gustibus
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mercoledì 4 agosto 2021
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nessun pugno nello stomaco!
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Sono pronto agli attacchi..ma che volete..dico sempre quello che la mia mente percepisce,il mio cuore sente.Quando vedo un film dai5anni(Via col vento)ad ora(68)..non guardo i premi la vostra pregevole recensione.Visto ieri in streaming..a parte la mostruosa recitazione di A.Hopkins questo "The father"non mi ha emozionato per niente.Quando vedo tre stanze,una finestra in 90minuti,vado in tilt!Per quanto riguarda la recitazione,non era cinema,era teatro!appunto tratto da una pièce del regista Florian Zeller e si vede!..Il tema?..qui si parla di demenza senile o Alzheimer non si capisce bene..in fondo temi simili sono stati affrontati in molti altre visioni.Quello che mi ha frastornato che vedendo le foglie ,la storia era su una fine senza aver dato sussulti e mi chiedevo "ma davvero e'finito cosi'?"Con un soggetto cosi'banale(e non vi sta parlando un giovanotto!)la visione non mi ha trasmesso nulla.
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Sono pronto agli attacchi..ma che volete..dico sempre quello che la mia mente percepisce,il mio cuore sente.Quando vedo un film dai5anni(Via col vento)ad ora(68)..non guardo i premi la vostra pregevole recensione.Visto ieri in streaming..a parte la mostruosa recitazione di A.Hopkins questo "The father"non mi ha emozionato per niente.Quando vedo tre stanze,una finestra in 90minuti,vado in tilt!Per quanto riguarda la recitazione,non era cinema,era teatro!appunto tratto da una pièce del regista Florian Zeller e si vede!..Il tema?..qui si parla di demenza senile o Alzheimer non si capisce bene..in fondo temi simili sono stati affrontati in molti altre visioni.Quello che mi ha frastornato che vedendo le foglie ,la storia era su una fine senza aver dato sussulti e mi chiedevo "ma davvero e'finito cosi'?"Con un soggetto cosi'banale(e non vi sta parlando un giovanotto!)la visione non mi ha trasmesso nulla..niente di niente e 15mila film li avro'visti.Poi i premi tutto il rispetto del mondo.Vale l'oscar al miglior attore..anche se dice nel film che e'del 1937..quindi recita come 84enne..e il grande attore e'molto vicino all'eta'..da qui la sua bravura.Allora potrei dire bravo anche al grande Clint Eastwood per "The Mule"che ha quasi 90anni anche lui.Ora attaccatemi ma non ritiro una parola della mia recensione..la trama..a parte la malattia non saprei descriverla..ecco la mia delusione.Spero di non raggiungere i quasi 200si e i 200no di Nomadland.Non sono sadico,vorrei tanto parlare bene di questi film pluripremiati..mi dispiace deludere.
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ralphscott
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domenica 25 luglio 2021
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quasi insostenibile.
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Non mi interessa, in questo caso, giudicare la qualità dell'opera, ma evidenziare che la messa in scena, per quanto verosimile, risulta notevolmente greve. L'ho visto in compagnia di una persona che ha perso il coniuge causa Alzheimer: sono riuscita a stento a seguirlo io, mi ha detto, giusto perchè ho vissuto il problema in prima persona. Pesantissimo, nonostante l'istrione Hopkins.
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no_data
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giovedì 22 luglio 2021
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tema interessante, ma…
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Bellissimo film, ottima interpretazione.
Concordo però con Maugam: il finale non è così dorato per la grande maggioranza degli anziani costretti a spostarsi in una casa di riposo. Ho la recente esperienza di mio padre, ospite gli ultimi tre mesi della sua vita in un residence per anziani e stroncato da una improvvisa polmonite. Entrato lucido ed autosufficiente, versava 3.000€ al mese ma magari avesse trovato una infermiera come quella del film, che lo abbracciava e consolava. Nel finale del film il regista ci rivela di appartenere ad un mondo, privilegiato, del tutto sconosciuto alla maggior parte di noi.
