Anno | 2020 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Israele |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Dani Rosenberg |
Attori | Marek Rozenbaum, Roni Kuban . |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 9 settembre 2020
Un viaggio da Tel Aviv a Gerusalemme è l'occasione di girare un ultimo film padre-figlio.
CONSIGLIATO SÌ
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Mentre sta girando un film su un presunto attacco iraniano ad Israele, Dani Rosenberg, che ha scelto suoi padre come protagonista, deve affrontare l’insorgere di una grave malattia nel genitore. Deciderà di portare avanti le riprese anche e soprattutto per tenere il padre il più possibile a distanza dal pensiero della morte.
Dani Rosenberg, diplomato alla Sam Spiegel Film School, ha ricevuto un budget dall’Israel Film Fund per girare una commedia dal titolo “La notte della fuga” sulla paranoia nazionale e individuale che colpisce Israele nel momento in cui si teme una reazione da parte dell’Iran ad un attacco.
Ha deciso all’epoca di scritturare suo padre nel ruolo del protagonista che si affanna per portare in salvo tutti membri della famiglia trasferendoli da Tel Aviv a Gerusalemme sulla base di una semplice ‘voce’ sui possibili bombardamenti. Sino a qui i dati disponibili. Per il resto lo spettatore deve farsi trasportare dal regista in un territorio in cui domina un articolato mix tra realtà e finzione. Assistiamo alle riprese del film, ce ne stacchiamo per seguire l’andamento del tumore al fegato che colpito il protagonista, assistiamo alla proiezione di vecchi filmini amatoriali mentre ci viene ricordato che il confine tra finzione e realtà è labile. Rosenberg ci fa, a suo modo, una lezione sul ‘farsi’ del cinema (ivi compresa una molto interessante scena sull’esecuzione della colonna sonora musicale per una scena). Il regista cita Borges tra i suoi autori preferiti e così siamo messi sull’avviso su quale potrà essere la struttura del film. Ma più che Borges qui si sente riecheggiare la famosa definizione di Jean Cocteau: “Il cinema è morte al lavoro 24 fotogrammi al secondo, una macchina infernale capace di generare fantasmi e di infondervi vita e anima, di giocare pericolosamente al confine tra il visibile della nostra vita quotidiana e l'invisibile di un aldilà inconoscibile."
Quando una persona è in fin di vita spesso si attua un gioco tra le parti: il malato e chi gli sta accanto fingono che tutto vada bene. Ecco, è un po' quello che fa il regista israeliano Dani Rosenberg che decide di filmare suo padre, malato terminale di tumore, facendolo diventare l'attore protagonista del suo futuro film, che poi sarà la sua opera prima dal titolo The death of cinema and my father [...] Vai alla recensione »
In concorso al 26° MedFilm Festival c'è anche il film d'esordio di Dani Rosenberg, che sarebbe dovuto essere a Cannes 2020. Un labirinto di immagini dove finzione e realtà si mescolano continuamente. Un incastro senza via d'uscita che ingabbia a forza operatore e soggetto; come se entrambi, chi sta dietro e davanti la camera, tramite l'immagine stessa riuscissero a diventare immortali.