The Crown

Film 2016 | Drammatico, Storico 50 min.

Regia di Stephen Daldry, Philip Martin, Julian Jarrold, Benjamin Caron, Philippa Lowthorpe, Samuel Donovan, Jessica Hobbs, Christian Schwochow. Una serie con Olivia Colman, Tobias Menzies, Helena Bonham Carter, Gillian Anderson, Victoria Hamilton. Cast completo Titolo originale: The Crown. Genere Drammatico, Storico - Gran Bretagna, 2016, STAGIONI: 6 - EPISODI: 60

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Ultimo aggiornamento martedì 5 dicembre 2023

Argomenti:  Royal Family

La serie biografica sulla regina d'Inghilterra Elisabetta II, dalla prematura ascesa al trono nel 1953, tra i pregiudizi di un'aristocrazia ultra-conservatrice, e la necessità di riempire di carisma personale il proprio ruolo "voluto da Dio". La serie ha ottenuto 19 candidature e vinto 8 Golden Globes, 1 candidatura agli Emmy Awards, 5 candidature e vinto un premio ai Satellite Awards, 15 candidature e vinto 5 Critics Choice Award, 14 candidature e vinto 6 SAG Awards, 4 candidature e vinto un premio ai Writers Guild Awards, 5 candidature e vinto 2 CDG Awards, 3 candidature e vinto un premio ai Producers Guild, 4 candidature a Bafta TV Award, La serie è stato premiato a AFI Awards, 3 candidature a ADG Awards,

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO N.D.
La storia di Elisabetta II, dal suo matrimonio nel 1947 ad oggi.
a cura della redazione
a cura della redazione

La storia di The Crown si svolge tra Buckingham Palace e il numero 10 di Downing Street, due luoghi di fama mondiale di cui verranno svelati i segreti, gli amori e gli intrighi che hanno plasmato i grandi eventi della seconda metà del XX secolo. Due edifici, due corti, un'unica Corona.

Episodi: 10
Regia di Benjamin Caron, Philip Martin, Jessica Hobbs, Julian Jarrold, Stephen Daldry, Christian Schwochow, Paul Whittington, Philippa Lowthorpe, Samuel Donovan, May el-Toukhy, Alex Gabassi, Erik Richter Strand.

Manca una coerenza narrativa ma la serie si conclude con momenti altissimi di scrittura

Recensione di Paola Casella

Diana Spencer è ormai l'ex moglie del Principe Carlo, ma l'attenzione mediatica nei sui confronti non diminuisce, anzi: i paparazzi la inseguono ovunque, e lei un po' tratta e un po' sfugge alla loro costante invadenza, soprattutto da quando l'imprenditore egiziano Mohamed Al-Fayed le ha messo vicino suo figlio Dodi, con l'intenzione di imparentarlo ad un ex membro della casa reale inglese.

La sesta e ultima stagione della pluripremiata serie The Crown dedica a Diana, di nuovo ben interpretata da Elizabeth Debicki, le prime quattro delle sue dieci puntate, con una ripresa verso il finale, e poi dà largo spazio a suo figlio William, che le assomiglia sia nell'aspetto che nella capacità di galvanizzare la curiosità dei media.

Ma c'è posto anche per la principessa Margaret, Carlo e Camilla, Harry, Philip e, ovviamente, la regina Elisabetta, che si riprende il palcoscenico reale fino a concludere le sei stagioni con la sua uscita di scena, che riunisce in lei tutto il suo passato, e il nostro di spettatori della serie.

Quel che stupisce, in negativo, di questa stagione è la rappresentazione ultra favorevole di Carlo e di Camilla, cui la regina arriva a fare addirittura delle scuse, probabilmente a seguito della loro incoronazione come sovrani d'Inghilterra: dunque Carlo diventa improvvisamente comprensivo, empatico, fisicamente attraente (grave errore quello di farlo interpretare dal seducente Dominic West) e affettuoso nei confronti dei figli e persino dell'ex moglie Diana, e promotore di un'evoluzione più umana e democratica della Corona, mentre Camilla diventa saggia, delicata e rispettosa dei ruoli propri e altrui: insomma tutto ciò che, quantomeno nella percezione del pubblico, non sono mai stati. Anche la regina Elisabetta viene trattata con i guanti, soprattutto per quanto riguarda il suo comportamento dopo la morte di Diana: sembra impossibile che Peter Morgan, l'head writer della serie The Crown, sia anche l'autore del film The Queen, infinitamente più critico nel raccontare la stessa situazione.