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luca scialo
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giovedì 8 luglio 2021
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"mi sento come un albero che perde le foglie"
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Anthony è un ingegnere ottantenne, che sta gradualmente perdendo la memoria, probabilmente per l'Alzheimer. La figlia Anne cerca di assisterlo, ma deve fare i conti con la mente sempre meno lucida del padre. Che confonde luoghi e persone. Ricorda sempre meno anche chi fosse da giovane, e il dramma della figlia persa quando era ancora una ragazza, Lucy. Che evoca spesso. L'unico punto di contatto con la realtà è il suo inseparabile orologio. Perché quando si sta affondando, ci si aggrappa ad un oggetto. In questo caso, metafora del tempo che scorre e al quale ci si cerca faticosamente di agganciarsi. Uno straordinario Anthony Hopkins, forse nella sua più intensa interpretazione (impresa ormai ardua vista la sua invidiabile filmografia) inscena un film del drammaturgo francese Florian Zeller.
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Anthony è un ingegnere ottantenne, che sta gradualmente perdendo la memoria, probabilmente per l'Alzheimer. La figlia Anne cerca di assisterlo, ma deve fare i conti con la mente sempre meno lucida del padre. Che confonde luoghi e persone. Ricorda sempre meno anche chi fosse da giovane, e il dramma della figlia persa quando era ancora una ragazza, Lucy. Che evoca spesso. L'unico punto di contatto con la realtà è il suo inseparabile orologio. Perché quando si sta affondando, ci si aggrappa ad un oggetto. In questo caso, metafora del tempo che scorre e al quale ci si cerca faticosamente di agganciarsi. Uno straordinario Anthony Hopkins, forse nella sua più intensa interpretazione (impresa ormai ardua vista la sua invidiabile filmografia) inscena un film del drammaturgo francese Florian Zeller. La mano teatrale, unita all'inconfondibile stile francese di raccontare le storie, si vede tutta. In una pellicola che si svolge tra quattro mura, con dialoghi continui, musica ridotta ai minimi termini (solo quando Anthony ascolta con le cuffie la sua musica preferita), incentrata prevalentemente sulla bravura degli attori. Proprio come si fosse a teatro. Del resto, si tratta di un adattamento cinematografico della pièce teatrale dello stesso Zeller, Il padre (2012), già portata sul grande schermo da Philippe Le Guay in Florida (2015). Si spera che Zeller, agli esordi sul grande schermo, prosegua su questa strada. L'epilogo toccante ma riflessivo, ci ricorda che in fondo l'età senile ci riporta alle origini della nostra esistenza. A quella ingenuità infantile che in età adulta avevamo perso.
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emanuele 1968
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lunedì 5 luglio 2021
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bello ma pesante
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Penso che sia un film difficile, ricco di spunti, malattia degenerativa, demenza senile, alzheimer, badanti, case di riposo, condizionamenti famigliari, sensi di colpa, insomma tanta carne al fuoco, arduo non rispecchiarsi nel passato , nel presente e futuro......
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giovanni_b_southern
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giovedì 1 luglio 2021
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spettacolare
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Spettacolare. Vero. Bellissimo. La vecchiaia è 'una brutta bestia'. Film da vedere
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frankmoovie
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martedì 22 giugno 2021
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ritorno a cinema. the father. nulla è come sembra.
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Appena tornato a casa, racconto le mie impressioni su questo film, non senza esprimere la nostra emozione per essere tornati a cinema dopo circa 9 mesi, giusto per buttar via brutti ricordi e veder partorire nelle sale riaperte questa pellicola che è un insieme di sensazioni, di ansie, di sentimenti, di affetti e situazioni difficili, reali. Una storia che il neo-regista drammaturgo Florian Zeller, ci racconta, in un ambiente scenico teatrale, senza panorami, strade trafficate, trucchi da computer, violenze o parolacce, gli ultimi anni di un uomo colpito da un male dovuto all’età, dei suoi pensieri che si mescolano e si intrecciano con il dolore e i contrasti decisionali dei familiari nell’affrontare situazioni che tutti pensano non toccare se stessi e che quando si verificano provocano terremoti emozionali.
