Sweet Tooth

Una stagione ambiziosa che passa dalla semplicità di un racconto on the road a un filone carcerario

Recensione di Andrea Fornasiero
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Catturato dagli Ultimi Uomini, insieme agli altri ragazzi ibridi che vivevano con Aimee Eden in uno zoo, Gus si ritrova costretto a collaborare con il dottor Singh, disperatamente alla ricerca di una cura per il virus, da cui la moglie è stata infettata. Singh a sua volta collabora suo malgrado con il generale Abbot degli Ultimi Uomini, che tiene prigioniera sua moglie. Gus naturalmente vorrebbe fuggire insieme agli altri ragazzi, ma il complesso in cui si trovano è pesantemente sorvegliato. Dall'esterno però anche Aimee e Jepper progettano di far scappare i ragazzi, mentre Becky, che faceva parte della Animal Army con il nome di Bear, decide autonomamente di infiltrarsi tra gli Ultimi Uomini per ritrovare Gus e consegnargli un messaggio di sua "madre" Birdie.

Una seconda stagione all'altezza della prima, ma pure piuttosto diversa e più ambiziosa. Seppur omogenea nel tono alla precedente, con la stessa fotografia dai colori caldi, la nuova annata di Sweet Tooth passa dalla semplicità di un racconto on the road a una sorta di filone carcerario.

Tratta dal fumetto omonimo di Jeff Lemire e adattata per lo schermo con non poche libertà da Jim Mickle, Sweet Tooth prosegue un racconto post-apocalittico e fiabesco al tempo stesso. Il che non significa che sia poi molto edulcorato: come nelle fiabe possono accadere cose orribili e se il villain, ossia il generale Abbott, è un dittatore spesso sopra le righe e dunque quasi buffo, è anche decisamente sadico e brutale. Tra l'altro l'attore che lo interpreta, il sudafricano Neil Sandilands, quando si toglie gli occhiali ha qualcosa di Bryan Cranston e risulta sorprendentemente intenso. Allo stesso modo la carineria dei ragazzi ibridi non li risparmia dalla violenza dei carcerieri.

I personaggi della serie sono quasi tutti facilmente divisibili tra buoni e cattivi, nonostante un passato cupo e tormentato come quello di Big Man - che ha il volto e soprattutto il corpo fuori scala di Nonso Anozie - ma uno di loro fa eccezione: l'ambiguo dottor Singh. Da una parte vorrebbe essere amico degli ibridi ma dall'altra li uccide per estrarre materiali biologici dai quali cerca di ricavare una cura, in primo luogo per sua moglie. L'altra figura che acquisisce spessore nel corso degli episodi è Johnny, il braccio destro di Abbott, ruolo che vive in con crescente conflittualità. La serie presenta inoltre nuovi leader intorno alla comunità di Abbott e tra questi spicca la signora Zhang, matriarca cinese e texana dal pragmatismo privo di qualsiasi scrupolo, destinata ad assumere il ruolo di antagonista nella terza stagione.

Se questa buona annata ha un problema è nel ritmo dei primi episodi, che dispongono lentamente le pedine per i tentativi incrociati di fuga. Gli eventi insomma ingranano solo successivamente mentre all'inizio Sweet Tooth richiede un po' di pazienza. Il motivo di questa lentezza è nel numero di trame inizialmente parallele, che sono ben quattro: da una parte ci sono Jepp e Aimee, dall'altra Gus e gli ibridi, inoltre alla base di Abbott si trovano anche il dottore e sua moglie e infine c'è il piano di Becky, che conosce anche un nuovo personaggio strada facendo. Ci sono inoltre i flashback che rivelano nuove cose su Birdie, interpretata da Amy Seimetz e finora ridotta più o meno a un cameo, ma destinata a un ruolo più corposo nella prossima stagione. Quando i quattro filoni narrativi principali iniziano a convergere la serie torna a farsi incalzante, e ripaga la pazienza con scene anche piuttosto spettacolari.

Si è fatta attendere quasi due anni, questa seconda stagione di Sweet Tooth, ma l'attesa ha un lato positivo: considerato quanto sono centrali i discorsi sul virus, la ricerca di una cura, le nuove ondate letali e le maschere per la profilassi, è un bene che arrivi adesso a relativa distanza dal Covid.

Non è ancora ufficiale un rinnovo per la terza stagione, ma la serie sembra darlo per scontato con un finale proiettato verso l'ultimo atto della storia, evocato a piene lettere anche dalla voce narrante - che in lingua originale è una delle delizie di Sweet Tooth, perché interpretata dal mitico James Brolin. L'ultimo episodio purtroppo non è il più riuscito, perché semplifica il confronto finale limitandolo a pochi avversari e condensando gli eventi, soprattutto per quel che riguarda la Animal Army. Un'accelerazione che sembra un po' squilibrata, rispetto al ritmo delle prime puntate. Per fortuna non mancano alcune scelte narrative forti e il finale trova così una sua forza di impatto.

Combattere contro gli individui infetti

Recensione di a cura della redazione