Morgan continua ad avere una penna sopraffina, soprattutto nel sesto episodio che, attraverso il rapporto fra la regina e Tony Blair, regala un magnifico resoconto del delicato equilibrio fra tradizione e modernità che caratterizza la società inglese: ed è nella descrizione degli alti e bassi del potere, anche quello monarchico, che la serie raggiunge le sue vette più alte. Alcuni personaggi sono molto a fuoco: la regina appunto, interpretata con l'infinità di sfumature all'interno della stoicità da Imelda Staunton; sua sorella Margaret, che ha il volto plasmabile di Lesley Manville; la già citata Diana di Elizabeth Debicki; il principe William, ben incarnato nella versione universitaria dal suo sosia Ed McVey; e suo nonno Filippo, che ha la dolente ironia di Jonathan Pryce. Altri ruoli invece hanno il sapore della macchietta o, come si direbbe in sceneggiatura, del trickster usato come "sollievo comico": la regina madre, Cherie Blair e soprattutto il principe Harry, qui trasformato in una sorta di Ron Weasley, (ma l'ultima puntata giustifica le sue bizzarrie con la consapevolezza che "il sistema protegge solo i primogeniti, mentre per i secondi la vita è più dura").

A William tocca la responsabilità del ruolo in cui il pubblico è chiamato ad identificarsi, soprattutto quando accusa il padre di essere la causa dell'incidente costato la vita a sua madre, non in quanto suo mandante (anche se questa ipotesi verrà esaminata dall'indagine Operazione Paget) ma in quanto fedifrago dall'inizio del matrimonio reale. E i fan di Diana apprezzeranno, nel dialogo in cui Carlo chiede a "mommy" il permesso di sposare Camilla, un paio di battute al fulmicotone su quanto certe persone non sappiano proprio stare al proprio posto. Anche Cherie Blair è chiamata ad incarnare la vox populi, mentre per Diana il lato umano rimane secondario rispetto alla star quality del personaggio e dell'attrice che lo interpreta.

Fra i temi centrali di questa stagione c'è il rapporto fra coppie di fratelli (William-Harry) e sorelle (Elizabeth-Margareth) e la popolarità inseguita o sfuggita, croce e delizia, destino inevitabile per alcuni e perennemente elusivo per altri, merce di scambio e fonte di condanna. E ci sono i rapporti padre-figlio che la famiglia reale "non ha mai gestito bene". Al centro, come un diamante inscalfibile, rimane la grandezza del sacrificio della vita privata compiuto da (alcuni) reali in nome e per conto della Corona. E in mille occasioni la serie preconizza il futuro (cioè l'attuale presente) con tutte le sue derive.

Questa ultima stagione è popolata da fantasmi e sogni premonitori, ma è orchestrata in maniera diseguale, adottando diversi stili narrativi invece che di cercare una coerenza narrativa unitaria. Non mancano i momenti altissimi di scrittura, ma anche dialoghi più banali, nel tentativo ormai consolidato dalla serie di mescolare fatti reali con conversazioni solo immaginate dietro porte ermeticamente chiuse. E il nostro voyeurismo di spettatori a volte viene premiato da scambi verbali di altissima raffinatezza drammaturgica, a volte frustrato da invenzioni narrative che hanno il sapore della compiacenza con il potere attualmente al trono. Ma il discorso della regina al matrimonio di Camilla resta un capolavoro di equilibrio fra accettazione e ironia, e trasmette tutta l'ambiguità del rapporto fra Elisabetta e la sua attempata seconda nuora.

Episodi: 10
Regia di Benjamin Caron, Philip Martin, Jessica Hobbs, Julian Jarrold, Stephen Daldry, Paul Whittington, Philippa Lowthorpe, Samuel Donovan, Christian Schwochow.

Quinta stagione in tono minore, confonde cronaca e fiction con scelte di cast non sempre riuscite

Recensione di Ilaria Ravarino

Nel 1992 i rapporti tra Carlo e Diana sono ormai logorati: la battaglia fra i due si svolge a mezzo stampa, tra biografie autorizzate e interviste. Quella fatta da Diana al giornalista Marin Bashir della BBC, concessa dopo il famigerato scandalo del "tampongate", farà crollare definitivamente il matrimonio. Alla Regina Elisabetta II, "obsoleta" e troppo anziana per governare secondo i sondaggi, il compito di tenere unita la famiglia, nonostante i rancori della sorella Margareth e l'ambizione bruciante del figlio Carlo, sostenuta e alimentata dal Primo Ministro John Major.

A voler trovare un tema per la quinta stagione di The Crown - programmaticamente la più difficile, per contiguità alla morte della Regina Elisabetta II - sarebbe la disillusione, lo svelamento dell'incanto, la perdita dell'ingenuità. Il re è nudo, insomma. E la regina pure.