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Appena tornato a casa, racconto le mie impressioni su questo film, non senza esprimere la nostra emozione per essere tornati a cinema dopo circa 9 mesi, giusto per buttar via brutti ricordi e veder partorire nelle sale riaperte questa pellicola che è un insieme di sensazioni, di ansie, di sentimenti, di affetti e situazioni difficili, reali. Una storia che il neo-regista drammaturgo Florian Zeller, ci racconta, in un ambiente scenico teatrale, senza panorami, strade trafficate, trucchi da computer, violenze o parolacce, gli ultimi anni di un uomo colpito da un male dovuto all’età, dei suoi pensieri che si mescolano e si intrecciano con il dolore e i contrasti decisionali dei familiari nell’affrontare situazioni che tutti pensano non toccare se stessi e che quando si verificano provocano terremoti emozionali. Film vincitore, meritatamente, dell’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale e ANTHONY HOPKINS., vincitore dell’Oscar come miglior protagonista: senza essere condizionato dai premi, veramente ammetto che sono uscito dalla sala scosso per la concretezza dell’impatto psicologico che ci viene mostrato e del realistico volto dell’attore su cui si leggono tutti i pensieri, le preoccupazioni, le speranze. Pochi attori nel cast, ma bravissimi, in particolare Olivia Colman è capace di rappresentare i conflitti interiori di una figlia attraverso i suoi occhi. Luci soffuse per tutta la durata del racconto, accompagnato dalla colonna sonora di Ludovico Einaudi, non assillante, ma coinvolgente …. Bel ritorno in sala, commovente … (sarà per la mia età?). Un neo: in sala eravamo solo due coppie …
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inesperto
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mercoledì 9 giugno 2021
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un geniale pugno nello stomaco
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L'Alzheimer visto dall'interno; non dall'esterno come di norma. Un Anthony Hopkins al quale assegnar l'Oscar sembra persino scontato, per quanto esagerata appare la sua interpretazione.
Qui si tratta della storia di un uomo che si ritrova, ottantenne, a tirare avanti in casa sua, rendendosi conto gradualmente, con grosse difficoltà, e non senza opporvisi, che la testa lo sta abbandonando poco a poco... e che le persone intorno a lui soffrono per questo, soprattutto l'unica figlia rimastagli. Ella patisce sia la fatica ed il dolore di doverlo assistere sia la scelta di voler vivere egualmente la sua vita (certo, forse, trasferirsi a Parigi col nuovo compagno, in una situazione tale qual è quella in cui versa il padre, non è forse l'idea piu brillante che potesse venirle.
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L'Alzheimer visto dall'interno; non dall'esterno come di norma. Un Anthony Hopkins al quale assegnar l'Oscar sembra persino scontato, per quanto esagerata appare la sua interpretazione.
Qui si tratta della storia di un uomo che si ritrova, ottantenne, a tirare avanti in casa sua, rendendosi conto gradualmente, con grosse difficoltà, e non senza opporvisi, che la testa lo sta abbandonando poco a poco... e che le persone intorno a lui soffrono per questo, soprattutto l'unica figlia rimastagli. Ella patisce sia la fatica ed il dolore di doverlo assistere sia la scelta di voler vivere egualmente la sua vita (certo, forse, trasferirsi a Parigi col nuovo compagno, in una situazione tale qual è quella in cui versa il padre, non è forse l'idea piu brillante che potesse venirle... tuttavia la sua afflizione è sincera e Olivia Colman trasmette grande intensità, come al suo solito).
