felicity
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mercoledì 17 marzo 2021
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guy ritchie torna nel suo ambiente ideale
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In The Gentlemen ci sono diversi piani di narrazione che vengono portati avanti grazie a un montaggio ipercinetico frenetico, che non fa respirare – o almeno solo quanto basta per star dietro agli avvenimenti. L’esercizio di stile che non nasce con lo scopo di portare originalità a livello di struttura filmica o cambiamento a livello narrativo; anzi, Ritchie riesce a riproporre qualcosa che i suoi fan già conoscono bene, apportando piccole migliorie e trasformazioni al racconto conosciuto e rimarcandone pure la classicità, disseminando per tutto il film significanti momenti di metacinema. È tramite la storia di Fletcher che man mano si vengono a conoscere i fatti.
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In The Gentlemen ci sono diversi piani di narrazione che vengono portati avanti grazie a un montaggio ipercinetico frenetico, che non fa respirare – o almeno solo quanto basta per star dietro agli avvenimenti. L’esercizio di stile che non nasce con lo scopo di portare originalità a livello di struttura filmica o cambiamento a livello narrativo; anzi, Ritchie riesce a riproporre qualcosa che i suoi fan già conoscono bene, apportando piccole migliorie e trasformazioni al racconto conosciuto e rimarcandone pure la classicità, disseminando per tutto il film significanti momenti di metacinema. È tramite la storia di Fletcher che man mano si vengono a conoscere i fatti. È qui che sta il ricatto fatto a Ray: raccontare questa verità (l’intero film) sotto forma di sceneggiatura e venderla a una casa cinematografica oppure oscurare tutta la storia e farsi pagare. Da quest’incontro inizia l’intero evolversi dell’opera, perché il racconto di Grant è praticamente l’intero film di Ritchie; o in altre parole, il Grant sceneggiatore è Ritchie stesso – un personaggio che ama il 35mm ma trova noioso La conversazione di Coppola. Per questo The Gentlemen è prima di tutto una riflessione sul percorso narrativo al cinema, dove vengono esposte tutte le scelte di racconto possibili, in cui tutto è volto a mostrare la magia della narrazione e del cinema – in particolare del suo, liberando ogni istinto che prima era sopito e sfidando l’atmosfera attuale dominata dal politically correct, non astenendosi dal fare battute a sfondo razziale. Non a caso viene spesso ribadito nello stesso film che è tutto un “cinematograficamente parlando“: non c’è realismo da ricercare, è finzione, divertimento, un gioco narrativo. Fletcher è un narratore, contento di esserlo, compiaciuto da stesso e dalla sua funzione – proprio come il regista, egocentrico, felice del suo ruolo di sceneggiatore, divertito dal manipolarlo per prendere in giro il pubblico, cercando di sorprendere il più possibile con la solita esagerazione, con trovate trash e pulp che spesso richiamano il mondo fumettistico, gestendo e articolando tutto il materiale narrativo senza mai cadere nel ridicolo.
Dai personaggi grotteschi di un mondo criminale alla minuziosa ricerca della colonna sonora, che serve quasi come spiegazione o risposta a qualsiasi cosa accade sullo schermo; dall’umorismo scorretto alla satira sociale e ai combattimenti corpo a corpo, dagli stereotipi ed espedienti narrativi del genere che sono abusati al montaggio scalmanato; dai patch-work di personaggi di ogni genere all’uso del voice-over per descriverli, anche se qui non è proprio così over. Ci sono tutti gli elementi riconoscibili del primo cinema di Ritchie, tutti quegli ingredienti che hanno creato un vero e proprio sottogenere, con un mondo criminale che oggi è stato esteso: basti pensare ai protagonisti, che da rozzi abitanti dei sobborghi ora vivono ai piani alti della società londinese contemporanea, ma con un maggiore controllo della struttura di racconto e gestione del montaggio, che diventano meno confusionari e più organizzati.
Guy Ritchie torna dunque a dirigere un film ove può esprimere tutta la sua libertà e capacità artistica, riproponendo il filone gangster movie ironico-grottesco che aveva abbandonato e ripartendo proprio da dove l’aveva lasciato dai tempi di Snatch e Lock&Stock.