Innanzitutto, e lo annuncia per la prima volta la piattaforma con un breve disclaimer, tutto ciò che abbiamo visto, dal 2016 a oggi, era finzione. The Crown è «basata su fatti reali», ma pur sempre «drammatizzazione degli eventi». Apriti cielo. Perché anche se nei titoli di coda della serie si è sempre dichiarato il debito di The Crown con "The Audience", pièce "di fantasia" dello showrunner Peter Morgan, è pur vero che parte del magnetismo della regal storia lo si doveva a un adorabile misunderstanding: l'impressione di assistere, stagione dopo stagione, a una sorta di backstage della monarchia, di sbirciare dietro le quinte, di partecipare come insider allo spettacolo (dis)umano più esclusivo che c'è. Tutto finto, ci avverte ora Netflix - che a breve ospiterà anche il documentario del Principe Harry - stavamo scherzando.

La quinta stagione, del resto, non poteva più nascondere l'inganno: ciò che accade nei dieci episodi, ambientati tra il 1992 e il 1997, lo conosciamo già. È sul web, su YouTube, nella memoria collettiva. Il divorzio tra Carlo e Diana, l'ambizione repressa di lui, le trame con il primo ministro John Major per far abdicare Elisabetta, persino il "tampongate", la telefonata "cringe" che fece il giro del mondo tra Carlo e l'amante Camilla. Un gioco di sovrapposizione tra realtà documentabile (le interviste, le intercettazioni) e inserti di finzione (i momenti privati fra Diana e i figli, quelli fra lei e l'amante chirurgo), che gli inglesi hanno trovato ambiguo e discutibile. E che, aldilà di qualsiasi considerazione etica, rimanda lo spettatore a un genere diverso da quello storico: la soap opera. Più che insider siamo voyeur, e pure recidivi. Addio magia, addio ingenuità: anche quella dei personaggi.

La quinta stagione cambia il cast - è la terza muta - e ci offre un'altra coppia regale, la regina Imelda Staunton e il consorte Jonathan Pryce, con due Carlo e Diana nuovi di zecca, non più ragazzini ma adulti consapevoli della partita che stanno giocando. Inacidita e frivola lei (Elizabeth Debicki), outsider fra i privilegiati, divorato da un'ambizione bruciante lui, eterno pretendente al trono, la coppia malissimo assortita non fa un granché per rendersi simpatica - con il dolo di una scelta di casting, Dominic West nel ruolo di Carlo, poco credibile e forzata. Difficile empatizzare anche con la regina, sempre più relitto di sé stessa (la metafora con la nave Britannia, con cui si apre e chiude la stagione, è fin troppo scritta), con poche battute memorabili e una puntata, la sesta, dedicata al rapporto con Boris Yeltsin e i Romanov, che funge da zavorra ridondante in una stagione che avrebbe giovato di meno episodi dalla durata più breve.

Gli inglesi l'hanno stroncata con una severità eccessiva - pur complessivamente noiosa, la stagione mantiene dei guizzi: l'episodio dell'intervista di Diana con la BBC e i duetti con Al-Fayed - non riuscendo a perdonargli il pessimo tempismo. Troppo presto per raccontare il decadimento di una regina morta da appena due mesi, troppo tardi per suggerire la voglia di rinnovamento di un re, Carlo III, arrivato al trono a 73 anni. La disillusione più pesante è dunque quella del pubblico, che dal 2016 a oggi ha imparato a distinguere una bella confezione da un pacco vuoto: anche The Crown può sbagliare, dio salvi Peter Morgan nello scrivere la prossima, e ultima, stagione.

Una quarta stagione miracolosa, che aggira con classe il rischio agiografia e fa brillare un cast di interpreti sempre più in parte

Recensione di Ilaria Ravarino

Gli anni Ottanta di Margaret Thatcher e Lady Diana sono al centro della quarta stagione della serie, che prende le mosse dalle recrudescenze terroristiche dell'IRA a fine anni Settanta e attraversa il decennio successivo, il più difficile per la working class inglese stretta fra disoccupazione, svalutazione della sterlina e una lotta di classe tra le più dure e sofferte. Un decennio impegnativo anche per la Corona, soffocata dagli scandali, avversa alla politica tatcheriana e turbata dall'andamento ondivago del matrimonio tra Carlo e Diana, compromesso dall'onnipresenza della terza incomoda Camilla Parker-Bowles.

Una quarta stagione miracolosa, che aggira con classe il rischio soap opera confinando l'icona Diana sullo sfondo dell'Inghilterra tatcheriana.

Il segno tangibile del successo, la prova incontrovertibile della persistenza del talento dello showrunner Peter Morgan, arriva alla fine. Quando a premere il grilletto emotivo dello spettatore, dopo dieci puntate orchestrate in vista del gran finale, non è il drammatico sfascio del matrimonio della Principessa Triste - come sarebbe stato prevedibile in una qualsiasi soap opera seriale di medio livello - ma la composta disfatta della villain Lady di Ferro, una delle politiche più controverse della storia, nel momento dell'onorevole resa.