E' un film duro, che forse sembra opportuno guardare in un momento di buona forma mentale, per quanto al principio la genialata della storia rappresentata dal punto di vista del malato sia sorprendente; la prosecuzione, invece, si addensa quanto a forza, complessità e tristezza. Opera sicuramente importante; proprio come il suo protagonista.
Complimenti.
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writer58
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mercoledì 9 giugno 2021
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tempus fugit...
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Prendete un quadro di Picasso, dividetelo in tanti piccoli pezzi, rimescolateli e poi cercate di ricomporre la figura originale come in un puzzle. Magari, per rendere l'operazione ancora più complessa, togliete qualche frammento. Nella migliore delle ipotesi, verrà fuori un insieme un po' diverso, all'interno di una composizione che ha già alterato i rapporti spaziali tra persone ed elementi del quadro. Il film "The Father" del regista Zeller assomiglia precisamente a un puzzle ricostruito da un narratore inaffidabile, una "realtà", un insieme di percezioni viste con gli occhi di una persona che, a causa di una demenza senile, tende ad aggrovigliare, rimescolare e sovrapporre i contesti, le persone, i ricordi, gli eventi.
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Prendete un quadro di Picasso, dividetelo in tanti piccoli pezzi, rimescolateli e poi cercate di ricomporre la figura originale come in un puzzle. Magari, per rendere l'operazione ancora più complessa, togliete qualche frammento. Nella migliore delle ipotesi, verrà fuori un insieme un po' diverso, all'interno di una composizione che ha già alterato i rapporti spaziali tra persone ed elementi del quadro. Il film "The Father" del regista Zeller assomiglia precisamente a un puzzle ricostruito da un narratore inaffidabile, una "realtà", un insieme di percezioni viste con gli occhi di una persona che, a causa di una demenza senile, tende ad aggrovigliare, rimescolare e sovrapporre i contesti, le persone, i ricordi, gli eventi.
Il protagonista del film- Anthony, un ex ingegnere ottantenne interpretato da uno straordinario Hopkins- vive in una casa elegante in un quartiere residenziale di Londra, ha rapporti conflittuali con le collaboratrici che lo assistono e viene visitato regolarmente dalla figlia - Anne, impersonata da un'eccellente Olivia Colman-. Ha alcune manie compulsive, come quella di nascondere l'orologio in luoghi di cui si dimentica e qualche vissuto persecutorio nei confronti delle badanti, accusate di voler sottrargli oggetti di valore. La fissazione sull'orologio è significativa, in realtà la percezione del tempo da parte di Anthony si sta sgretolando, tende a sovrapporre il "prima" e il "dopo", il qui e il là, mescola gli eventi come fossero un mazzo di carte, rimodella la realtà sulla base dei suoi desideri e timori. Una figlia morta in un incidente continua a vivere nella mente dell'anziano, confonde il proprio appartamento con quello di Anne, rivendica un'autonomia di pensiero e di decisione che viene azzerata dalla sua condizione.
Ma non è solo il tempo a sgretolarsi, anche lo stato emotivo di Anthony subisce brusche variazioni e oscillazioni ampie su un range che spazia dall'arroganza, all'aggressività persecutoria, dall'affabilità all'invettiva, dalla fragilità al pianto. E' come se le dimensioni essenziali del vivere- tempo, interazioni, modulazioni affettive- fossero a un tratto diventate un alfabeto sconosciuto, un mare percorso da correnti rapide che trascinano via e che obbligano ad afferrarsi a ripetizioni ("In Francia non parlano neanche l'Inglese"), a silttamenti, a condensazioni, a rimozioni.
Chiunque abbia convissuto con un famigliare colpito da demenza, conosce benissimo il calvario che comporta per chi ne è affetto e per chi gli sta vicino. Dalle prime omissioni, dalle prime dimenticanze, all'erosione progressiva dello spazio delle funzioni vitali, fino al non riconoscimento dei famigliari e alla mancanza totale di autosufficienza.