Il regista inglese torna nel suo ambiente, lo manipola, ci gioca e lo sazia di dettagli, rimettendo insieme un mosaico policromo di personaggi di ogni etnia, nazionalità, quartiere o religione; personaggi che sono pregni di quella caratterizzazione curata ma racchiusa nell’idea del “quanto basta sapere per far sì che possa esistere la scena”. Ed è con questo che vince Ritchie: con la vasta gamma di characters originali e sopra le righe che fanno di ogni film un cult, grazie anche alla scelta del cast, sempre a cinque stelle, riuscendo a trasformare Hugh Grant in un villain credibile all’interno di un voluto ambiente dalle sfumature surreali.
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fabrizio friuli
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mercoledì 18 ottobre 2023
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inghilterra violenta
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Il capo di un organizzazione londinese dedita al traffico di droga, decide di ritirarsi dagli affari per andare in pensione, ma egli, avendo molto potere, deve affrontare il giovane e ambizioso capo di un ' organizzazione cinese che vuole prendere il suo posto, in modo da accrescere il suo potere, come se non bastasse, il fidato collaboratore di Mickey Pearson, Raymond Smith, viene preso di mira da un investigatore privato noto come Fletcher per avere informazioni sui legami di Mickey Pearson con il duca Pressfield, che ha ricevuto l' incarico da Big Dave.
Il lungometraggio del regista è sceneggiatore Guy Ritchie , oltre ad essere un thriller, è anche un film gangster, un film d' azione ed anche una commedia, dotato di una regia più che distinta e di attori ben selezionati che hanno saputo impersonare adeguatamente I loro personaggi, anche Charlie Hunnam ( attore inglese divenuto famoso per la serie Sons Of Anarchy ) ha impersonato adeguatamente il personaggio di nome Raymond Smith, l'elegante collaboratore di Mickey Pearson , ovviamente Matthew Mcconaughey è stato sbalorditivo in questo film, tanto quanto lo è stato nel capolavoro Dallas Buyers Club, impersonando il capo dell' organizzazione Mickey Pearson che, pur volendo ritirarsi dagli affari, dimostra di essere ancora un uomo forte e indomito che non si inginocchia davanti al suo nemico, il collaboratore di un gangster cinese che si fa chiamare Occhio Asciutto ( che in seguito, assume lui il controllo dell' organizzazione cinese, dopo la morte di Lord George, ucciso a tradimento ).
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Il capo di un organizzazione londinese dedita al traffico di droga, decide di ritirarsi dagli affari per andare in pensione, ma egli, avendo molto potere, deve affrontare il giovane e ambizioso capo di un ' organizzazione cinese che vuole prendere il suo posto, in modo da accrescere il suo potere, come se non bastasse, il fidato collaboratore di Mickey Pearson, Raymond Smith, viene preso di mira da un investigatore privato noto come Fletcher per avere informazioni sui legami di Mickey Pearson con il duca Pressfield, che ha ricevuto l' incarico da Big Dave.
Il lungometraggio del regista è sceneggiatore Guy Ritchie , oltre ad essere un thriller, è anche un film gangster, un film d' azione ed anche una commedia, dotato di una regia più che distinta e di attori ben selezionati che hanno saputo impersonare adeguatamente I loro personaggi, anche Charlie Hunnam ( attore inglese divenuto famoso per la serie Sons Of Anarchy ) ha impersonato adeguatamente il personaggio di nome Raymond Smith, l'elegante collaboratore di Mickey Pearson , ovviamente Matthew Mcconaughey è stato sbalorditivo in questo film, tanto quanto lo è stato nel capolavoro Dallas Buyers Club, impersonando il capo dell' organizzazione Mickey Pearson che, pur volendo ritirarsi dagli affari, dimostra di essere ancora un uomo forte e indomito che non si inginocchia davanti al suo nemico, il collaboratore di un gangster cinese che si fa chiamare Occhio Asciutto ( che in seguito, assume lui il controllo dell' organizzazione cinese, dopo la morte di Lord George, ucciso a tradimento ). La caratteristica principale di questo film è la caratterizzazione dei personaggi, perché ogni personaggio ha una propria personalità ben costruita e un proprio modo di apparire, per esempio , il personaggio noto come il Coach ( interpretato dall' attore Colin Farrell ) è un uomo intelligente ed è stato in grado di mettere in riga da solo i membri di una babygang in un fast food, e indossa delle estrose ( ma anche grottesche ) tute da ginnastica a quadri, questo personaggio, pur apparendo in alcune scene e pur non essendo uno dei personaggi principali , il Coach è probabilmente il personaggio migliore del film, dal punto di vista della caratterizzazione, invece, il personaggio di Rosalind Pearson, non è un personaggio ben caratterizzato, non perché corrisponda all' archetipo della Femme Fatale, ma perché il personaggio corrisponde alla " Donna Del Boss " , ossia, una donna forte, ma non di più. Un altro personaggio che ha una certa visibilità nel corso del film è l' investigatore privato, interpretato da Hugh Grant. The Gentleman è sicuramente un valido lungometraggio, provvisto di una sceneggiatura ben realizzata dal regista stesso del film Guy Ritchie, gli attori selezionati hanno dimostrato bravura e competenza, quindi, è un film che merita la visione e le critiche positive.