In questo arco di tempo - ascesa e caduta di Margaret Thatcher, sogno e incubo nuziale di Lady Diana: praticamente tutti gli anni Ottanta - si snoda la quarta stagione di The Crown, la più rischiosa per prossimità alla memoria storica dello spettatore, per l'inevitabile confronto con un'icona della cultura pop come Diana e per la sdrucciolevole materia della sua biografia, vergata pre e post mortem dall'inchiostro dei tabloid di tutto il mondo.

E però, va detto subito, questa non è "la stagione di Diana". O almeno non solo. La relazione tra la coppia reale - lui, Josh O'Connor, un Carlo sempre più perfetto; lei, Emma Corrin, la vera rivelazione - viene dosata nel corso degli episodi con moderazione, arrivando raramente a tematizzare: accade con la presentazione della fiaba nell'episodio tre (Come in una favola) e nel racconto del sogno che si spezza nell'episodio sei (Terra Nullius), per restare sullo sfondo, e riemergere con prepotenza, nel finale. È un racconto, quello di Morgan, che riesce a penetrare le pieghe più intime dei caratteri di Carlo e Diana, evitando l'agiografia pur concedendo alla Spencer lo status di parte lesa: donna resa infelice dal matrimonio ma non del tutto vittima, con un ego in cerca di un palco e una coscienza non esente dal calcolo, insensibile ai momenti di imbarazzo - al limite del cringe - inflitti al marito più vecchio di lei, dentro e fuori.

E se le schermaglie con Carlo testimoniano la grande sintonia fra la coppia di attori, l'unico duetto con Camilla Parker-Bowles (Emerald Fennell), nella terribile scena del pranzo, e il confronto finale con Filippo (l'ottimo Tobias Menzies), l'altro "estraneo" nella famiglia reale, sono i momenti che riassumono in un colpo solo il "tema" di Diana e della serie stessa: lo spasmodico bisogno di attenzione di un gruppo di individui costretti a girare intorno a un'unica persona, la regina, come pianeti intorno al sole.

Ieratica e maestosa nella sua performance, la regina di Olivia Colman ha tempi comici ormai perfetti (basti, su tutto, lo sguardo che riserva, tra orrore e sorpresa, a qualsiasi manifestazione di umanità), giocati in reazione alle tempestose passioni del mondo intorno a lei, che si agita all'arrembaggio di un posto al sole. Ora Filippo che contende al figlio Carlo l'attenzione di Dickie Mountbatten (Charles Dance), ora Carlo che cerca approvazione, per finire ogniqualvolta oscurato dalla scintillante Diana o dalla ragion di stato, ora la Principessa Margaret (Helena Bonham Carter) in crisi perché privata del suo ruolo, nell'episodio più debole della serie (Il principio ereditario).

Persino Thatcher, messa in scena da un'irriconoscibile Gillian Anderson, fin troppo imparruccata e mascherata (ma la parlata vale l'ascolto in lingua originale), è artefice consapevole di una rivincita nei confronti di un mondo maschile e maschilista: prendersi l'attenzione dei maschi è per la politica conservatrice una ragione di vita, anzi "l'unica vera passione". Una Thatcher che si prende con rabbia la leadership del mondo degli uomini, uomini per cui comunque spadella (il marito), si preoccupa (il figlio) e invade le Falkland (il partito), salvo poi perderla per il più banale dei motivi: il tradimento.

Ed è la sua Inghilterra, quella sopravvissuta a 11 anni di feroce thatcherismo, alla disoccupazione e agli scontri con i sindacati, all'IRA e all'evoluzione del Commonwealth, l'altra protagonista della quarta stagione di The Crown (vedi il quinto episodio, Fagan). Forse la migliore per colonna sonora (fra gli altri: The Clash, Depeche Mode, David Bowie), a tratti tentata dal fumettone, ma sempre magistralmente scritta e messa in scena - così come si deve al miglior prodotto che dal 2016 a oggi sia transitato sulla piattaforma Netflix.

Episodi: 10 (50 min.)

La stagione 3 prepara l'arrivo di Lady D. Gli episodi sono poco fluidi, ma il (nuovo) cast è da applausi

Recensione di Ilaria Ravarino

Ambientata tra il 1963 e il 1977, anno della celebrazione dei 25 anni dall'incoronazione, la terza stagione di The Crown segue una Regina Elisabetta più matura, alle prese con la svalutazione della sterlina e con le pene d'amore della sorella Margaret e del figlio Carlo, finito in un triangolo insieme alla bella Camilla Shand e il rampollo dei Parker-Bowles. Accanto a Elisabetta c'è sempre Filippo, apparentemente pacificato ma segretamente in crisi, mentre sulla poltrona del Primo Ministro siede il laburista Harold Wilson, con cui la Corona sembrerebbe non avere nulla da spartire.

