema e'bello anche per questo.Fatevi la ragione di *anche per Checco Zalone,che mi e' comunque simpatico.Verita'sempre!
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sabato 11 gennaio 2020
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bravo zalone
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Finalmente qualcuno ha il coraggio di spiegare le cose come sono veramente . Chi l'accusa di razzismo è il primo ad esserlo. Bravo Zalone
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concettos
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sabato 11 gennaio 2020
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zalone disorienta e divide
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Ci siamo fermati per qualche istante, tutti, rimanendo perplessi davanti al grande schermo mentre scorrevano i titoli di coda di “Tolo Tolo”, ponendoci una domanda dalla risposta non immediata: cosa abbiamo visto? Cosa voleva dirci Zalone (Virzì) in questo groviglio da montagne russe della metafora, intinte in sprazzi di battute “autoreggenti” disseminate qua e là dal comico ex Zelig, e indorate da non pochi dubbi? E dov’è finito quell’iniziale canovaccio di storia di emigrazione/ immigrazione dispersa tra mille rivoli ingrossati d’altri contenuti?
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Ci siamo fermati per qualche istante, tutti, rimanendo perplessi davanti al grande schermo mentre scorrevano i titoli di coda di “Tolo Tolo”, ponendoci una domanda dalla risposta non immediata: cosa abbiamo visto? Cosa voleva dirci Zalone (Virzì) in questo groviglio da montagne russe della metafora, intinte in sprazzi di battute “autoreggenti” disseminate qua e là dal comico ex Zelig, e indorate da non pochi dubbi? E dov’è finito quell’iniziale canovaccio di storia di emigrazione/ immigrazione dispersa tra mille rivoli ingrossati d’altri contenuti?
Garantito che sorprende, e non poco, l’ultimo film di quella macchina d’incassi milionari che è Luca Medici, con questo suo “Solo Solo”, un inaspettato e disarticolato caleidoscopio di tutto (ma proprio tutto) ciò che un paese, come “l’Italietta”, poteva offrire al regista barese su un piatto d’argento per coglierne mille e più spunti da trascrivere in una sceneggiatura a volte parossistica, a volte quasi da scenette da cabaret, di certo non lineare e che non convince proprio del tutto.
Un film “inzuppato” in un incessante scorrere di una pletora di metafore da cogliere all’istante, dove non è permessa nessuna distrazione, dentellate metafore che ti inducono a un’analisi, al microscopio elettronico, delle moderne problematiche sociali e della nostra (mala) politica, quella becera, di pancia, degli slogan ad effetto e chiusi su sé stessi. Ma il vero problema per lo spettatore, abituato a film “più semplici” come: “Quo vado?” o “Sole a catinelle”, è comprenderne i giusti riferimenti, legarli, in pochi istanti, a questo o a quel personaggio del teatrino della politica o dell’evento di cronaca. Così diventa tutto un inevitabile susseguirsi di: chi l’ha detto? Questa battuta mi sembra di averla già sentita (che è colpa mia se sei nato in Africa?). Quel personaggio chi mi ricorda? Toh, guarda chi c’è!
E in questo ordinato caos, proviamo a chiarire qualcuno di questi rifermenti anche se presentati sotto il pesante, e onnipresente, maglio dell’allegoria, riportando quelli che, più di altri, ci sono rimasti dentro.
Su tutti il mito di noi italiani “malati” di acido ialuronico, l’anti-age per antonomasia, assillante la sua presenza tanto da diventare, nell’immaginario collettivo, più importante del denaro, della libertà, della vita reale. E poi giù, giù, con il problema degli immigrati e il reiterato concetto dell’integrazione entrambi proposti, alternativamente, sottotraccia o in primo piano, in forma retorica o semi seriosa, dove, al loro interno, fanno capolino più di una guerra dimenticata, la corruzione, i massacri nei villaggi africani sperduti, il tentativo di stupro e… il furto del copyright(?).