"The father" ci propone la prima parte di questo percorso a partire dall'esperienza del protagonista. Alcuni tasselli rimangono non collocati e alcune domande senza risposta. Tuttavia, sono proprio queste imperfezioni, queste linee di frattura che rendono il film apprezzabile e prezioso, quasi fosse un esempio di kintsugi, l'arte giapponese che usa l'oro o l'argento liquido per saldare oggetti di ceramica che si sono rotti. Immagine che vale anche per lo spirito umano, quando corre il rischio di essere disintegrato dall'usura e dal passo del tempo.
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mauridal
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domenica 6 giugno 2021
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ma chi sono io veramente?
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THE FATHER Nulla è come sembra. un film di Di Florian Zeller.
Il regista e commediografo Florian Zeller, tratta in questo film, un tema che in qualche modo tutti hanno conosciuto, la vecchiaia e le sue conseguenze .
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THE FATHER Nulla è come sembra. un film di Di Florian Zeller.
Il regista e commediografo Florian Zeller, tratta in questo film, un tema che in qualche modo tutti hanno conosciuto, la vecchiaia e le sue conseguenze . I padri e i genitori anziani la vivono direttamente, i figli più o meno giovani, conoscono le conseguenze che la vecchiaia produce sulle persone e nel caso di Father è proprio la demenza senile , che produce in Anthony ,il protagonista un sorta di stracciamento dalle vicende vissute, ma anche un estraniamento rispetto alle persone care o vicine che a lui appartengono, come la figlia Anne e il marito, o le varie badanti e infermiere che si occupano dei lui. Dunque una storia di vecchiaia resa però attraverso un personaggio Anthony , che non accetta nella sua ragione , di essere malato di Alzheimer,e si comporta nel suo habitat ovvero la sua casa come un perfetto gentlemen con punte di forza e simpatia quando vuole presentarsi agli altri, figlia ,genero ,badanti come appunto nella perfetta normalità di tutti , senza dubbio alcuno. I guai iniziano quando la realtà si lacera e agli occhi di Anthony compaiono figure sdoppiate, irriconoscibili che da amabili persone diventano terribili nemici , ladri e finanche probabili assassini. Il pregio del film è che non è il solo Anthony a vedere e vivere questa pseudo realtà , poiché anche lo spettatore viene immerso in una storia piena di ambigue figure , e di situazioni dove “nulla è come sembra” . Il regista dirige amabilmente il grande Anthony Hopkins che rende perfettamente il disagio mentale dell’uomo, ma da grande attore qual’è crea una figura teatrale , è un personaggio che recita una normalità a cui nessuno crede ma che dovrà fare i conti con i suoi affetti veri la figlia e suo marito che non possono far fronte al problema. Il regista quarantenne, tradisce a volte la sua di angoscia di invecchiare in malo modo, o forse ha già vissuto il problema con anziani genitori . Dunque questo film drammatico, a volte scivola nel thriller di Kubrik quando tutto si svolge tra camere da letto cucine e corridoi di una grande casa ,inglese, ma dove non c’è via d’uscita per Anthony , se non guardare i bambini giocare dalla finestra. La svolta tra realtà e fantasia mentale, avviene quando la figlia Anne ben resa dalla brava attrice Olivia Colman, decide di ricoverare suo padre , in clinica per curare la malattia. Qui Anthony si ritrova da solo a ricucire la sua esistenza tra ricordi e angosce e con la certezza di dover affrontare un ultimo appuntamento che la gentile infermiera gli ricorda come una passeggiata nel parco. Qui Anthony si arrende e come spesso avviene nei vecchi, regredisce a piccolo bambino che chiama piangendo la mamma. Un film ben costruito sulla empatia tra pubblico e personaggio, con una grande emotività nel condividere la sorte di Anthony. (mauridal).
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