Stagione di passaggio tra il pre e post Diana: l'andamento è meno fluido ma il cast è uno dei migliori visti in tv.

Si diceva - la stessa Olivia Colman, in una recente intervista, ha involontariamente contribuito al rumor - che The Crown fosse una serie, a suo modo, femminista. E che questa terza stagione, talmente indipendente dalle prime due da poter essere vista come un "a parte", fosse una celebrazione della Regina Elisabetta II come di una paladina delle donne ante litteram.

Invece, come diventa quasi subito evidente, se c'è qualcosa che questi nuovi dieci episodi aggiungono ai precedenti non è certo un approfondimento sull'autonomia femminile nell'Inghilterra tra gli anni Sessanta e Settanta, quanto uno sguardo interessato alla metà negletta del cielo: quella che a Buckingham Palace, in quei decenni, ha contato pochino..

Dall'Harold Wilson di Jason Watkins, figura maltrattata dalla storia cui lo showrunner Peter Morgan restituisce lucidità politica, passando per Louis Mountbatten, il Principe Filippo, Antony Armstrong e Carlo, quasi in ogni episodio troviamo un personaggio maschile la cui voce si stacca dal coro, per esibirsi - spesso - in uno struggente controcampo d'infelicità. Guadagna in spessore, rispetto alla versione precedente, il Principe Filippo del bravo Tobias Menzies, che all'asperità del carattere aggiunge qui l'inquietudine di una crisi di fede, coscienza e mezza età. .

Ma soprattutto ne trae vantaggio, fino a imporsi come protagonista degli ultimi episodi, il personaggio del Principe Carlo: amante infelice e figlio trascurato, impersonato dall'ottimo Josh O'Connor (il suo lavoro mimetico è impressionante), Carlo è condannato all'eterna attesa - della donna e della Corona - che lo rende l'antieroe ideale di questa stagione di passaggio. Cardine perfetto tra l'epoca che fu e quella che sarà, tra Elisabetta II e la sua più grande antagonista: Diana.

In attesa che la Principessa del popolo si manifesti nella quarta stagione, Morgan sistema il tavolo da gioco e apparecchia le carte per la partita finale, guidato più dalla visione d'insieme che dalla cura del dettaglio stagionale. La narrazione della terza serie si fa infatti più frammentata, senza una guida narrativa forte, e la stessa qualità degli episodi - sempre alta rispetto alla media - è disomogenea, con la prima parte "stretta" sulla Regina e i guai politici dell'Inghilterra, e la seconda aperta ai guai sentimentali della famiglia.

Ma se sul piano orizzontale la scrittura perde forse in potenza, a dare vigore anche agli episodi più deboli (tra cui il primo) restano la brillantezza dei dialoghi, la solidità dei personaggi, la riproduzione perfetta dell'epoca e un'armonia generale di stile che rende The Crown sempre riconoscibile e accogliente, stagione dopo stagione.

E se Olivia Colman, nella sua interpretazione di Elisabetta, riesce a eguagliare - se non oscurare - la performance precedente di Claire Foy, non deludono i più giovani O'Connor e Erin Doherty (la Principessa Anna), capaci di spiccare in un cast di altissimo livello pur avendo minor tempo scenico. Ha gioco facile, infine, Helena Bonham Carter, a stupire nei panni di una Margaret meno selvaggia e più dolente, pur sempre condannata a fare la scelta sbagliata: a lei il compito di movimentare i primi, più grigi episodi, e chiudere magistralmente l'ultimo chiamando, per sé e per il cast, gli applausi e le lacrime lungamente attesi.

Episodi: 10 (50 min.)

La stagione 2. La regina è tornata

Recensione di a cura della redazione

Dalla crisi del canale di Suez, che già incombeva al termine della prima stagione, i nuovi dieci episodi di The Crown proseguono nel raccontare la vita della regina Elizabeth II e della sua corte fino al 1963 e allo scandalo Profumo, che finì per travolgere il governo di Harold MacMillan, il terzo primo ministro del suo regno. In mezzo, come l'anno scorso, molti momenti che, seppur meno cruciali e drammatici, finiscono per dire a volte di più dei fatti storicamente molto noti.

C'è una linea narrativa che amo particolarmente in un episodio sul Duca di Windsor e le sue simpatie naziste. Billy Graham qui interpreta un affermato pastore evangelico americano ed Elizabeth cerca di approfondire la propria cristianità, riflettendo sul perdono, esattamente quando deve decidere se perdonare o meno lo zio per quello che ha fatto. Le due storie si intrecciano bene, è il miglior pezzo di scrittura di questa stagione. I film che ho scritto di cui sono più fiero sono proprio quelli che hanno a che fare con il perdono, è una cosa che sento profondamente, anche se non so perché.
Peter Morgan

Tra gli altri passaggi significativi spicca sicuramente l'incontro con John Fitzgerlad Kennedy, interpretato da Michael C. Hall, e con sua moglie Jackie, che tengono banco nell'episodio preferito da Claire Foy nonché uno dei due che quest'anno ha scelto di dirigere Stephen Daldry, il regista del pilot e supervisore dell'aspetto visivo della serie. Una puntata è poi dedicata a Lord Altrincham, che criticò la mancanza di modernità della regina e la invitò pubblicamente a cambiare, come stava del resto cambiando l'Inghilterra intera.