E ancora, la kafkiana burocrazia made in Italy che preoccupa di più di un attacco armato, e rigurgiti di fascismo che emergono in tutta la loro fuorviante correlazione di fronte al “vedo nero”. E come se ciò non fosse più che sufficiente, ti ritrovi anche il drammatico naufragio dei migranti ma in chiave allegorica e…cantata (ma era proprio il caso?) con l’immancabile stop agli sbarchi con il nostro paese diviso tra pro e contro dove, all’improvviso, si erge un Niki Vendola in versione di…sé stesso.
Prendete fiato, perché si continua con le canzoni, tante, a volte persino a tema, ma che sembra che ti tele trasportino in una sorta di musical alla (perdonateci il confronto) “La La Land” o per i più canuti in una reminiscenza di Yuppi Du. Per finire, anche alcune scene che, vagamente, fanno corsare scorribande in ciò che potrebbe ricordare il format di un doc film. In sintesi, si è provato a miscelare la drammatica realtà africana e i problemi tipici degli italiani attraverso l’ironia: come cercare di mischiare l’acqua con l’olio. Vi basta? No? Ok, allora vi raccontiamo anche della presenza dell’esaltazione del mito del griffato e la sua perfetta contraffazione e l’extracomunitario che ci da lezioni di cinema e di…italiano e siamo certi che chissà cos’altro ancora ci siamo dimenticati strada facendo.
Perché Zalone ha esagerato mettendo in un calderone di solo un’ora e mezza tutto ciò che poteva starci in tre film e anche più, comprimendolo per poi fallo deflagrare con la forza dell’esplosione di una supernova ma senza generare nulla di veramente concreto: forse appena un piccolissimo asteroide chiamato riflessione. Da segnalare alcune cadute di stile nella trappola del banale che alterano, annacquandolo, l’iniziale, nobile, scopo di alcune scene create per indurre a far pensare. Pertanto, non è per nulla facile il giudizio finale da parte nostra e degli spettatori in quello che possiamo definire: un tentativo di dare originalità a diverse tematiche dal facile déjà vu. Forse, se analizzato nel valore assoluto dell’allegoria qualcosa si salva, ma se doveva essere un “serio” esperimento di atipicità d’analisi dei non pochi mali della nostra società opulenta, attraverso il filtro (e gli occhi) di chi sta molto peggio di noi, profondi e concreti dubbi emergono e di non semplice risposta. Il finale, che non sveleremo, di certo è quello che più disorienta, in meglio o in peggio anche qua starà a voi decidere, anche perché chi l’ha visto ne sta ancora parlando e provando a capire se è un film che meriti il tutto esaurito in contemporanea in ben quattro sale di un multisala catanese e il nuovo record d’incasso nella prima giornata in tutta la storia del cinema italiano, record che, guarda caso, apparteneva sempre allo stesso Zalone. Esagerato anche questo.
di Concetto Sciuto
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annacinzia
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sabato 11 gennaio 2020
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immigrato anche in casa sua
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Il film per me è abbastanza comico ma anche commovente specialmente nella prima parte. Ammiro il pensiero di Checco Zalone perché ci mostra il mondo come è stato costruito, con tutto il bagaglio di pregiudizi. Chiama "immigrato" l'africano che è in Africa al quale si rivolge per chiedere informazioni. Fa ricorso alla teoria razzista quando non riesce a far valere le sue posizioni. L'empatia di comodo della star francese che in un ultimo gesto di generosità regala la crema antirughe al suo compagnodi viaggio abbandonato dagli incompetenti politici italiani. E poi la corruzione che rende il nostro tempo infelice quando potrebbe essere piacevole per tutti.
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Il film per me è abbastanza comico ma anche commovente specialmente nella prima parte. Ammiro il pensiero di Checco Zalone perché ci mostra il mondo come è stato costruito, con tutto il bagaglio di pregiudizi. Chiama "immigrato" l'africano che è in Africa al quale si rivolge per chiedere informazioni. Fa ricorso alla teoria razzista quando non riesce a far valere le sue posizioni. L'empatia di comodo della star francese che in un ultimo gesto di generosità regala la crema antirughe al suo compagnodi viaggio abbandonato dagli incompetenti politici italiani. E poi la corruzione che rende il nostro tempo infelice quando potrebbe essere piacevole per tutti.
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