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wolvie
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venerdì 29 gennaio 2021
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che look !
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Mickey Pearson è il Re dello spaccio di marijuana a Londra. Cerca di andarsene in pensione ma si crea una guerra tra fazioni criminali per chi vuole prendersi il suo regno.
Come si suol dire :" il più pulito ha la rogna".
La trama è un pretesto, Ritchie non riesce a dare linfa alle sue sconclusionate trame "tarantiniane " Made in U.K, però questa volta coglie nel segno con alcuni personaggi ottimamente caratterizzati: su tutti il Mickey Pearson di Matthew McConaughey, il Ray di Charlie Hunnam, il coach di Colin Farrell, il laido giornalista Fletcher di Hugh Grant e la Rosalind Pearson di Michelle Dockery.
Il top però sono i costumi mozzafiato, per un prodotto dove l ' estetica conta molto più della narrazione, che sostanzialmente è robetta.
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Mickey Pearson è il Re dello spaccio di marijuana a Londra. Cerca di andarsene in pensione ma si crea una guerra tra fazioni criminali per chi vuole prendersi il suo regno.
Come si suol dire :" il più pulito ha la rogna".
La trama è un pretesto, Ritchie non riesce a dare linfa alle sue sconclusionate trame "tarantiniane " Made in U.K, però questa volta coglie nel segno con alcuni personaggi ottimamente caratterizzati: su tutti il Mickey Pearson di Matthew McConaughey, il Ray di Charlie Hunnam, il coach di Colin Farrell, il laido giornalista Fletcher di Hugh Grant e la Rosalind Pearson di Michelle Dockery.
Il top però sono i costumi mozzafiato, per un prodotto dove l ' estetica conta molto più della narrazione, che sostanzialmente è robetta.
Gioia per gli occhi e finalmente un ruolo azzeccato per McConaughey dopo tanti mist-casting.
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wolvie
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Come si suol dire :" il più pulito ha la rogna".
La trama è un pretesto, Ritchie non riesce a dare linfa alle sue sconclusionate trame "tarantiniane " Made in U.K, però questa volta coglie nel segno con alcuni personaggi ottimamente caratterizzati: su tutti il Mickey Pearson di Matthew McConaughey, il Ray di Charlie Hunnam, il coach di Colin Farrell, il laido giornalista Fletcher di Hugh Grant e la Rosalind Pearson di Michelle Dockery.
Il top però sono i costumi mozzafiato, per un prodotto dove l ' estetica conta molto più della narrazione, che sostanzialmente è robetta.
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Mickey Pearson è il Re dello spaccio di marijuana a Londra. Cerca di andarsene in pensione ma si crea una guerra tra fazioni criminali per chi vuole prendersi il suo regno.
Come si suol dire :" il più pulito ha la rogna".
La trama è un pretesto, Ritchie non riesce a dare linfa alle sue sconclusionate trame "tarantiniane " Made in U.K, però questa volta coglie nel segno con alcuni personaggi ottimamente caratterizzati: su tutti il Mickey Pearson di Matthew McConaughey, il Ray di Charlie Hunnam, il coach di Colin Farrell, il laido giornalista Fletcher di Hugh Grant e la Rosalind Pearson di Michelle Dockery.
Il top però sono i costumi mozzafiato, per un prodotto dove l ' estetica conta molto più della narrazione, che sostanzialmente è robetta.
Gioia per gli occhi e finalmente un ruolo azzeccato per McConaughey dopo tanti mist-casting.