Le prime tre puntate della nuova stagione costituiscono poi una sorta di blocco tematico e affrontano la crisi matrimoniale tra Elizabeth e Philip, che lei stessa aveva incaricato di partire per un lungo viaggio nell'emisfero Sud del mondo, divenuto però per lui occasione per scappatelle extraconiugali. È proprio sul confronto tra Elizabeth e Philip, impossibilitati a divorziare come una coppia normale, che si apre la stagione, prima di riavvolgersi di sei mesi e raccontare la "crociera" di Philip e in parallelo la crisi di Suez.

Un'altra storyline di rilievo di questa seconda stagione riguarda ancora una volta Margaret, la sorella di Elizabeth, che già aveva sofferto per l'amore impossibile con il capitano Peter Townsend. Quest'anno conoscerà il carismatico fotografo Antony Armstrong-Jones, che flirta con la controcultura e soprattutto con la rivoluzione sessuale e non ha alcuna deferenza verso la Corona. Lo interpreta Matthew Goode, fattosi notare sul grande schermo per Watchmen, Stoker e The Imitation Game, mentre nei panni di Margaret ritroviamo Vanessa Kirby per cui Morgan ha solo parole di elogio: «Abbiamo sempre saputo che fosse una grande attrice, ma il suo talento quest'anno è esploso».

Un flashback permette di riportare brevemente in scena anche due glorie dell'annata precedente, Jared Harris e John Lithgow, e torna naturalmente Victoria Hamilton nei panni della Regina Madre. Così come si rivede Jeremy Northam in quelli di Anthony Eden, il primo ministro che si illude di poter risolvere la crisi del canale di Suez con una dimostrazione di forza. Anche Pip Torrens, che nel mentre è diventato il villain di Preacher, riprende il ruolo di Tommy Lascelles in alcuni episodi, mostrando lati sorprendenti del suo personaggio eppure a ben vedere del tutto coerenti con la sua rigidità militare.

Lo sceneggiatore inglese, che scrive tutti gli episodi della serie - solo occasionalmente insieme a qualche collaboratore, accreditato più che altro per le ricerche svolte - sogna di poter sceneggiare una lunga sparatoria come quella di Heat, senza parole dopo tanti dialoghi educati. The Crown però, pur se non ufficialmente confermata per le stagioni tre e quattro, sembra destinata a proseguire: è infatti già stata scelta l'attrice che sostituirà Claire Foy nei panni della regina, ossia Olivia Colman, amatissima dagli spettatori di Broadchurch e di The Night Manager.

Episodi: 10 (50 min.)

La stagione 1. Il destino di una regina

Recensione di a cura della redazione

Siamo nel 1947 e la Gran Bretagna si sta ancora riprendendo dalle devastazioni della Seconda guerra mondiale. Bisogna ancora ricostruire le strade e gli edifici dopo i bombardamenti aerei che hanno distrutto numerose città in tutto il Regno Unito. I beni di prima necessità vengono ancora razionati e le casse del governo sono pericolosamente vuote. Nonostante tutto questo, la nazione intera rimane momentaneamente incantata dalle nozze della giovane principessa Elisabetta con l'esuberante Philip Mountbatten.
Ecco come inizia The Crown, la serie originale Netflix che racconta i retroscena del regno di Elisabetta II, svelando gli intrighi personali, le relazioni romantiche e le rivalità politiche dietro agli eventi che hanno caratterizzato la seconda metà del XX secolo.

L'aspetto che ha reso così interessante scrivere la sceneggiatura non è stato questo o quell'evento storico, ma il fatto che si tratti di una famiglia all'interno della quale c'è la Corona. E la Corona è una bomba che sconvolge tutto.
Peter Morgan, autore

La Principessa Elisabetta si aspetta di trascorrere tanti anni di matrimonio felice prima di salire al trono. C'è quindi tutto il tempo per permettere al marito di percorre una sfolgorante carriera nella Marina e per consentire a lei di crescere i figli nello splendido isolamento di Malta. I suoi progetti di una vita semplice vengono però stravolti dalla morte improvvisa del padre, Re Giorgio VI. Così, a 25 anni, lei eredita la Corona e il suo terribile peso.

La serie vede Claire Foy (Wolf Hall) che affronta il duro compito di rappresentare la regina con tutto il peso della responsabilità della monarchia e Matt Smith (Doctor Who), nel ruolo di Filippo, Duca di Edimburgo, il quale per molti versi è agli antipodi rispetto alla moglie. Non vuole farsi intimidire dalla classe dirigente britannica e ha già le sue croci da portare, croci legate alla storia della sua famiglia. Filippo è emotivamente orfano fin da giovane e ciò che gli manca maggiormente è l'unità della famiglia, alla quale ha lavorato così tanto.

Margaret è una principessa, sia letteralmente sia metaforicamente, e viene portata sullo schermo da Vanessa Kirby (Un tram chiamato Desiderio). È la sorella più giovane e spensierata di Elisabetta. Margaret è una stella da palcoscenico nata, da sempre alla ricerca delle luci della ribalta. Il divario tra le due sorelle aumenta quando Elisabetta, in qualità di monarca, interviene per impedire a Margaret di sposare il colonnello Peter Townsend, braccio destro del padre e uomo divorziato, interpretato da Ben Miles (V per Vendetta).
Il padre di Elisabetta e di Margaret, Re Giorgio VI, noto anche come Albert e portato sullo schermo da Jared Harris (Mad Men), è un uomo stoico ma anche gentile e molto affabile. Re Giorgio VI non si è mai trovato a proprio agio con le pressioni derivanti dalla Corona. Tuttavia, proprio come la figlia, è guidato nel suo ruolo da sovrano da un senso del dovere verso il popolo.
Re Giorgio VI è a sua volta molto diverso dal fratello maggiore, il Duca di Windsor (noto anche come Re Edoardo VIII/David), impersonato da Alex Jennings (The Queen - La regina). Il Duca di Windsor era la pecora nera della famiglia e non è mai riuscito a superare la delusione e lo scandalo dopo la sua abdicazione.

La Regina madre Elisabetta, portata sullo schermo da Victoria Hamilton (Victoria & Albert), è di grande sostegno al marito mentre ricopre suo malgrado il ruolo di re. La Regina Madre, vedova a 51 anni, cerca di mantenere una posizione di potere e risolutezza. La Regina Mary, matrona della famiglia reale e impersonata da Eileen Atkins (Mansfield Park), rappresenta l'ultimo grande legame con l'era vittoriana. Era intelligente, risoluta, distante ma dedicata al dovere come ex monarca e consigliere della futura regina. Poi, naturalmente, c'è Winston Churchill, portato sullo schermo da John Lithgow (Una famiglia del terzo tipo). Churchill ritorna al potere a 78 anni e s'impegna nel ridefinire la propria immagine, da guerrafondaio a pacificatore. Quando, pochi mesi dopo la sua rielezione, vede una giovane regina accedere al trono, Churchill pensa che sia arrivata la sua occasione per dare un'impronta indelebile alla monarchia e alla nazione.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
martedì 5 febbraio 2019
only noize

La vita su Elisabetta II mi ha davvero coinvolto, il telefilm è fatto veramente bene e l'attrice Claire Foy è veramente brava. la storia della sua vita mi ha molto sorpresa e coinvolto, certi aspetti non li avrei mai immaginati come ad esempio il comportamento del marito il Principe Filippo (un vero stronzo) o della sorella la Principessa Margaret (eterna gelosa e insicura).

Frasi
In un mondo sempre più complesso, tutti abbiamo bisogno di certezze.
La principessa Elisabetta (Claire Foy)
dalla serie The Crown - a cura di EMILIA
NEWS
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martedì 5 dicembre 2023
 

Regia di Stephen Daldry, Philip Martin, Julian Jarrold. Una serie con Imelda Staunton. Olivia Colman, Tobias Menzies, Helena Bonham Carter, Gillian Anderson, Victoria Hamilton. Dal 14 dicembre su Netflix. Guarda il trailer »

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mercoledì 1 novembre 2023
 

Da A murder at the end of the world a Il migliore dei mondi e Suburræterna, ecco il calendario delle principali uscite sulle piattaforme digitali. Vai all’articolo »

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venerdì 27 ottobre 2023
 

Regia di Stephen Daldry, Philip Martin, Julian Jarrold. Una serie con Olivia Colman, Tobias Menzies, Helena Bonham Carter, Gillian Anderson, Victoria Hamilton. Dal 16 novembre la prima parte su Netflix. Guarda il trailer »

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mercoledì 11 ottobre 2023
 

L’ultima stagione di The Crown uscirà su Netflix divisa in due parti, il 16 novembre sarà resa disponibile la prima (episodi 1-4), mentre il 14 dicembre uscirà la seconda con gli ultimi 6 episodi. Vai all'articolo »