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daniele fanin
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sabato 25 aprile 2020
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nel mezzo del cammin di malavita
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Non sempre l’andare avanti porta un miglioramento. Ne è prova l’ultimo film di Guy Ritchie, The Gentlemen, che segna il brillante ritorno del regista britannico, dopo le deviazioni dalla sua matrice originale e marchio di fabbrica rappresentati da Aladino (2019), Re Artù (2017) e per certi versi anche Operazione UNCLE (2015), nonché’ dal dittico su Sherlock Holmes, alle origini che avevano decretato il suo successo con un ben definito stile narrativo e cinematografico incentrato sul mondo della malavita londinese. Nessuno si illude realmente che la criminalità organizzata inglese affianchi alla crudeltà e cupidigia anche l’immancabile atteggiamento distaccato, sofisticato e, mi si permetta il termine, “figo” che caratterizza i personaggi di Guy Ritchie, ma è innegabile che ritrovarli sullo schermo faccia piacere, come ritrovare un cugino un po’ scapestrato a cui però si vuole bene e, in fondo, si ammira ed un po’ invidia senza ammetterlo.
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Non sempre l’andare avanti porta un miglioramento. Ne è prova l’ultimo film di Guy Ritchie, The Gentlemen, che segna il brillante ritorno del regista britannico, dopo le deviazioni dalla sua matrice originale e marchio di fabbrica rappresentati da Aladino (2019), Re Artù (2017) e per certi versi anche Operazione UNCLE (2015), nonché’ dal dittico su Sherlock Holmes, alle origini che avevano decretato il suo successo con un ben definito stile narrativo e cinematografico incentrato sul mondo della malavita londinese. Nessuno si illude realmente che la criminalità organizzata inglese affianchi alla crudeltà e cupidigia anche l’immancabile atteggiamento distaccato, sofisticato e, mi si permetta il termine, “figo” che caratterizza i personaggi di Guy Ritchie, ma è innegabile che ritrovarli sullo schermo faccia piacere, come ritrovare un cugino un po’ scapestrato a cui però si vuole bene e, in fondo, si ammira ed un po’ invidia senza ammetterlo.
L’americano Mickey Pearson, ben interpretato da Matthew McConaughey, trasferitosi ad Oxford per l’università, è ben presto divenuto un barone della droga che ha saputo sfruttare le connessioni con i baroni, quelli veri col sangue blu, per costruire un impero commerciale dedicato alla produzione e spaccio di marjuana. Giunto alle soglie della mezza età, felicemente sposato con la londinese-doc Rosalinde, decide di sdoganarsi nella legalità’, offrendo in vendita la sua attività all’imprenditore ebreo Matthew, spalleggiato da guardie del corpo ex-Mossad. Questa decisione innesca una serie di effetti e storie secondarie che portano a bordo caratteri secondari in abbondanza, fra cui primeggia Colin Farrell, e che vengono magistralmente narrate da Fletcher, giornalista al soldo di un tipico Tabloid inglese avverso a Pearson, che intende monetizzare col ricatto le informazioni raccolte, e quelle inventate per colmare i vuoti di quello che non sa, in una lunga conversazione con il factotum di Pearson, Raymond, ben caratterizzato da Charlie Hunnam, molto più a suo agio qui che nei panni di Re Artù. Un Hugh Grant in gran, e cinematograficamente nuovo, spolvero fornisce a Fletcher un fascino inusuale per il popolare attore inglese ma che gli permette di deviare, e verrebbe da dire finalmente, dalle aspettative di ruolo che si era costruito in tutta la sua carriera.
Mescolando la proverbiale vivacità e velocità dei dialoghi, tarantineschi ma al tempio stesso inequivocabilmente made in Ritchie, con un’attenta e scontata britannicità dei costumi e delle scene ed una gradevole, caratterizzante senza essere invadente, colonna sonora, The Gentlemen si rivela un piacevolissimo film che sollecita quello che lo spettatore ormai si aspetta da Guy Ritchie, condito di benevole citazioni cinefile (La Conversazione di Coppola, le pellicole analogiche) e simpatiche autocitazioni (fra cui i maiali di Snatch ed il manifesto di Operazione UNCLE fra le altre) e da un ottimo uso della macchina da presa al servizio di un ritmo narrativo avvincente ma che al tempo stesso permette, grazie all’accattivante narrazione di Fletcher, di non perdere mail il filo rosso che corre attraverso tutta la storia fino al suo, parzialmente inaspettato, finale.
Un passo indietro, ma verso la qualità delle origini, di Guy Ritchie. The Gentlemen non passerà alla storia del cinema per la sua innovazione ma rappresenta un solido, ben scritto, diretto ed interpretato, film di genere. Coi tempi che corrono, non è poi così male!
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