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giovedì 20 ottobre 2022
 

Regia di Stephen Daldry, Philip Martin, Julian Jarrold. Una serie con Imelda Staunton, Jonathan Pryce, Lesley Manville,  Dominic West, Elizabeth Debicki. Dal 9 novembre su Netflix. Guarda il trailer »

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mercoledì 14 ottobre 2020
 

Regia di Stephen Daldry, Philip Martin, Julian Jarrold. Una serie con Olivia Colman, Tobias Menzies, Helena Bonham Carter, Gillian Anderson, Victoria Hamilton. Dal 15 novembre su Netflix. Guarda il trailer »

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venerdì 2 ottobre 2020
 

La vita della regina Elizabeth II, dall'ascesa al trono fino allo scandalo Profumo del 1963, che finì per travolgere il governo di Harold MacMillan. Vai all'articolo »

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giovedì 20 agosto 2020
 

Per la Regina Elisabetta è arrivato il momento di trovare la sposa più adatta per suo figlio Carlo, l'erede al trono. Dal 15 novembre su Netflix. Guarda il trailer »

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lunedì 21 ottobre 2019
 

Una serie TV con Olivia Colman, Helena Bonham Carter, Gillian Anderson. Dal 17 Novembre su Netflix. Guarda il trailer »

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venerdì 20 settembre 2019
 

Regia di Stephen Daldry, Philip Martin, Julian Jarrold. Una serie TV con Olivia Colman, Tobias Menzies, Helena Bonham Carter, Gillian Anderson. Dal 17 novembre su Netflix.  Guarda il trailer »

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lunedì 4 dicembre 2017
Letizia Rogolino

"Questa serie mi ha dimostrato di essere capace di modificare la prospettiva delle persone sulle cose" ha dichiarato Claire Foy, riflettendo sul ruolo della Regina Elisabetta II che ha interpretato nella serie tv The Crown.

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giovedì 10 agosto 2017
 

Lasciata la regina a dover fare i conti con la crisi di Suez nel 1956, la seconda stagione della serie che racconta i retroscena del regno di Elisabetta II, ha inizio con i soldati di Sua Maestà impegnati a combattere una guerra illegale in Egitto e si [...]

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venerdì 4 novembre 2016
Lorenza Negri

Metà regina e metà... donna, moglie, madre, sorella. The Crown, biopic e period contemporaneo incentrato su Elisabetta II d'Inghilterra, sarà disponibile con i primi dieci episodi da oggi. Il Paese che a oggi ha sfornato i costume drama più memorabili [...]

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giovedì 27 ottobre 2016
Lorenza Negri

I retroscena di Buckingham Palace, i segreti, i drammi e le gioie accumulate nei sessant'anni di un regno lungo più di qualsiasi altro nella Storia dell'Inghilterra, quello di Elisabetta II. Grazie alla sceneggiatura del londinese Peter Morgan la monarca [...]

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miglior attrice secondaria serie tv
Golden Globes
2024
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miglior serie televisiva drammatica
Golden Globes
2017
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miglior attore in una serie televisiva drammatica
Golden Globes
2021
winner
miglior serie televisiva drammatica
Golden Globes
2021
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miglior attrice in una serie televisiva drammatica
Golden Globes
2017
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miglior attrice secondaria serie miniserie film tv
Golden Globes
2021
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miglior attrice in una serie televisiva drammatica
Golden Globes
2020
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miglior attrice in una serie televisiva drammatica
Golden Globes
2021
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miglior attrice in una serie televisiva drammatica
Satellite Awards
2021
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miglior serie televisiva drammatica
Critics Choice Award
2021
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miglior attrice secondaria serie tv drammatica
Critics Choice Award
2024
winner
miglior attrice secondaria serie tv drammatica
Critics Choice Award
2021
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miglior attore in una serie televisiva drammatica
Critics Choice Award
2021
winner
miglior attrice in una serie televisiva drammatica
Critics Choice Award
2021
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premio per il miglior cast serie tv drammatica
SAG Awards
2021
winner
premio per il miglior cast serie tv drammatica
SAG Awards
2020
winner
miglior attrice in una serie televisiva drammatica
SAG Awards
2017
winner
miglior attrice in una serie televisiva drammatica
SAG Awards
2021
winner
miglior attore in una serie televisiva drammatica
SAG Awards
2017
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miglior attrice in una serie televisiva drammatica
SAG Awards
2018
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miglior scenegg.ra serie televisiva drammatica
Writers Guild Awards
2021
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miglior serie tv ambientata nel passato
CDG Awards
2023
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miglior serie tv ambientata nel passato
CDG Awards
2018
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miglior poduttore di una serie tv drammatica
Producers Guild
2021
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programma televisivo dell'anno
AFI Awards
2017
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programma televisivo dell'anno
AFI Awards
2020
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programma televisivo dell'anno
AFI Awards
2021
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programma televisivo dell'anno
AFI Awards
2018
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